“Ogni fumetto viene creato per uno scopo preciso. Sii fedele alla tua natura e non sbaglierai.”
Questa regola aurea della narrativa seriale, enunciata nella metafumettistica saga “Yellow” di Leo Ortolani per Rat-Man, è tanto fondamentale nella sua semplicità quanto complessa nella sua applicazione pratica. Come si interpreta quel “sii fedele alla tua natura”? E dove si pone la linea di confine quando una pubblicazione va avanti da decenni? Le frange più conservatrici e più progressiste dei lettori si “scontrano” regolarmente quanto alle caratteristiche dei personaggi principali, alla loro rappresentazione grafica, ai temi delle storie e al modo di raccontarle.
Gli uni accusano gli altri di essere rimasti fermi nel passato, mentre i lettori più conservatori vorrebbero rivolgere una precisa domanda a quegli autori che si approcciano alle creazioni letterarie altrui proponendo, in omaggio ai tempi mutati, variazioni molto incisive su protagonisti, ambientazioni e tematiche: “Ma perché non scrivete un personaggio vostro invece di andare a stravolgere quello di qualcun altro?”
Marcello Toninelli, che per un decennio fu il principale autore di Zagor dopo l’abbandono del suo creatore Guido Nolitta, aveva già accennato ad una particolare storia mai andata in produzione. Gli lasciamo la parola per spiegare i motivi che ne provocarono la bocciatura (dal suo libro di memorie “Zagor 1982-1993: un senese a Darkwood”, Cartoon Club Editore):
“La decisione di interrompere la collaborazione maturò abbastanza in fretta. Presentai un progetto di “sdoppiamento” della serie […] che se attuato mi avrebbe permesso di scrivere uno Zagor più mio, ma ben sapendo che sarebbe stata una lettera di dimissioni. E intanto, in segno di sfida forse un po’ infantile, scrissi la mia ultima storia, ‘I Crociati’, con metodo narrativo e montaggio delle tavole alla Frank Miller, sicuro che non sarebbe mai stata pubblicata. Anche se mi fu regolarmente pagata. In quest’avventura mi tolsi lo sfizio di far finalmente fare l’amore a Cico con una avvenente e innamoratissima giovane indiana.”
Per riproporre a trent’anni di distanza “I Crociati”, Toninelli ha trasformato quella vecchia sceneggiatura in un romanzo autoprodotto (Edizioni Foxtrot), con l’aggiunta di una ventina di tavole disegnate (che si sostituiscono alla prosa per mandare avanti il racconto) per mostrare alcuni esempi del montaggio che era stato proposto. Soprattutto, per ovvi motivi di copyright, l’autore ha cambiato nome e caratteristiche dei due eroi protagonisti, ma negli stessi è fin troppo facile riconoscere le dinamiche che contraddistinguono una certa coppia.
Zagor diventa così l’atletico Kannak, un guerriero bianco cresciuto tra gli algonchini e che si batte per appianare le divergenze tra pellerossa e visi pallidi. Armato di mazza spaccacrani e con il corpo dipinto di nero e rosso, l’aspetto di Kannak proviene dal simpatico progetto “Otto personaggi in cerca di editore” che l’autore e Stefano Casini, prima dell’approdo in Bonelli, concepirono ai tempi della rivista “Fox Trot!” (come rivelato da Toninelli sul suo blog). I lettori più attenti possono scorgervi anche elementi di quel Banack che l’autore senese introdusse su Zagor come primo compagno d’avventura del nostro eroe quando ancora non era arrivato Cico e che lo stesso Toninelli rilanciò con la breve “Il mio nome è Banack”, il suo ritorno una tantum dalle parti di Darkwood nel 2017. Cico diventa invece, con un simpatico “contrappasso” fisico, lo smilzo Corcoran “Corky” MacDara, un trapper irlandese generoso, allegro e divertente.
Trama, descrizioni e dialoghi di “Kannak / I Crociati” ripercorrono, per ammissione dell’autore sui suoi spazi pubblici, quelli della storia originariamente concepita (eccetto qualche adattamento per i due protagonisti), per cui viene naturale leggere il romanzo immaginando Zagor e Cico al posto di Kannak e Corky. Lo “Zagor” di Toninelli è sempre quello un po’ imbolsito che prende botte in testa che gli fanno perdere i sensi e, per lunghi tratti, il suo ruolo non è neppure determinante per gli eventi, venendo scavalcato da un “Cico” eroico e decisivo come il pancione (presenza inconcepibile per i lettori occasionali che non riescono ad appassionarsi alle gesta dello Spirito con la Scure) sa e deve essere, anche se con i tipici momenti maldestri.
Il romanzo narra dell’incontro di Kannak e Corky con Mogalee – squaw in fuga – e del successivo scontro con una comunità di Crociati vissuta per secoli nel totale isolamento in una zona sperduta: trattasi dei discendenti di alcuni cavalieri giunti nel Nuovo Mondo prima di Colombo a causa di una tempesta che li spinse fuori rotta, i quali vivono nella fortezza di Nova Jerusalem e sono retti da un tiranno alle prese con un ampio numero di oppositori.
Avventura e (buon) intrattenimento allo stato puro, con numerosi colpi di scena, porteranno alla caduta del despota, alla fine dell’isolamento e alla pacifica convivenza con i pellerossa in precedenza schiavizzati.
L’idea sottostante la mai pubblicata “I Crociati” era pertanto un super classico dello Spirito con la Scure, a cui hanno fatto ricorso agli albori della serie non solo Guido Nolitta (basterà menzionare i vichinghi di Guthrum) ma anche Gian Luigi Bonelli (“Il popolo nella palude”) e Cesare Meloncelli (“La città nascosta”). Lo stesso Toninelli vi aveva già attinto (si pensi a “La Città sopra il mondo”) e la tradizione si è rinnovata anche dopo il suo abbandono (un buon esempio è “La città nella palude” di Moreno Burattini).
“I Crociati” venne presumibilmente bocciata a causa del montaggio “iconoclasta” delle tavole, ma probabilmente qualche mal di pancia fu provocato anche da un paio di “libertà narrative” riguardanti entrambi i protagonisti. “Zagor” per buona parte del romanzo è infatti ridotto ad uno stato selvaggio a causa di una pozione, una situazione effettivamente “disturbante” (lo leggiamo, e anche “vediamo”, sbranare a morsi animali appena catturati).
Come anticipato dallo stesso Toninelli nelle sue memorie, nel finale abbiamo poi la “prima volta” di “Cico” (del tutto inconsapevole di essere l’oggetto del desiderio di Mogalee al posto del più aitante “Zagor”), un tema all’epoca ancora tabù per eroi seriali classici come loro, concepiti essenzialmente “asessuati” per esigenze narrative. La sequenza in oggetto, narrata anche in una delle tavole, è pudica e delicata, limitandosi a suggerire quello che succederà con appena un passettino in più rispetto al bacio sotto la luna di Zagor con Frida. A questo proposito, in appendice al romanzo è contenuta la scansione delle ultime tre tavole della sceneggiatura originale, in cui (inevitabilmente, a differenza del romanzo) il “vero” Cico e la sua amata Mogalee vanno ciascuno per la propria strada: ebbene, il pancione si comporta in modo più maturo rispetto a Zagor con Frida (che preferì scapparsene alla chetichella).
“Kannak / I Crociati” è una lettura interessante, sicuramente dal sapore vintage ma all’insegna di una purezza di (incisiva) evasione che è andata perduta con l’evoluzione dei registri narrativi che oggi (dicono gli esperti di marketing) il mercato premierebbe di più: ritmi agili, drammi psicologici, trame orizzontali, richiami all’attualità, sottotesti o altri messaggi nascosti da interpretare, e via dicendo.
Toninelli, nel suo tormentato rapporto con i paletti della casa editrice, ebbe la sfortuna di essere in anticipo sui tempi nel suo voler proporre uno Zagor “altro”, perché è facile osservare che agli autori dei decenni successivi sia stata concessa maggiore libertà. Ci si è spinti molto più in là sia nell’ambito sentimentale di Zagor e Cico (abbiamo visto il primo “consumare” esplicitamente rapporti, anche soltanto per assecondare una donna sorvegliata, e il secondo sposato e con prole ai tempi del giovane Tex) sia per le trame (se l’incontro con Tex non dovesse sembrare già abbastanza, si pensi alle origini di Zagor rinarrate e ampliate o al suo team-up con il supereroe Flash), aspetti sui quali non ci sentiremmo di scommettere quanto a quel “sii fedele alla tua natura e non sbaglierai” citato in apertura. Persino sull’aspetto delle tavole ci sono state novità, principalmente in storie fuoriserie, ma di recente anche sulla serie regolare (Zagor n.708, luglio 2024) è apparsa una storia breve nella cui impaginazione non c’è praticamente traccia della “gabbia”.
In conclusione, questo romanzo-fumetto “Kannak / I Crociati” è probabilmente un’operazione che si rivolge più ai lettori di Zagor curiosi di scoprire una storia bocciata in un’epoca molto differente da quella attuale che ad un nuovo pubblico, ma permette di dare una risposta alla domanda presentata all’inizio dell’articolo: “Ma perché non scrivete un personaggio vostro invece di andare a stravolgere quello di qualcun altro?”
Ed è: “Ecco, finalmente qualcuno l’ha fatto con onestà e coraggio, creando con le proprie idee qualcosa magari differente dal proposito iniziale, ma completamente suo”.