Un Lungo Addio a Carlo Ambrosini

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Forse sarebbe stato più professionale un coccodrillo distaccato e informativo, che elencasse quelle che sono state le opere più importanti di Carlo Ambrosini. Un articolo che ripercorresse in maniera chiara, sintetica ed esaustiva la sua carriera e i suoi personaggi.

Ma non ci riesco.
Per me Carlo Ambrosini ha significato tanto, molto.
E quindi eccovi un pensiero del tutto personale, forse più adatto ai social che ad un sito di critica fumettistica, criptico, privo di note bibliografiche e molto, molto emotivo.

Il mio primo articolo su uBC fumetti fu su Napoleone n.44 “Diluvio”. La mia prima prova con il sito che era (ed è ancora oggi) la mia guida sul fumetto e che, ancora oggi, ospita i miei articoli sui fumetti.
Perché cominciare a scrivere proprio su Napoleone?
Perché Napoleone è stato un fumetto che mi ha affascinato, divertito, fatto piangere e fatto innamorare come pochi altri fumetti hanno saputo fare.

Ed ecco che Carlo Ambrosini, forse, per me, è stato questo: follia, poesia e infatuazione.

Margherita, Allegra, Annika e, sopratutto, Marina. Il fascino, la tristezza, la complessità e la dolcezza delle sue donne.
Napoleone, Dylan Dog, Jan Dix. L’enigmatica indole dei suoi personaggi.

La forza delle sue storie e la delicatezza del suo tratto collidevano e si amalgamavano in avventure complesse, sfaccettate, profonde ed al contempo spesso surreali e oniriche. Un’abilità stilistica e narrativa maturata negli anni, un tratto morbido che regalava spesso ai suoi personaggi un’aria malinconica: un’espressività dei volti che celava mille sfaccettature di quei personaggi. Personaggi mai piatti, mai banali, talvolta algidi, altre volte furenti, sempre efficaci, quasi sempre memorabili.

Mi mancherà leggere le sue nuove storie.
Ma il vantaggio di quelli come Carlo, è di poter essere letti per sempre.

La nostra selezione delle tavole più significative di Carlo Ambrosini
L’articolo di uBC Story dedicato al suo Napoleone
La sezione dedicata a Napoleone nel sito storico di uBC

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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