Continua, dopo il primo episodio dello scorso mese, la trilogia di albi dedicati alle influenze dell’A.I. sulla nostra vita. Alla base di questo “secondo capitolo” c’è un soggetto che, prima di affrontare l’argomento tecnologico, parte attingendo a piene mani da varie tematiche classiche dell’horror di fine anni ’90: si comincia cosi da Ring di Hideo Nakata (già romanzo di Kōji Suzuki) e The Call di Takashi Miike, ma ci si sposta quasi subito su altri lidi quali, ad esempio, Cyberbully e 13 Reasons Why. La commistione di generi e riferimenti permette così a Barbara Baraldi di esplorare l’influenza delle A.I., della tecnologia e dei social sulla nostra società pur senza rinunciare al suo progetto di revival horror.
A dare corpo e sostanza a questa sua ambiziosa idea vi sono Rita Porretto, Silvia Mericone e Antonio Marinetti.
Cominciamo da Antonio Marinetti che, ai pennelli, costruisce un racconto ipercinetico e barocco che travolge e investe il lettore colmando ogni spazio e piega della storia, riuscendo nell’improbo compito di esaltare la confusione narrativa della vicenda. In pratica la sua capacità di esagerare e di sfondare la gabbia bonelliana – con forza e dinamismo – fa sembrare quasi che il marasma di citazioni e riferimenti sparsi qua e là, gli sbalzi di sceneggiatura e i cambi di registro siano un qualcosa di voluto e funzionale. Un ottimo esordio dell’artista napoletano, già ampiamente apprezzato sulle pagine di Julia e che qui ha la possibilità di dare ampia libertà alla sua forza creativa.
Rita Porretto e Silvia Mericone invece fanno l’impossibile per complicare una storia che, di base, spogliata dei riferimenti e delle citazioni, è solo una mera visione idiosincratica della tecnologia.
Attenzione però: questo lavoro di sceneggiatura è fondamentale per salvare l’albo. Senza una costruzione così confusa del racconto, la storia si sarebbe palesata da subito per quello che è. Le due autrici riescono invece a colmare il gap di fondo con tanto splatter e fan service nella prima parte, l’indagine nel mezzo per poi chiudere il tutto con un finale wachowskiano riproposto, ancora una volta dopo vent’anni, immutato.
Sia ben chiaro, questa storia non è tutta da buttare, anzi. Come detto i disegni sono imponenti e, nonostante alcune pose soft porn un po’ gratuite, ci concedono – in particolare nella prima parte – un horror interessante e vorticoso che fa piacere ritrovare sulle pagine dell’Indagatore dell’Incubo.
Non sono da meno le tematiche affrontate. La tecnologia e il rischio di isolamento e angoscia che questa può provocare è certamente un “mostro” del nostro secolo ed è importante permettere a Dylan Dog di affrontarlo, come pure è interessante il discorso sulle dinamiche sociali degli adolescenti e le nuove forme di difficoltà a cui oggi sono sottoposti, dal revenge porn al cyberbullismo.
Il problema sta invece, come visto, sia nella sceneggiatura che – un po’ troppo frettolosamente – prova a dare un senso logico al marasma di contaminazioni del plot finendo per forzare molti passaggi sia, anzi soprattutto, nella posizione manicheista nei confronti della tecnologia stessa che viene rappresentata come mostro infernale, nonché angelo vendicatore. Siamo ben consapevoli che nella storia l’A.I. è solo incarnazione di un malessere sociale che é in realtà profondamente radicato nel disagio dei protagonisti, ma – a conti fatti – quella che ne viene fuori è una demonizzazione eccessiva che, rinunciando alle sfumature di grigio, perde forza e fa storcere il naso per la superficialità delle considerazioni che ne derivano.
La menzione d’onore alla citazione più divertente, fra le mille dell’albo, va a Raul e Gianluca Cestaro che in copertina omaggiano Schock di Mario Bava.
La menzione d’onore alla battuta da boomer va invece ad Hazel e alla sua minaccia involontariamente comica “hai finito di proseguire il tuo commercio“.
Sinossi
Un gruppo di ragazzi viene perseguitato da un’entità misteriosa che ne provoca orribilmente la morte. Tutto comincia con una telefonata: da lì in poi le persecuzioni e le morti sopraggiungono velocemente. Dylan Dog indaga a ritroso per scoprire chi si cela dietro questa entità e cosa ha scatenato la sua furia vendicativa.
Dylan Dog n. 447 “Hazel la morta”
di Barbara Baraldi, Rita Porretto, Silvia Mericone e Antonio Marinetti
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, novembre 2023
Se te lo sei perso: metti alla prova la tua conoscenza sull’Indagatore dell’Incubo rispondendo a queste dieci domande sul personaggio creato da Tiziano Sclavi: Il Quiz su Dylan Dog