Dopo il successo di Pelle d’Uomo, Bao Publishing recupera La Mia Vita Postuma, precedente opera della medesima coppia di autori – lo sceneggiatore e colorista Hubert e il disegnatore Zanzim – realizzata in due volumi nel 2012 per Glénat.

Hubert (scomparso prematuramente nel 2020 a soli 49 anni) e Zanzim, con lo stesso irriverente brio di Pelle d’Uomo, raccontano la storia dell’anziana Emma Doucet che viene misteriosamente – e apparentemente senza motivo – uccisa, e che dopo il trapasso scopre di poter proseguire a vivere, iniziando un percorso che, oltre a metterla sulle tracce del suo assassino, la spinge a riconsiderare la sua esistenza passata.
Se, in Pelle d’Uomo, gli autori utilizzavano il registro favolistico per rappresentare le difficoltà di riuscire a scoprire la propria vera identità, con La Mia Vita Postuma realizzano un’opera toccante e coinvolgente, ammantandola di ironia e humor nero.

Nel rappresentare la vita di Emma – straordinaria protagonista che racconta la sua esistenza in flashback – non vi è nulla di nostalgico, anzi al contrario, la vita degli anziani è messa in scena in maniera paradossalmente realistica, nonostante l’inverosimile spunto iniziale.
Emma si ritrova così a vivere una seconda vita, isolata dal contesto sociale in cui agiva, in una piccola città francese di provincia, senza capire il motivo per cui è stata improvvisamente e inspiegabilmente uccisa.

La narrazione prosegue in due direzioni: da un lato riepiloga la vita di Emma, a partire dall’incontro con Pierre, l’amore della sua vita (anche lui scomparso misteriosamente) e le loro esistenze condite dalla ribellione rispetto ai cliché della vita piccolo borghese che ci si aspettava da loro; dall’altro, invece, segue l’enigma delle loro morti, legata ad alcune speculazioni edilizie con al centro il palazzo che hanno costruito e in cui hanno sempre vissuto.
Il meccanismo narrativo ordito da Hubert e Zanzim è assai pregevole e i momenti memorabili si susseguono, con colpi di scena per nulla annunciati, tra visite al cimitero in piena notte, momenti ironici sulla Costa Azzurra (in cui viene mostrata l’ordinarietà delle esistenze degli “altri” anziani) e i drammatici ricordi della seconda guerra mondiale.
Non si tratta di un racconto giallo – nonostante la caccia al killer – e neppure di un horror con gli zombi, al di là di tutti i non-morti che si aggirano nella storia: al contrario, si scorgono alcuni non banali temi ambientali, per quanto solo accennati. I toni leggeri della storia celano soprattutto una riflessione profonda sull’esistenza e sullo scorrere inesorabile del tempo, con tanto di lieto fine consolatorio.
In coda al volume sono incluse alcune pregevoli tavole a matita realizzate da Zanzim: ci auguriamo che la sua carriera fumettistica prosegua con la stessa verve anche dopo la tragica scomparsa di Hubert.