Provo a scrivere questo articolo, consapevole del fatto che non sarà compiuto, che lascerà una strada aperta per chiunque volesse approfondire e continuare a scrivere dell’argomento in questione.
Mi spiego meglio… Questo non è altro che un pensiero ad alta voce, messo nero su bianco proprio per cercare di delineare un concetto o un’idea che possano portare il lettore a interagire con l’arte del fumetto, inteso come spunto concettuale, teorico – non pratico.
Per farlo, parto da una riflessione esposta da un grande fumettista statunitense, Chris Ware, che – in occasione della sua mostra al PAFF di Pordenone – ha rilasciato un’intervista su Wonderland, un programma Rai (potete vederne la puntata su Rai Play).
Ware, parlando del fumetto e del suo percorso professionale, spiega come – all’inizio della carriera – il suo intento fosse quello di fare il pittore, strada che poi abbandonò per arrivare al mondo della nona arte.
Ad un certo punto, durante l’intervista, l’autore afferma: […] I fumetti sono un’arte di riproduzione, non di disegno. Si leggono in una versione riprodotta in molte copie…
Ecco… questa frase mi è rimasta in mente per un po’, tanto da stimolarmi diverse riflessioni, tanto da portarmi a scrivere queste parole perché, seppur semplice e di un’ovvietà pazzesca, la sua analisi non fa una piega.
In effetti noi leggiamo delle opere a fumetti che sono “piccole” rispetto al loro formato di origine.
Avete mai pensato a questa cosa? Avete mai pensato che il fumettista lavora su tavole grandi e poi se le vede ridotte? Tanto che in molti casi alcuni dettagli di una vignetta sono così piccoli da non essere compresi bene? (Senza parlare della qualità della carta che quasi sempre non è come quella scelta dall’autore).
Non è il caso dei fumetti di Ware, dove l’impatto visivo – soprattutto se visti dal vivo – rimanda più a delle infografiche che a dei disegni, come afferma lo stesso autore. Un lavoro pulito, netto, dove anche nelle piccole vignette si riesce a leggere il disegno, la narrazione e tutto ciò che l’autore ci inserisce. Un lavoro metodico che ha portato il fumettista a diventare un importante motore di cambiamento nell’ambito della nona arte.
Ripenso inoltre a un articolo scritto da Pierfilippo Dioniso dal titolo Capire Chris Ware, pubblicato sul nostro Magazine, in cui scrive […] perché questo autore rappresenta l’evoluzione e la rivoluzione del fumetto. E io mi accodo a queste parole che sintetizzano l’essenza di un grande fumettista, oltre che consigliarvi di leggere l’articolo in questione, anche per avere uno sguardo più dettagliato sulla sua produzione.


Quando invece leggiamo dei fumetti di grandissime dimensioni, come ad esempio Topolino presenta La Strada. Omaggio a Federico Fellini (dimensioni 29×38 cm, a colori), ma anche diversi altri, troviamo la piacevolezza di immergerci in tavole del formato degli “originali”, che ci restituiscono una dimensione tutta diversa dal fumetto riprodotto in formato “piccolo”.
Naturalmente parliamo sempre di stampe riprodotte. Sfogliare tavole grandi, quindi, dà la possibilità di entrare all’interno dell’opera e navigare con gli occhi e la mente in cerca di quei dettagli che sono ben visibili. Tutto diventa più sublime.
Una tavola di fumetto può essere un quadro? Può essere attaccata al muro come un dipinto? Tutte domande lecite, tutte domande che potrebbero avere delle risposte, ma porle qui mi rende più libero. Mi rende partecipe di una comunità di lettori a cui poter affidare i miei dubbi, le mie domande consuete, parafrasando Guccini.
Non ho mai pensato al fumetto come ad “un’arte della riproduzione”, mai!
Quando penso alla riproducibilità nel campo artistico, mi vengono in mente molte altre situazioni. Per farvi un esempio, la Pop Art è stato un “movimento” di riproduzione assurda, dove alla base del metodo artistico c’era proprio l’idea serigrafica, di riproducibilità.
E in questo Andy Warhol è stato un pioniere.
Ed è giusto pensare anche al fumetto come un’arte di riproduzione, perché adesso mi è tutto più chiaro, metto meglio a fuoco anche il concetto espresso da Walter Benjamin nel suo ormai famoso saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica.
Ma la cosa che più mi balena in testa, dopo centinaia e centinaia di fumetti letti (non è un’iperbole!) è che non mi sia mai venuto in mente questo metodo che, tra l’altro, si usa da decenni per fare fumetti.
Sia chiaro, so bene come si struttura la produzione di un’opera a fumetti.
Il mio interesse ora, è sul concetto di cui Ware ha lanciato una sorta di provocazione. Nel suo processo palese, ma non così ovvio (almeno per il sottoscritto), il concetto di base dell’arte dal ‘900 in poi si basa gran parte sulla riproducibilità tecnica.
Pensiamo per un attimo ad un fumetto che viene realizzato per una sola persona, “per singolo spettatore” come vengono definite alcune esperienze espositive nell’arte contemporanea: una sola copia, con tavole originali e rilegate. La sola riproducibilità che esso può avere è esclusivamente attraverso il “prestito” a qualcuno che ne legge la storia e poi la riporta al legittimo proprietario.
Sì! Quello è un metodo di non-riproduzione.
È chiaro che, così facendo, tutto il settore fumettistico non esisterebbe, per una serie di motivazioni che ben conosciamo.
Ma riflettendoci per pochi minuti, nei meandri della nostra mente – da soli – diventa qualcosa di bello, oserei dire quasi utopico.
Su questo tema potremmo parlare per ore, disturbando luminari e facendo esempi anche con altre esperienze artistiche. Ma il mio intento non è quello, seppur sento quel senso di bellezza al solo pensarci!
Il fumetto oggi vive bene, il suo mercato è fiorito e davanti a sé ha una strada che nel bene o nel male è dritta e cosparsa di opere.
Non sono io a dirlo, ma le indagini di mercato, e riporto questa informazione con un pizzico di enfasi in più. Tutto qui.
Perché se con i fumetti possiamo viaggiare per mondi inesplorati, con la scrittura possiamo essere i supereroi di mondi infiniti.
Questo articolo nasce sia per dare voce a quei pensieri, sia per rilanciare una riflessione / provocazione ai lettori.