Complice la riduzione del prezzo di ingresso presentando il biglietto di Lucca Collezionando 2023 e la vicinanza – di luoghi e tempi – tra i due eventi, abbiamo visitato la recente mostra a Pistoia su Altan. Premettiamo subito che, anche senza queste convergenze, il consiglio di andare a vederla è indiscusso e vi spieghiamo il perché.
L’introduzione di Pierfilippo Dionisio…
“Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è… e come dovrebbe essere” è la mostra dedicata ad Altan e alla sua lunga carriera, vissuta attraverso le sue produzioni e le innumerevoli creature che ha inventato. L’esposizione occupa i locali di Palazzo Buontalenti, situato in centro a Pistoia, è curata da Luca Raffaelli in collaborazione con Kika Altan, figlia dell’artista, e si tiene dal 25 marzo al 30 luglio 2023. La mostra coglie l’occasione di festeggiare i recenti 80 anni dell’autore e gli oltre 50 anni di successi artistici in un percorso multiforme e stimolante per riflettere sulla società e sul mondo, visto sia dall’ottica dell’adulto che del bambino, come perfettamente rappresentato dal logo della manifestazione. All’inaugurazione era presente lo stesso Altan, introdotto da Maicol&Mirco (pseudonimo di Michael Rocchetti) che ha firmato anche la prefazione della nuova raccolta “Avventura metropolitane”, volume presentato per l’evento e pubblicato da Coconino Press.
Per chi non sapesse di chi parliamo (difficile credere che siano molti), Francesco Tullio-Altan è un famoso fumettista, vignettista e autore satirico nato a Treviso nel 1942. Il suo percorso professionale in questo settore inizia firmando vignette per il mensile Playmen dell’editrice Adelina Tattilo, per poi proseguire quando si trasferisce nel 1967 in Brasile – e più precisamente a Rio de Janeiro, dove pochi anni dopo crea una serie di fumetti e delicate illustrazioni per bambini sul quotidiano locale Jornal do Brasil: “Kika & Jaime”, poi “I libri di Kika”, nati originariamente per la figlia quando aveva 3 anni. Il 1974 segna l’esordio su Linus con “Trino”, il 1975 coincide con il suo ritorno in Italia e la creazione della Pimpa, la famosa cagnolina originariamente pubblicata sul Corriere dei Piccoli, mentre nel 1976 compare su L’uno, inserto di Linus, l’operaio metalmeccanico Cipputi. Da qui in poi seguono numerosi altri titoli di successo tra fumetti, fumetti per bambini, illustrazioni e vignette satiriche pubblicate su riviste e importanti quotidiani, in un lunghissimo percorso che prosegue tuttora e che è coronato da vari riconoscimenti sia nazionali che internazionali, cominciati da uno Yellow Kid a Lucca nel 1976 come miglior disegnatore italiano e mai terminati.
E lungo è anche il percorso della mostra, articolato in diversi ambienti.
All’ingresso della mostra ci accoglie un pannello gigante rappresentante i vari personaggi creati dalla matita di Altan, personaggi che ritroveremo via via che ci addentreremo esplorando le due differenti sezioni in cui è organizzata questa personale, piena di disegni originali e inediti, e corredata da pannelli introduttivi e informativi insieme a personaggi e animali riprodotti in gommapiuma colorata dallo scultore Pietro Perotti.
La prima sezione è intitolata “Il mondo com’è” e presenta quella visione più reale e talvolta cruda del mondo ma interpretata sempre con intelligenza e sagacia da Altan. È il mondo dei fumetti – o feuilleton come li definisce l’autore – e soprattutto delle vignette satiriche di argomento socio-politico. Si parte con una raccolta di strisce di “Trino”, un dio che deve rispondere della creazione del mondo e del proprio operato a un suo superiore, e con “Colombo”, il feuilleton su Cristoforo Colombo del 1977 che evidenza il pensiero dell’autore sulla civilizzazione portata dagli europei vista come un peggioramento della condizione della vita. Ad accoglierci, alcune bellissime installazioni che rappresentano Colombo, la sua caravella e i nativi d’America.
Altan, Trino e Colombo
A seguire, una vasta sala presenta una parte – solo una parte perché si tratta di una produzione immensa che va dal 1974 ad oggi! – di quelle opere per le quali è conosciuto ai più: le vignette satiriche disegnate per numerose riviste e quotidiani come Linus, L’Espresso, Panorama e La Repubblica. Qui ritroviamo l’operaio metalmeccanico Cipputi, il suo alter ego Italo, la coppia Ugo e Luisa, l’omino con l’ombrello infilato nel didietro e gli immancabili nomi storici della politica italiana che Altan ha tratteggiato evidenziando virtù (poche) e difetti (molti) con un tono satirico e mordente, facendo ridere o piangere gli italiani ma soprattutto facendoli riflettere. Non mancano le donne viste da Altan, in una visione personale e intimista.
Le vignette satiriche e le donne di Altan
Successivamente troviamo gli altri feuilleton come “Sandokan” (Linus 1976), “Casanova”, e “Franz”, parodia sulla vita di Francesco d’Assisi. Seguono “Friz Melone” (1978), cieco ipocrita e insensibile in una futura Milano pronta a festeggiare l’arrivo del 2000, “Zago Oliva” (1981) ambientato a Venezia, “Ada” (1978), una sorta di rocambolesco feuilleton a puntate su una bella avventuriera e i suoi viaggi in Africa durante la Seconda Guerra Mondiale, e “Cuori Pazzi” (1979) in cui smitizza le storie e le atmosfere esistenzialiste dei film del regista di culto Ingmar Bergman.
I feuilleton lunghi…
Le ultime sale della prima sezione ospitano quelli che sono definiti i feuilleton brevi realizzati tra gli anni ‘80 e ‘90: opere più corte e in certi casi autoconclusive come “Gloria” (1981), “Auguri Arturo!”, “Ernesto Bim”, “Bizzoni”, “Playa”, “Metro” e “Maracaibo”.
…e quelli brevi
Una corte esterna divide la prima parte dalla seconda, intitolata “Il mondo come dovrebbe essere”: una sezione particolarmente apprezzata dai bambini di oggi e da quelli di un tempo che sono cresciuti con i disegni di Altan. Nelle prime sale, però, sono presenti numerosi disegni inediti realizzati da un Altan ventenne alla fine degli anni ’60, nei quali scopriamo sia elementi prematuri (che rivedremo nel suo stile successivo), sia progetti abbandonati. Come sappiamo, nel 1967 l’autore si trasferisce in Brasile dove nel 1970 incontra Mara Chaves da cui avrà una figlia, Kika, l’anno successivo. È in questo periodo e per la figlia di pochi anni che si dedica a un fumetto per bambini pubblicato su un quotidiano locale e qui rappresentato da una tavola inedita – in realtà una rielaborazione italiana successiva – di “Kika & Jamie”. Naturalmente non ci sono solo progetti in proprio, ma anche tante collaborazioni come le bellissime e immaginifiche illustrazioni realizzate per libri per bambini e ragazzi come “Emilio” di Antonio Porta, “Le favole al telefono” e “La torta in cielo” di Gianni Rodari, “Dall’ape alla zebra” di Roberto Piumini e gli animali fantastici inventati insieme a Stefano Benni per una mostra alla Galleria Nuages di Milano.
Inediti e illustrazioni
Kamillo Kromo è uno dei principali personaggi per bambini creati da Altan. Si tratta di un piccolo camaleonte che vive con la sua famiglia – nonno Karminio Kloro, Kippo, Klelia, Karpa, Kino, Kilo, Karla, Kora, Kubo, Kimera e Kono – ai tempi di quando i camaleonti erano rossi, un colore però pericoloso perché attirava i predatori. Kamillo va a scuola ma è l’ultimo della classe perché sbaglia sempre il colore in cui cambiare, richiesto dal maestro: ma quando scopre che il suo potere è quello di far cambiare il colore agli altri, sarà la sua vita a cambiare e ne combinerà di tutti i colori! Creato in Brasile all’inizio degli anni ’70, verrà raccolto in libro illustrato nel 1978 e diventerà anche una serie animata.
Kamillo Kromo
Chiude la mostra la vera reginetta per grandi e piccini: la Pimpa.
Creata nel 1975 sul Corriere dei Piccoli quando Altan tornò in Italia, la Pimpa è una cagnolina a pois rossi con le orecchie lunghe e la lingua fuori. Allegra, vivace e curiosa, vive con l’Armando e le piace esplorare il mondo e fare nuove amicizie. Protagonista di mille avventure, oltre ai fumetti ha all’attivo una rivista omonima, diverse serie animate, libri e gadget ed è amatissima dai bambini. Le ultime sale della mostra offrono spazi per laboratori creativi, letture e spettacoli, una sala da gioco dove è stata ricostruita la casa della Pimpa a grandezza di bambino e una sala video con i cartoni animati della Pimpa.
In programma anche eventi di attività educative e culturali in vari spazi della città.
La Pimpa
La mostra è realizzata da Pistoia Musei e Fondazione Caript con il supporto di Intesa Sanpaolo e Conad Nord Ovest, in partnership con Quipos, Coconino Press-Fandango e Franco Cosimo Panini Editore, media partner la Repubblica, con la collaborazione di Lucca Comics & Games.
… ed il commento di Luca Cerutti
Per me parlare della mostra – e dell’opera – di Francesco Tullio-Altan è difficile, al limite dell’impossibile.
Mi piacerebbe essere rigoroso come Pierfilippo, documentato e puntuale nel collegare nozioni ed argomenti, contenendo così l’emozione enorme che sta dietro le parole.
Ma non ci riesco: per me Altan è una cosa enorme e personale.
Per capirlo bisogna che io riveli qualcosa della mia educazione fumettistica, del mio rapporto con questo medium che è forse il primo che ho conosciuto e di cui mi sono innamorato in tenera età (in casa mia la televisione entrerà nella mia adolescenza inoltrata). La carta è stata la mia seconda balia: in casa mia si leggeva parecchio ed io imparai a leggere intorno ai quattro anni e mezzo, quando i miei genitori, sfiniti dalle continue richieste di leggermi “i topolini”, provarono e riuscirono ad insegnarmi i rudimenti della lettura.
Leggevano i miei genitori, ma leggevano anche i miei cugini più grandi e la sorella più giovane di mia madre, uno spirito libero pesantemente, anzi ferocemente, anticonformista ai limiti dell’asocialità. Fu grazie soprattutto a lei, che li lasciava seminati per casa di mia nonna, che io passai da Topolino e Tiramolla ad Alan Ford e il Gruppo T.N.T., Linus, Alter Linus e Frigidaire (un po’ quello che il MOIGE raccomanda). Insomma, in quella che viene definita “tenera età”, io leggevo indifferentemente Topolino e La Spada di Ghiaccio, Operazione Dente Cariato, Doonesbury e, soprattutto, letteralmente impazzivo per l’inserto de La Repubblica: Satyricon (vi ricordate, i bei tempi di quando La Repubblica era un giornale di Sinistra).
A dodici anni mi interessavo di politica.
In Italia.
Conobbi Cipputi. E Bigazzi. E la Luisa, Italo e poi tutte le mezze figure, quasi sempre con il volto che richiamava il muso di un ramarro o di un porco, rappresentanti coloro che avrebbero fatto del loro peggio per rovinarmi il futuro: i commendatori ed i commentatori, i troppi scarti di medioevo laici e cattolici, i “professionisti della guerra” sempre sconcertati dalle pretese di questi che vorrebbero anche avere pace dopo tutti gli sforzi che hanno fatto, i massoni incapaci e le loro congiure da teatrino continuamente salvate dal fatto che gli Italiani, tra precisione e cialtroneria, premiano la seconda per non sentirsi inferiori.
Non dico che capissi tutto, ma persino per un bambino era impossibile non comprendere che ogni “disegnino” era frutto di una sintesi perfetta. Un equilibrio che una virgola in più avrebbe spezzato.
Del resto, ma questo lo avrei scoperto solo a maturità inoltrata, Altan era anche il papà della Pimpa e di Kamillo Kromo e solo una persona capace di essere riconosciuto come pari dall’intelligenza superumana di bambini appena usciti dalla culla poteva avere un tale dono di narratore. Gli adulti li freghi come vuoi, ma ai bambini non racconti fregnacce.
Infatti, se uno esce dalla dimensione limitata alla singola vignetta in cui sono imprigionate le vite di Cipputi o le poche strisce di Trino ed affronta le storie di Altan, si rende conto che il suo modo di narrare è uno ed unico, cambia solo il tema. I dialoghi della Pimpa e quelli di Colombo, o di ogni altra storia a fumetti (il primo che dice “Visual Novel” ne esce male, vi avverto), sono “veristi”: le persone staccano frasi, riprendono discorsi, interrompono con gemiti, grugniti o risate, si infilano le dita nel naso, la fanno breve perché il contesto intorno integra quello che dicono, come nella vita reale. Sono dialoghi “semplici”, quasi afasici. Ma sono inseriti in una realtà “complessa” che il lettore si trova “buttata addosso”.
Se è la realtà di Pimpa o Kamillo Kromo, è una realtà colorata, nitida, pulita fino ad essere abbacinante.
Se è quella di Colombo, puzza. Si può sentire la puzza del sudore degli impaludati burocrati di corte, di Colombo che suda sotto i panni da ammiraglio mentre si copre la faccia per non sentire il fetore che emanano i marinai malati, degli ammutinati impiccati tra frasi tronche e battute ciniche e opportuniste. “Civilizzate” da dar disgusto soprattutto, mentre le prime pagine ci hanno presentato i nativi e la loro vita netta e pulita, fatta di caccia, di accoppiamenti, di nascite e di morti, anche violente, accettate come qualcosa che esiste e di cui è stupido darsi pena.
Del resto, ed una parte della mostra ce lo ricorda, Altan è un’artista che maneggia Impressionismo, Espressionismo, Puntinismo ed Astrattismo fin dalla giovinezza con naturalezza estrema: dosare la “densità” dell’immagine per evocare impressione è la sua seconda natura.
Vorrei chiudere con una frase ad effetto, ma è impossibile: non sono Altan.