Zagor: le storie preferite da Massimo Manfredi

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Dopo aver smaltito alcuni dei voti inviati dai naviganti (ricordiamo che è ancora possibile partecipare, compilando il form in calce a questo articolo) e aver dedicato un articolo al “sondaggio dimenticato” del 1972, torniamo a dare la parola agli addetti ai lavori con i commenti – appassionati e al contempo professionali – di Massimo Manfredi, collaboratore da tempo di SCLS Magazine e anche autore di altri articoli e racconti “zagoriani” reperibili sul web, a partire da Il casellante apparso sul blog di Moreno Burattini. In passato, un contributo critico di Massimo è stato pubblicato anche su uBC, in appendice alla scheda enciclopedica di Custer.
I commenti di Massimo alle sue storie zagoriane preferite sono vere e proprie mini-recensioni, di lunghezza superiore ai commenti che di solito appaiono in questa rubrica, ma fidatevi di chi li ha letti in anteprima: sono assolutamente imperdibili!

“Ciao Marco, eccoti la mia graduatoria. Ci tenevo a fare le cose per bene, quindi oltre a scrivere con attenzione i miei pareri, mi sono prima risfogliato tutte le storie candidate per essere certo che i miei voti rispecchiassero davvero quel che pensavo. È stata, quindi, anche un’occasione per fare ordine nelle mie preferenze zagoriane, di cui ti ringrazio.
Oltre all’ovvio criterio qualitativo, ho cercato di tenere presenti anche i principali generi zagoriani – realistico / fantastico / drammatico ecc. – in modo che ci fosse almeno un rappresentante per ogni categoria.
Un po’ per tutti i motivi sopra, e soprattutto perché con Nolitta i capolavori si sprecano, sono rimaste fuori mio malgrado grandi storie come Odissea americana o l’analoga Il buono e il cattivo, Libertà o morte, Kandrax il mago o Vudu. Inoltre, come non rimpiangere l’assenza di La scure e la sciabola, in cui viene espressa la perfetta summa della Weltanschauung zagoriana? Per non parlare dei tanti capolavori della coppia Burattini & Boselli, di Incubi o delle storie di Rauch. Scelte difficili, come si vede…”

Queste sono le 5 storie zagoriane preferite da Massimo.


La marcia della disperazione (albi 112-116), di Nolitta & Ferri/Bignotti
La declinazione di avventura-western zagoriana all’ennesima potenza, dato che ne contiene tutti i capisaldi. Innanzitutto si svolge in molti albi, perché il genere abbisogna di respirare in ampi spazi per essere efficace, per cui si prende i suoi tempi, con una lunga introduzione che ci fa immergere bene nel narrato prima di scagliarci nel turbinare di sangue e morte. Il soggetto – si noti – è modesto, come spesso accade, ma è la sceneggiatura a farlo pulsare incollandoti alle pagine. Il terreno motivazionale è caro all’autore, quello dell’arroganza dell’uomo bianco che si ritiene padrone di tutto ciò che incontra sul suo cammino (senza alcun rispetto degli altri uomini che su quella terra già vivono) e che pensa che col denaro e col potere possa comprare qualunque cosa. Il cuore della vicenda si trasforma via via in un altro tema tipico di Nolitta, cioè il logorio fisico e mentale di un gruppo di uomini in lotta per la sopravvivenza, sottoposti a prove sempre più dure e sfibranti. In mezzo vengono sparse alcune autentiche gemme, come la commovente fine del violinista Klein e l’indimenticabile bacio di Frida. Infine, al culmine del dramma, nel momento in cui tutto sembra perso, ecco uno Zagor al cubo, l’Eroe che come un gigante si offre per la salvezza del gruppo, narrata in uno scambio di dialoghi assolutamente epico in cui temi come il coraggio, il sacrificio per gli altri, l’onore delle armi e il rispetto per il nemico vengono pompati nei cuori dei lettori in maniera straordinaria. Allo stesso modo, con una prosa profonda e solenne, Zagor riuscirà a cavarsela al palo della tortura e non usando la forza, bensì inchiodando i nemici al rispetto vero e concreto che si è guadagnato ai loro occhi in tanti anni. Personalmente, erano dialoghi come questi che – da ragazzino – me lo elevavano molto oltre il semplice ruolo di giustiziere e lo rendevano un modello gigantesco a cui ispirarsi: la capacità di stabilire la sua vittoria sul nemico su un piano etico, prima ancora che su quello fisico – “Non ti sconfiggo perché sono più forte, ma perché ti dimostro che sono nel giusto” – sublimando così il diritto della forza nella forza del diritto.
Un capolavoro assoluto e immortale, un mirabile intreccio tecnicamente impeccabile di drammi umani e coinvolgimento nel reale, dipanato con intensità e avvampante poesia.

La rabbia degli Osages (albi 119-122), di Nolitta & Donatelli
Oltre a quello avventuroso, il lato che ho sempre più amato di questo fumetto è decisamente quello passionale, finanche “impegnato”, che si palesa in quei discorsi profondi di Zagor, così carichi di lirismo poetico e che sovente portavano ai cosiddetti “finali amari”. In questa storia – conosciuta anche con il titolo Addio, fratello rosso! – ne troviamo a bizzeffe (il più struggente, forse, il commiato funebre a Cavallo Selvaggio), ma sarebbe davvero difficile sceglierne soltanto uno: perché ognuno di essi va a sottolineare un momento drammatico che ti strappa dentro, passando dall’arrogante pretesa di impunità di ogni potente al servilismo e pavidità della massa nei confronti del potere stesso, dalla capacità del denaro di corrompere anche la legge al razzismo inconsapevole dell’uomo comune verso il diverso. Il tutto immerso in una strepitosa avventura che tiene incollati alle pagine, costellata di drammi e miserie umane, in cui ogni personaggio è delineato in modo magistrale. Zagor rappresenta l’unico baluardo per ottenere giustizia in un mondo di corruttori e di corrotti abituati ad esserlo, percorre da protagonista tutta la storia, in cui lotta fino allo sfinimento di ogni energia fisica e mentale per portare il colpevole di fronte ad un tribunale. Alla fine perderà: Zagor, l’eroe titolare di testata, finisce sconfitto da qualcosa che la sua scure non può combattere, cioè la corruzione del potere. Ma nel finale perderanno comunque tutti, vittime e carnefici, in un grottesco girotondo di ruoli in cui chi ha ucciso per futilità verrà ucciso a sua volta per vendetta.
Una storia strepitosa, intensa e commovente, che ti lascia addosso un rabbioso senso di impotenza, come un amaro giù per la gola che quei bambini che l’hanno letta 40 anni fa ancora non riescono a dimenticare.

Oceano (albi 95-99), di Nolitta & Ferri
Dopo il western classico, ecco l’altra faccia dell’avventura zagoriana: il viaggio, l’esotismo, la scoperta di nuove meraviglie e sfide. Ancora una storia lunga, con una lenta introduzione che permette al lettore di assorbire l’ambiente, le usanze dei popoli, le particolarità climatiche, geografiche eccetera. Con questi lunghi incipit, molto usati da Nolitta anche su Mister No, al lettore sembrava di essere davvero lì, con i piedi nella sabbia rovente, a perdersi in quegli infiniti orizzonti blu. E ogni volta che la rileggo (rigorosamente d’estate) ancora mi sembra di tornare a respirare lo stesso salmastro che sentivo da bambino nelle narici, quando vivevo in riva al mare. Però non c’è soltanto la pur straordinaria atmosfera in queste pagine, ma anche una vicenda marinara di caccia al tesoro che, nel più puro topos di genere, si snoderà attraverso galeoni affondati, boss malavitosi locali, redivivi pirati, arcane magie e, come sempre, personaggi splendidamente delineati. Alcune scene indimenticabili: Hammad che spara allo squalo nella piscina, passando da un vero e proprio stato di allucinazione ad una feroce esplosione di rabbia liberatoria (il tutto narrato con quelle imprescindibili didascalie di prosa sopraffina, di cui si sente tantissimo la mancanza); Zagor che esplora le profondità dell’oceano rimanendo affascinato da quello che gli appare un autentico mondo nuovo, mostrandosi a noi come un uomo capace di meravigliarsi fino quasi alle lacrime per l’emozionante spettacolo sparso dalla Natura in ogni dove; Ramath che evoca lo spirito di Maldonado trasmettendoci gli stessi brividi che prova la ciurma, grazie alla tecnica narrativa della lentezza con la quale si riesce a far percepire ogni secondo dello sforzo di concentrazione e ogni atomo della straordinarietà dell’evento magico a cui stiamo assistendo. E aggiungerei anche la non trascurabile componente umoristica, con una delle mie scene preferite della serie (Cico contro la “vecchia papera” della taverna) e quella maschera insieme patetica e sognatrice che è Digging Bill. Ultima nota per i villains, archetipi di modus nolittiani: Hammad, che parte come cattivo classico ma poi saprà redimersi proprio sfruttando i propri antichi traumi, e Capitan Serpente a cui Zagor non negherà nel finale la pietà che si deve al nemico sconfitto.

Tigre! (albi 136-138), di Nolitta & Ferri
Devo dire che non sono un grande amante del filone fantastico / horror di Zagor, pur apprezzandone le storie. Questa, che è la mia preferita, parte con quella che sembra una banale caccia alla belva (ma del resto Nolitta usava sapientemente il fantastico sempre intrecciato col realismo, in modo da esaltarne il contrasto) e pian piano sprofonda in un incubo angoscioso e allucinato. Al centro della narrazione Harry Kellog, un villain strepitoso e strepitosamente nolittiano, perché di difficile catalogazione con registri netti: un assassino costretto ad esserlo per salvare il fratello, un uomo che si macchia di gesti criminali ma verso cui non si può che provare empatia, perché è cosciente di cosa fa e ne ha orrore per primo. Ancora una volta sono i drammi umani dei personaggi, se ben scavati, a renderli tridimensionali e prendersi il centro della scena innalzando la qualità del narrato. E qua bisogna dire che i tempi tecnici con cui Nolitta cuoce a fuoco lento le nostre paure – oltre a usare sapientemente stacchi e commenti per enfatizzarli – sono sublimi, anche aiutato da una gestione delle luci da Oscar da parte di Ferri. Ma questa storia non è solo un horror, sia pure di livello, bensì ci parla anche di uno scontro di culture: e quella occidentale, nella sua pretesa superiorità, mostra ancora una volta la sprezzante mancanza di rispetto per tradizioni, spiritualità e valori che hanno la sola colpa di essere diversi dai propri. Tale scontro viene ben rappresentato da un lato dall’odioso Wilfred, convinto che tutto il creato debba piegarsi al suo fucile, e dall’altro dal fiero Kubal Singh, che lo trasformerà “da cacciatore in preda”. Occorre rilevare che Zagor rimane abbastanza laterale rispetto al cuore delle vicende, ma ciò nulla toglie al fascino complessivo del racconto.

Il segno del coraggio (albi 148-150), di Nolitta & Ferri/TenentiNEW!
Ho voluto riservare l’ultima casella ad una storia a cui sono particolarmente affezionato, tanto da avere adottato – come mio nick sul forum SCLS – il nome del protagonista Walter Maddenbrook. È un personaggio che racchiude un tema probabilmente caro al suo autore, poiché lo ritroviamo anche in opere giovanili come Il ribelle e Il giudice Bean, cioè quello del giudizio malevolo formulato su parametri superficiali, senza sforzarsi di capire le ragioni vere dell’altro. In questo caso, il ragazzo viene accusato di vigliaccheria perché ha abbandonato un vessillo in mano agli indiani ma riuscirà a dimostrare il contrario grazie al fondamentale aiuto di Zagor. Ma vi troviamo anche altri aspetti affascinanti, come ad esempio il cercare la propria strada seguendo ciò che sentiamo di essere e non quello che il mondo (compresa la famiglia) vorrebbe che fossimo, nonché un’acuta critica del militarismo senza però dare giudizi negativi. In più incontriamo un altro villain grandioso come Red Warrior, un indiano che ha capito che per ottenere il rispetto dei bianchi occorre rispondere loro con le stesse armi, e mostra bene come la pretesa superiorità di una civiltà rispetto ad un’altra venga definita da nient’altro che il possesso dell’arma migliore. Stupenda la frase che rivolge a Walter: “Tu hai una scure e io un fucile… Situazione svantaggiosa… Eppure è così che i tuoi fratelli hanno affrontato per anni i guerrieri del mio popolo!” Sempre sulle differenti culture, non manca qualche bel discorso profondo di Zagor sulla comprensione delle usanze altrui, anche quelle che ci appaiono più cruente e selvagge.


“Approfitto della possibilità di aggiungere altre 5 storie, come già fatto da altri votanti, limitandomi però a brevissimi commenti.”

Sandy River (albi 133-136), di Nolitta & DonatelliNEW!
Altro capolavoro del genere Rabbia degli Osages, intenso, commovente e amarissimo.

Zagor racconta… (albi 55-56), di Nolitta & Ferri
Non sono mai riuscito a lasciare gli occhi asciutti ogni volta che rileggo queste origini del Nostro, che considero peraltro uno degli step fondamentali per la crescita del medium fumetto in Italia.

Ora Zero! (albi 107-109), di Nolitta & Donatelli
La migliore del supernemico Hellingen, impastata di temi come il controllo sociale delle masse tramite la paura, la storia scritta dai vincitori e molto altro.

La palude dei forzati (albi 465-468), di Burattini & Laurenti
Meccanismo narrativo perfetto e avvincente, psicologie profondissime dei personaggi in quello che per me è il capolavoro di Burattini.

Il ponte dell’arcobaleno (albo 400), di Boselli & Ferri
Uno struggente Boselli approfondisce il massacro di Silver Lake, con uno Zagor umanissimo e fragile al cospetto del padre, di cui conoscerà finalmente le ragioni e i torti.

Riepiloghiamo quindi la Top 5+5 di Massimo:
La marcia della disperazione
La rabbia degli Osages
Oceano
Tigre!
Il segno del coraggio
Sandy River
Zagor racconta…
Ora Zero!
La palude dei forzati
Il ponte dell’arcobaleno

Ben otto storie firmate Nolitta e predominio di Ferri tra i disegnatori, per una VENTISETTESIMA classifica parziale che vede allungare in vetta La marcia della disperazione e l’inserimento, nella classifica globale, di due “esordienti” che portano a 90 il totale di storie votate:
(ricordo che, a parità di punti, viene indicata per prima la storia più “vecchia”)

26 punti:
La marcia della disperazione ˄
21 punti:
Odissea americana
19 punti:
Zagor contro il vampiro
15 punti:
Oceano ˄
14 punti:
Zagor racconta… ˄
Passaggio a Nord Ovest
12 punti:
La rabbia degli Osages ˄
11 punti:
Zagor contro Supermike
Kandrax il mago
Terrore dal sesto pianeta
Incubi
10 punti:
Libertà o morte
Ora Zero! ˄
9 punti:
La palude dei forzati ˄
8 punti:
Tigre! ˄
6 punti:
La casa del terrore
Il ritorno del vampiro
4 punti:
L’uomo lupo
Ramath il fakiro
Il buono e il cattivo
L’uomo con il fucile
Kraken!
La lunga marcia
3 punti:
L’avvoltoio
Guerra!
Vudu!
Acque misteriose
Il sigillo dell’imperatore
La congiura degli Dei
2 punti:
altre 16 storie
1 punto:
altre 45 storie

LA CLASSIFICA COMPLETA

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ZAGOR TOP 5 – tutti gli articoli

 


 

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