Lo Sparviero

//
5 mins read

La BD di cui parlerò oggi mi dà lo spunto per riflettere nuovamente sulla fruizione di due tipi di fumetti completamente diversi: quello cosiddetto “d’autore” della scuola franco-belga e quello “popolare” italiano, ampliando – da una prospettiva leggermente diversa – l’argomento che avevo già affrontato in un articolo precedente (“Per noi che divoravamo un migliaio di pagine al mese, UN albo di 48 pagine ALL’ANNO sarebbe stato davvero ben poca cosa…”).


Metà anni Novanta: durante uno dei miei consueti viaggi in terra di Francia, approfittai dell’occasione per fare un salto alla FNAC e leggermi alcune delle ultime novità. Tra queste, spiccavano i primi due albi de L’Épervier, scritti e disegnati – e colorati – da Patrice Pellerin, usciti nell’arco di nove mesi. Ad attrarmi furono soprattutto i disegni, particolarmente belli e dettagliati, mentre la trama non sembrava molto diversa da altri feuilleton ambientati nel XVIII secolo: il protagonista, Yann de Kermeur, è un ex carcerato che diviene poi corsaro agli ordini del Re, ma viene ingiustamente accusato dell’omicidio di un conte e dovrà fuggire per riabilitare il suo onore e smascherare il vero colpevole, con viaggi in mare e atmosfere che spaziavano tra Salgari e Stevenson… Poco di nuovo, insomma, rispetto ad altri fumetti dello stesso tipo, con l’eroe che incarnava tutte le virtù possibili: fedelissimo al suo equipaggio, antischiavista ante litteram, rispettoso delle figure femminili che incrocia sulla sua strada, ligio al codice d’onore anche nei confronti di uno dei suoi avversari più accaniti… caratteristiche che avrei ritrovato, anni dopo, trasposti al femminile in Rani. La storia aveva comunque un bel ritmo e suscitava la curiosità di sapere come sarebbe proseguita… ma, per una serie di circostanze personali, sarei tornato in Francia per il mio lavoro di traduttore soltanto a fine millennio, senza avere nemmeno il tempo di passare da una qualsiasi FNAC. Nel frattempo, Lo Sparviero non era approdato – come invece era successo a molte altre BD – sulle pagine dei settimanali Eura (scoprii, anni dopo, che i primi due albi erano apparsi nei numeri 29 e 30 del Ken Parker Magazine) e, onestamente, finii quasi per dimenticarmene, senonché…

Nel 2005, durante una chat, un collega francese di vecchia data mi scrisse: “Ti ricordi dell’Épervier? Ne parlavamo una decina d’anni fa… È finito il primo ciclo, davvero un bel fumetto.” “Primo ciclo? – obiettai – Ma da quanti albi è composto? Se ha proseguito con frequenza annuale…” “Ma no – rispose il collega – in tutto sono 6 albi… ma è valsa la pena aspettare.”
A quel punto, avevamo intavolato – non era la prima volta – una discussione infinita: fermo restando il mio apprezzamento per le BD (diciamo così) “autoconclusive”, avevo cercato nuovamente di spiegargli che aspettare più di dieci anni per riuscire finalmente a leggere un ciclo narrativo lungo meno di 300 pagine (per quanto ben scritto, ben disegnato e in un formato di ottima qualità) continuava a sembrarmi inconcepibile, quando una qualunque avventura di Tex o di Zagor era spesso più lunga e il lettore poteva completarla in tre mesi… Da lì era iniziata la solita diatriba sulla “confezione” completamente diversa dei due tipi di fumetti, riassunta dal collega con qualche stereotipo di troppo, per i miei gusti: “le nostre BD sono tutta un’altra cosa, cartonati (quasi) annuali realizzati (quasi sempre) dagli stessi autori, in gran formato, a colori… Il vostro fumetto popolare è pubblicato ogni mese ma il formato è più piccolo, gli albi sono brossurati e in bianco e nero, gli autori spesso variano da una storia all’altra… Insomma, non può esserci confronto”. Evitai di controbattere ulteriormente, in quanto il concetto di fondo era vero: non poteva esserci confronto, ma secondo me solo sul piano – appunto – della “confezione”… perché, ampliando il discorso, ero convinto che tra le BD esistessero anche discrete ciofeche* e che, viceversa, alcune nostre storie “popolari” fossero di ottima qualità.

Qualche mese dopo, ricevetti da quel collega un pacco a sorpresa: lo aprii… e conteneva l’integrale dell’Épervier, con i sei albi che componevano il primo ciclo. Lessi la storia tutta d’un fiato e – pur potendone prevedere facilmente la trama, incluso il versante “rosa” – mi piacque abbastanza, soprattutto nella scelta dell’autore di non coronare l’epilogo con il consueto (e abusatissimo) happy end tra i due protagonisti… ma forse tale scelta era dovuta soltanto al fatto che le storie di Yann sarebbero continuate con altri albi, come anticipato nella quarta di copertina dell’integrale. Ringraziai il collega e poi, causa il suo spostamento a Lille, non ci incontrammo per una decina d’anni pur continuando a mantenere un blando rapporto via e-mail.

Le nostre strade si incrociarono di nuovo nel 2016, quando lui tornò a lavorare a Parigi e quindi fissammo un appuntamento per la prima occasione in cui avessi dovuto incontrare un cliente nella Ville Lumière. Quando ciò successe, portai con me tre cartonati usciti da poco nella collana Le grandi storie di Tex, e precisamente El Morisco, Sulle piste del nord e Il figlio di Mefisto (tutti firmati G.L. Bonelli e disegnati, rispettivamente, da Letteri, Ticci e Galep).
Certo, il formato – pur se più grande del tradizionale “quaderno bonelliano” – non era lo stesso dei prestigiosi cartonati francesi, però per il resto: 1) la “confezione” non aveva niente da invidiare a una qualsiasi BD; 2) ogni volume costava meno di un classico albo francese da 46-48 pagine, pur essendo composto da oltre 350 pagine; 3) le storie erano di ampio respiro e le trame erano trascinanti; e 4) i disegnatori erano ampiamente all’altezza di molti loro colleghi d’Oltralpe. Regalai gli albi al mio collega, invitandolo a leggerli e a farmi poi sapere se gli fossero piaciuti… e ricordandogli che, nel loro formato originale, erano stati pubblicati nell’arco di pochi mesi consecutivi e quindi il lettore non aveva dovuto aspettare un DECENNIO per sapere come andava a finire la storia (NB: oggi, al posto della parola “decennio” avrei usato “quarantennio”, citando come esempio Adèle Blanc-Sec 🙂 ).

Inutile dire che, poco tempo dopo, iniziammo una chat in cui faceva – finalmente! – ammenda, confessando di essersi fatto troppo condizionare, nei suoi giudizi, dalla famosa “confezione” (va detto, a onor del vero, che in Francia i personaggi bonelliani venivano pubblicati in edicola in un formato ancora più piccolo e in albi contenenti anche altri fumetti, insieme ad alcuni articoli “divulgativi”: ne ho parlato in questo articolo). Una bella soddisfazione per il sottoscritto e l’inizio di un proficuo scambio di fumetti che continua ancora oggi: lui mi invia, di tanto in tanto, alcune belle BD contenenti episodi autoconclusivi e io contraccambio con la ristampa integrale di alcune storie di personaggi bonelliani.

*Sul mio giudizio – forse un po’ tranchant – influiva anche la valutazione del “formato BD” espressa dall’indimenticabile Sergio Bonelli nell’intervista che ci aveva concesso nel 1998: “[gli editori francesi] sono stati i primi a dare una svolta storica, qualche anno fa: adesso pubblicano quasi esclusivamente questi cartonati, a colori. Che un tempo erano sinonimo di qualità, ora è solo una formula, non è più il premio che l’editore concede all’autore meritevole”.

Negli anni successivi al 2005, Pellerin ha continuato la saga dell’Épervier con altri quattro albi, pubblicati – ahimè – a singhiozzo (2009, 2013, 2015 e 2020) MA confesso che, come ho fatto per la prosecuzione di S.O.S. Felicità, NON mi sono procurato questi albi, da una parte perché attendevo la fine (?) di questo secondo ciclo e dall’altra perché temevo di restare deluso dalle nuove avventure di Yann.
Per quanto riguarda la pubblicazione dello Sparviero in Italia, è stata molto meno lineare di altre BD di successo, anche una volta terminato il primo ciclo narrativo: a parte i primi due albi pubblicati su
Ken Parker Magazine, i lettori italiani hanno dovuto attendere il 2012 per leggere il primo ciclo, grazie alla ristampa in tre albi (purtroppo, in bianco e nero) realizzata dalla GP Publishing nella collana economica GP Deluxe. Nel 2013, l’Editoriale Cosmo ha raccolto l’eredità di GP Publishing e pubblicato un quarto albo, contenente i primi due episodi del secondo ciclo. Chi volesse recuperare il primo ciclo in un’edizione all’altezza di quella originale può procurarsi il volume integrale pubblicato da Magic Press nel 2015. Curiosamente, per una volta l’Eura/Aurea è arrivata “per ultima”, iniziando a ristampare la saga di Pellerin su Lanciostory solo dal 2019.

————————
BD MON AMOUR – tutti gli articoli

Marco Gremignai

L'uomo che veniva da Peccioli

Articolo precedente

“Il Racconto della Roccia” di BeneDì

Prossimo Articolo

Jeremiah n.40 “Celui qui manque”

Ultimi Articoli Blog