La Strega

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Oblomov ristampa, in un’edizione riveduta e completa, l’opera più celebre (e complessa) di Anna Brandoli e Renato Queirolo: La Strega.

Lo fa in parallelo sulla rivista Linus e in libreria in un volume brussorato che raccoglie i quattro capitoli pubblicati su Alter Linus tra il 1978 ed il 1979.

Piccola precisazione: contrariamente a quanto segnalato sul sito ufficiale della Oblomov (e poi pedissequamente riportato sui maggiori siti di fumetti italiani), le vicende narrate non hanno luogo alla fine del 1400 ma alla fine del 1200. Potrà sembrare un errore veniale ma in realtà la confusione è più profonda, perché l’opera ambientata alla fine del 1400 è un altro fumetto, non questo.

Se La Strega è infatti ambientata nel 1270 e racconta la fuga di Samodraz dal suo villaggio tartaro fino alle peripezie a Bisanzio, l’opera citata in prefazione è invece Rebecca. Anna Brandoli infatti, nonostante Oreste del Buono chiedesse un prosieguo delle avventure di Samodraz, rifiuta e – sempre in coppia con Renato Queirolo – preferisce raccontare di nuove avventure ambientate nel 1470 con una nuova protagonista, Rebecca appunto: una zingara sicuramente affine per carattere e peculiarità a Samodraz, le cui avventure saranno ambientate a Milano e verranno pubblicate su Orient Express dal 1983 fino al 1987.

A prescindere da questo abbaglio, La Strega è sul serio una piccola perla.

E lo è in primis per i disegni di Anna Brandoli, descritti alla perfezione da Oreste del Buono che scrive: <<all’inizio, in uno svariare tra Cisari e Breccia padre e figlio, ma forse più figlio, tra incisione e illustrazione, e, poi, conquistando sempre più autonomia, autorevolezza, autoritarietà con la progressiva ferocia del nero avventato sul bianco non per decorare, ma per nuocere>>. Possiamo aggiungere delle influenze di Toppi, Pratt e Muñoz, ma poco altro, perché nella citazione di cui sopra vi è già a sufficienza per comprendere la forza espressiva del tratto dell’artista.

Forse un passo indietro, ma pur sempre lodevole, il lavoro ai testi di Renato Queirolo che pensa e scrive un’opera matura con molteplici livelli di lettura. C’è l’avventura, ci sono i risvolti e gli scenari storici e c’è la rappresentazione delle soppraffazioni contemporanee.

Quest’opera è infatti scampata indenne al passare del tempo: la sua godibilità è rimasta immutata. I parallelismi socio-politici con la Bisanzio del 1270 e l’Italia del 1970 sono – ahinoi! – ancora attuali. Tra lo squallore politico, i giochi di potere, i pregiudizi e i complotti si muove la figura di Samodraz, emblema di una femminilità che anela un’indipendenza tutta da conquistare.

Un’opera complessa ed affascinante, quindi, con un personaggio femminile avvincente che sfiora – senza mai palesare eccessivamente – tematiche quali il femminismo, la liberalizzazione sessuale, l’autoritarismo, la superstizione e l’ignoranza. Il tutto con un tratto intenso e micidiale.

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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