Il Murchadna – L’anacronistica arma a raggi di Martin Mystère

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In questo articolo vorrei approfondire un aspetto del “misterioso” e grande universo di Martin Mystère. Nello specifico mi soffermo sulla famosa arma a raggi che contraddistingue i suoi scontri e le sue avventure ma tengo a precisare che non è (e non ha la pretesa di esserlo) un articolo finito e/o definitivo. Anzi, si spera che in futuro si possa “scoprire” di più sulla fantascientifica arma di Martin e quindi continuare l’approfondimento con un’ipotetica seconda parte. 

Buona lettura…

Il Murchadna
Disegni di Giancarlo Alessandrini


2023. Il BVZM si trova in edicola da oltre quarant’anni e quando uscirà questo articolo si troverà oltre la soglia dei 400 numeri. Il presente di Martin Mystère è roseo (anche se per alcuni invece, la testata avrebbe già dovuto riporsi in un archivio di via Buonarroti) ma noi Mysteriani siamo qui, ancora dopo tanti anni – a parlarne. E per dirla tutta, la IF edizioni ne ha proposto una nuova ristampa arrivata ad oggi al sesto volume, con un’edizione ben curata e ricca di approfondimenti a cui collabora anche Alfredo Castelli.

Ciò che leggerete qui sarà accolto meglio nel futuro, quando i posteri scopriranno (con tanto di prove scientifiche) come è stata progettata l’arma a raggi di Mystère, il Murchadna.
Noi, nel nostro piccolo e ameno presente cerchiamo di delineare una storia, un approfondimento che merita il doveroso riscontro che fino ad oggi non ha avuto (forse).
L’anacronismo di questo oggetto mysteriano è pressoché affascinante. In tal senso ci si potrebbe scrivere un trattato anziché un articolo per soli lettori di fumetti, ma tant’è, il nostro tempo è ora e qui ne parliamo.
Dicevamo… si, dell’anacronismo.
Martin Jacques Mystère vive a New York oggi, nel tempo presente, precisamente a Washington Mews, nel quartiere del Greenwich Village (famoso dagli anni ’60 per essere stato la “casa” di molti artisti, movimenti politici, musicisti e delle prime contestazioni al femminile) ed è ammaliato dall’archeologia e da tutto ciò che concerne la scoperta e gli enigmi, tanto da ricevere l’appellativo di “Detective dell’Impossibile”. È affascinato anche dal futuro e da come l’ignoto possa essere in qualche modo a portata di mano e non più oscuro e indecifrabile. Nel 1996 ci fu proprio un ‘viaggio nel tempo’ per il buon Martin – insieme al vecchio musone Nathan – nell’albo speciale Prigionieri del futuro che a sua volta era un supplemento al n.58 di Nathan Never (anche se, in quell’albo, il vero protagonista fu una copia robotica di Martin inventata da Mister Jinx).

In questa avventura si parla anche di ‘Uomini in Nero’, di ‘Altrove’, e della famosa guerra tra Atlantide e Mu. Guerra che ha poi un epilogo sulla serie regolare di Nathan Never (n.64-65) e in cui Mystère gioca un ruolo fondamentale, in quanto “portatore del sacro Murchadna” (ovvero l’arma a raggi di cui parliamo: per la precisione non è l’arma di Martin, ma quella di Sergej Orloff, che fa riferimento all’albo sopra citato). L’arma in questione, infatti, non sarà posseduta soltanto dal Detective dell’Impossibile ma anche da Sergej,  suo antagonista e nemesi di sempre.

È importante dunque, prima di continuare, dare uno sguardo al decennio che precedette la nascita del personaggio di Martin Mystère, proprio per capire le basi dell’oggetto a forma di pistola, che molto probabilmente risiedono nella cultura immaginifica di quella fantascienza alquanto “curiosa” – o di tutta la cinematografia che, anche a cavallo degli anni ‘80, ha dato il massimo sfoggio nell’interpretazione di un futuro ignoto e, per certi versi, di alcuni film, anche ben riusciti.
Ecco, se dovessi porre un esatto periodo di collocazione per l’ideazione dell’arma a raggi, sarebbe nella seconda metà degli anni ‘70.
Gianni Brunoro scrive nell’ottobre del 1990 un editoriale pubblicato nell’albetto Invasione elettronica – supplemento a Martin Mystère – e descrive Castelli ai tempi del Corriere dei ragazzi, parlando di quella giovane esperienza come redattore durante gli anni Sessanta. Ne esce fuori il ritratto di un giovane avventuroso, amante della fantascienza e dei videogames, tanto che questo fumetto appena citato e disegnato da Giampiero Casertano è una visione autobiografica di quei tempi.
Qui mi ricollego al decennio degli anni ’70, cui Castelli si ispira, perché – seppur in un piccolo albo e in secondo piano rispetto alle storie principali di Martin – questo volumetto rappresenta le basi e le lungimiranti visioni mysteriane.

Dettaglio vignette da
"Invasione elettronica" - 1990


Breve cenno storico

Nelle prime storie del BVZM, l’arma veniva chiamata Murchchdana da Alfredo Castelli e Murchdana da Andrea Carlo Cappi ma ben presto verrà rinominata per come la conosciamo attualmente: Murchadna che esemplifica al meglio le due versioni sopra citate.
Lo stesso Cappi,  nel suo romanzo La donna leopardo (SBE ed.) sul Detective dell’Impossibile, descrive una scena in cui appare l’arma, e la riporto qui:
<< …pagò la corsa e, nello scendere, avvertì la presenza ingombrante dell’arma che portava alla cintola, ben nascosta sotto la giacca. Aveva l’aspetto di una scatola vuota a forma di tronco di piramide allungata, con un’impugnatura e un grilletto simili a quelli di una pistola. Poteva sembrare la creazione di un fabbricante di giocattoli, ma funzionava davvero.

Dettaglio vignetta
sul Murchadna


Era ciò che nei fumetti di Buck Rogers si definiva “arma a raggi”. Si chiamava Murchadna, stando a quanto gli aveva detto due anni prima il professor Koizumi. >>
Il termine, prendendo in prestito le parole del suo creatore Castelli, deriva dal sanscrito murcch che significa “aumentare” o, come in altri casi, che vuol riferirsi al “crescendo” musicale o ad una frase del processo di “purificazione” del mercurio.

Martin si trova a Firenze per ricevere il Dottorato in Belle Arti ed è proprio qui che nel 1972 conosce Sergej, suo compagno di studi e grande amico con cui compie un viaggio in giro per il mondo, esplorando vari luoghi per vecchi misteri ed enigmi. Ma sarà in Nepal che i due compagni d’avventura troveranno una svolta che cambierà inesorabilmente le loro vite e i loro destini. Qui incontrano il maestro Kut-Humi che insegnerà loro la filosofia Buddista.
Al termine del loro incontro i due riceveranno il dono metafisico del “terzo occhio” e quello più materiale del Murchadna, la pistola a raggi che abbiamo già conosciuto.
L’arma a raggi viene tarata geneticamente sul DNA dei rispettivi proprietari Martin e Sergej, anche se rimangono innocue nelle mani di persone diverse, non utilizzabili da nessun altro (tranne in una rara occasione che vedremo a breve).

Pagina tratta da
"La vendetta di Râ"
di Castelli e Alessandrini


La prima apparizione…

È l’aprile del 1982 quando Martin Mystère fa la sua prima uscita in edicola, con l’albo intitolato Uomini in nero, scritto da Alfredo Castelli, per i disegni di Giancarlo Alessandrini.
A quanto ci si aspettava, il Murchadna compare in questa prima storia, ma dobbiamo aspettare qualche pagina prima di intravederla.
Martin e Java sono immersi nel profondo mare delle Azzorre,  a circa 1500 km dalla costa portoghese e poco dopo aver visto quelli che sembrano i Bronzi di Riace. Entrambi si trovano in una situazione di grave pericolo…
Così, per difendersi Martin sfoggia l’arma a raggi che finalmente vediamo in azione.
Nel secondo numero, La vendetta di Râ, Martin afferra l’arma e comincia a sparare contro i suoi nemici. Lo stesso Castelli che scrive la sceneggiatura, nella voce fuori campo afferma: << …come d’incanto, compare nelle mani di Mystère un’arma dalla foggia inusitata, da cui si sprigiona in rapida successione una serie di raggi luminosi >>.
La descrizione di tale scena accompagnata dai dialoghi fa sembrare come se fosse la prima volta che il detective utilizza l’arma, quando invece sappiamo che non è così, come descritto poco prima.

…e Doc Robinson

Il primo personaggio del Detective dell’Impossibile era stato chiamato Doc Robinson (qui una scheda che approfondisce le origini del personaggio) che fece la sua prima apparizione nell’albo Uomini in nero, nel formato a 64 pagine. Quindi si può dire che Doc utilizza l’arma, come nella vignetta disegnata da Angelo Maria Ricci in Operazione Arca.
Alla fine, direte voi, si tratta sempre di Martin… Ma se ci riflettete Doc non abitava a New York bensì a Londra, in una villa al 71 di Camden Hill Road: poi il personaggio fu trasferito da Castelli nella “grande mela” ed era diverso tanto nei lineamenti quanto nei costumi.
Quindi, a onor del vero, è giusto elencare questa apparizione che, se non altro, denota un riferimento storico non spesso ricordato.

Doc Robinson in
"Operazione Arca"


Come si utilizza

Per tutti, l’arma futuristica si presenta come un oggetto a forma di pistola composta di metallo: un involucro vuoto, insomma. Come detto, solo Martin e Sergej possono possederla e tale funzione, molto spesso, diventa variabile. Nonostante le due armi vengano usate contro le persone, hanno fini differenti: quella di Mystère può semplicemente neutralizzarle, stordendole per un lasso di tempo molto breve, mentre quella di Sergej le uccide senza lasciare la benché minima traccia, polverizzando chi la incontra. Nel tempo si scoprirà che le armi verranno usate in base alle caratteristiche “morali” dei personaggi, anche secondo la loro forza di volontà.
Inoltre, sempre da mano esperta del suo ideatore, scopriamo che il Murchadna ha altre funzioni nel modo d’uso. Ad esempio, se sincronizzate, possono “trasferire la mente” di una persona in un altro corpo; se invece si incrociano i flussi di energia, si accede al teletrasporto, in questo caso “sbalzando” l’avversario altrove, in un mondo o luogo parallelo.
<< Quell’arma non appartiene alla nostra civiltà. Si chiama Murchadna e non uccide. Ora so che funziona solo sugli esseri umani, non può nulla contro gli Dei! >> – così Cappi ne scrive in un altro romanzo, Martin Mystère e il potere del falco.

Il Murchadna e Dylan Dog

Castelli, nella rubrica dal titolo “La vita segreta dei personaggi” (inserita nel vol.5 della ri-edizione della IF su Martin Mystère), ci svela che il Murchadna non è stato usato solamente dai due protagonisti finora citati, ovvero Martin e Sergej, ma anche da Dylan Dog – anche se nel n.404 di Martin Mystère, L’uomo che voleva troppo l’arma viene usata anche da Dominic dicendo che gli è sembrato di costringere un essere vivente ad agire contro la sua volontà.

Ebbene si, l’Indagatore dell’Incubo è stata la terza persona che, tenendo in mano l’arma a raggi, riesce ad utilizzarla come se parte della sua genetica fosse incorporata nell’oggetto stesso. Questa eccezione di Dylan ce la riporta sempre Castelli, anche se non cita dove e quando. Ho perciò eseguito una ricerca, dapprima nei meandri dei miei ricordi… ma, vista la quantità di letture negli anni, essi sono pressoché variabili e poco attendibili. Ho dovuto quindi cercare nei vecchi albi per trovare un riscontro e così è stato: il fumetto in cui tale “fantasmagoria” avviene è L’abisso del male, scritto da Carlo Recagno con i disegni di Giovanni Freghieri, uscito nel 2018 – e nello specifico dalle pagine 138 a 142.
Questa è stata una di quelle eccezioni che capitano una sola volta nella vita, tanto che Dylan non prenderà mai più in mano il Murchadna.
Rimase provato da questa esperienza e nelle vignette qui riportate si nota.

Curiosità

Quando l’arma non è utilizzata, né si trova addosso a Martin, viene riposta in casa (al n.3 di Washinton Mews), nel suo acquario, come fosse una cassaforte. Ma d’altronde, come abbiamo visto, nelle mani altrui sarebbe solo un involucro vuoto.
Un’altra pillola di curiosità arriva dalle pagine di Tex, nello specifico nel n.390 Il dio Azteco di Nolitta e Letteri dove compare nelle mani del ranger un’arma dalla forma futuristica rispetto ai tempi in cui è ambientato il fumetto, forse si tratta di una versione antesignana del Murchadna.

 

In conclusione – e sperando che questo piccolo viaggio abbia “svelato” qualcosa che a voi era ancora celato riguardo il Murchadna – riporto una riflessione curiosa dello stesso Castelli che afferma:
<< Un altro enigma tecnologico che vi appassionerà e mi appassiona è la forma che l’arma a raggi mantiene tuttora. Quelle due alette dalla funzione misteriosa la rendono estremamente ingombrante; come fa Martin a portarla in tasca senza che si formi una visibilissima gobba? >>

Me lo sono chiesto diverse volte, e voi?

Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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