Molti dei fumetti di cui ho parlato (e parlerò) in questa rubrica li ho sfogliati e amati negli anni ’70, ma li scambiavo continuamente con altri, come racconto spesso; oppure, anche quando li collezionavo, finivo per rivenderli e acquistarne altri… per poi procurarmeli di nuovo negli anni successivi (a partire da Zagor, che avevo mollato dopo il numero 200).
Questo cofanetto curato da Mario Gentilini, che raccoglie tre distinti albi degli Oscar Mondadori, lo possiedo invece da una cinquantina d’anni e mi ha seguìto per tutta la mia vita (insieme a un altro cofanetto simile, dedicato a Paperino): perché me ne innamorai subito, tanto era diverso il Topolino che agiva in quelle pagine da quello che – tranne rare occasioni – quasi “detestavo” sulle pagine del settimanale omonimo, troppo perfettino per i miei gusti. Ed era inevitabile che fosse diverso, visto che si trattava delle prime storie di Mickey in assoluto.
Il Topolino che vediamo in azione è un personaggio ruspante, perennemente trascinato dai suoi autori – Walt Disney, Ub Iwerks e, soprattutto, Floyd Gottfredson – in una “sarabanda anarcoide di gag e sketch”, come ricordava il nostro Vincenzo Oliva nella sua analisi di Topolino nella valle infernale, seconda storia ad essere pubblicata dopo quella d’esordio (Topolino nell’isola misteriosa).
Certo, con il senno di poi la versione in bianco e nero (tranne le 16 pagine centrali di ogni albo) proposta in questi Oscar non è eccezionale, con le vignette parzialmente rimontate e qualche inesattezza nelle presentazioni: ma era – ed è – difficile resistere al fascino sprigionato da queste storie, poi ritrovato nel meritorio collaterale dedicato all’opera omnia di Gottfredson.
Ho riso ogni volta che rileggevo le avventure di Topolino contro Gambadilegno, Felice il bel gagà o il gatto Nip… E che dire di Sgozza, che lo aiuta contro Spaccafuoco? Quanti ricordi…
Il collaterale sull’opera omnia di Gottfredson
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