Dylan Dog n.452
“Un tranquillo venerdì di paura”

La recensione del Dylan Dog di Gigi Simeoni e Bruno Brindisi

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5/10

Gigi Simeoni torna a scrivere Dylan Dog ed abbandona le tematiche “lovecraftiane” per cimentarsi, coadiuvato ai disegni da Bruno Brindisi, nella versione dylandoghiana del classico giallo “Arsenico e vecchi merletti” di Joseph Kesselring. L’opera di Joseph Kesselring è invero solo il punto di partenza (o di arrivo) per questo albo che, da buon giallo, mischia le carte sin dalla copertina.

Non solo, ma andiamo con ordine con qualche piccolo spoiler.
La copertina, tra titolo e signora Trelkovski raffigurata in un letto d’ospedale, preannuncia un tipo di storia che l’editoriale di Barbara Baraldi ignora, spostando invece l’attenzione sul tipico humour inglese riuscendo a tirare in ballo persino il film “Shaun of the Death” che, a conti fatti, poco o nulla ha a che vedere con la sceneggiatura di Gigi Simeoni. Non è la prima volta che l’editoriale viaggia su binari completamente opposti rispetto alla storia dell’albo ma, questa volta, complice cover e titolo, più delle precedenti contribuisce allo straniamento del lettore che invece si ritrova fra le mani, come anticipato sopra, un classico giallo che, almeno nella prima parte, viene impallato da uno straripante ed incontenibile Groucho.

Nonostante il ritmo della narrazione e le serratissime battute del trio Dylan / Groucho / zia Therese, la prima parte dell’albo scorre a fatica con una vana ricerca diegetica dello stile caro al melodramma / pièces teatrali a cui vuole fare riferimento. Lo stesso stile di Bruno Brindisi, che per l’occasione rispolvera la mezzatinta retinata per richiamare l’effetto “Craftint”, se in questa prima parte funziona e collima perfettamente con le intenzioni di Simeoni, nella seconda parte finisce per divenire proteiforme o superfluo, pur conservando, sempre, un’eccezionale resa di ambienti e personaggi. Il risultato quindi, almeno per la prima metà dell’albo, fra dialoghi, situazioni, personaggi e battute di Groucho, finisce per risultare troppo prolisso ed eccessivo pur non concedendo in cambio vitalità e interesse.

Nella seconda parte invece, con la messa in scena dell’indagine e con l’aggressione (gratuita e pretestuosa) della signora Trelkovski la vicenda comincia a prendere un po’ di velocità. Il tutto scorre abbastanza bene, per quanto prevedibile, e Dylan fa il suo con determinazione nonostante qualche intuizione ad hoc di troppo.

Eppure, nonostante i twist e i controtwist, sarà per l’abusato canovaccio di partenza, sarà per una costruzione non sempre avvincente degli avvenimenti, alla fine l’albo rimane sostanzialmente innocuo: scorre (talvolta anche a fatica) e passa via. Se non fosse per la vicenda (gratuita e pretestuosa) della signora Trelkovski il tutto sarebbe stato (e probabilmente lo sarà comunque) facilmente dimenticabile a fine lettura, nonostante l’ottimo lavoro di costruzione della vicenda messo su da Gigi Simeoni e gli ottimi disegni di Bruno Brindisi.

Premio al ripescaggio della linea narrativa cancellata va al ritorno del personaggio di Maggie che lo stesso Simeoni aveva presentato nel Dylan Dog n.368 “Il passo dell’Angelo”. Quell’avventura faceva infatti parte dell’universo recchioniano cancellato con un colpo di spugna.

VOTO
0

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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