Detective Abbeyard

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Come spiegavo nell’articolo precedente di questa rubrica, alla fine del secondo millennio dovetti fronteggiare una serie di cambiamenti in rapida successione che si ripercossero, tra l’altro, sul tempo libero da dedicare alla lettura… smisi così di acquistare e leggere i settimanali targati Eura, mentre invece continuai a seguire saltuariamente le collane di ristampe (in particolar modo, Euracomix Tuttocolore e I giganti dell’avventura).

Proprio nei Giganti scoprii, nel 2009, una serie di cui non avevo mai sentito parlare: Detective Abbeyard. Sfogliai l’albo (il n° 74 della collana) e, vedendo i disegni di Vogt abbinati a una trama grottesca e divertente, mi venne da pensare che Viviana Centol fosse l’ennesimo pseudonimo di Robin Wood (anche se, a dir la verità, mi sembrava che la Leyenda non avesse mai utilizzato nomi femminili), tanto le vicende sembravano simili a quelle di Pepe Sanchez, per quanto trasposte nella Londra Vittoriana…
Come scoprii in séguito, Viviana Centol era una sceneggiatrice in carne e ossa e non Wood sotto mentite spoglie, tanto è vero che Lanciostory e Skorpio avevano ospitato altri suoi fumetti – tra cui Specie in via di estinzione, disegnata da Garcia Seijas e pubblicata a sua volta nei Giganti (albi 38 e 40, da me “saltati” a suo tempo).

Torniamo al detective Archibald Abbeyard, il cui cognome viene continuamente storpiato dai suoi superiori: è uno stralunato e goffo archivista di Scotland Yard, vessato dalla moglie, che scopre – suo malgrado – di poter interagire con il fantasma di Belle, una prostituta che frequentava e che è stata uccisa da un misterioso assassino. È l’inizio di una rutilante commedia degli equivoci, con battute fulminanti e situazioni spassose perfettamente rese da Vogt, che dimostra una volta di più la sua versatilità grazie ad un tratto umoristico già sfoggiato in passato per Wood (in Pepe Sanchez, come dicevamo, ma anche in Lei e io), ben diverso da quello realistico utilizzato ad esempio in Mojado. Naturalmente, vista l’ambientazione e l’uccisione di prostitute, è facile immaginarsi che si finirà a parlare di Jack lo Squartatore, ma l’autrice riesce a depistare continuamente il lettore fino all’epilogo.

Nella seconda avventura, i fantasmi con cui Abbeyard interagisce aumentano in modo esponenziale, durante le indagini condotte con il suo ex capo Burns – insieme al quale ha aperto un’agenzia di investigazioni private – per trovare l’assassino di una falsa veggente, di cui sono sospettati da Ferguson (l’ex superiore diretto di Abbeyard) che, già dall’abbigliamento, strizza l’occhio ad un altro investigatore londinese… La storia terminerà poi nell’altro volume dedicato a questa serie, il n° 77 (l’ultimo albo pubblicato nella collana, che si interrompe al momento del passaggio della gerenza da Eura Editoriale a Editoriale Aurea), che contiene anche la terza e ultima avventura di Abbeyard – stavolta ambientata in Egitto – in cui le particolari “doti” di Abbeyard vengono messe in disparte ad esclusione del prologo e del finale. Una scelta tutto sommato azzeccata, a favore di un umorismo sempre più sfrenato: nella seconda storia, infatti, il proliferare di fantasmi e la poca chiarezza delle modalità con cui potevano interagire con gli esseri umani generavano qualche passaggio un po’ macchinoso.

Tirando le somme, una piacevole scoperta che mi ha indotto a recuperare – oltre a Specie in via di estinzione di cui parlavo all’inizio – altre serie apparse nei Giganti, che avevo tralasciato a favore di personaggi che già conoscevo (soprattutto quelli di Wood, of course). Ne parlerò prossimamente in questa rubrica.

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