ATTENZIONE: questo articolo è stato scritto per il nostro Pesce d’aprile 2023. Speriamo che vi divertiate a leggerlo quanto noi – e Moreno Burattini – ci siamo divertiti a scriverlo.
Facciamo un passo indietro, tornando all’articolo che avevo dedicato ai fumetti di Robin Wood pubblicati dall’Eura Editoriale nel 1988. In quell’articolo, scrivevo testualmente:
Apro una piccola ma importante parentesi: se le foto delle “ragazze-copertina” di Skorpio sono talvolta ammiccanti, da un paio d’anni i disegni di quelle di Lanciostory sono spesso sempre più espliciti… Per questo motivo abbiamo dovuto scegliere di mostrare solo alcune delle copertine di Lanciostory e solo il volto delle ragazze-copertina di Skorpio, altrimenti Google – come già successo – classificherebbe questi articoli sotto la categoria “Contenuto per adulti”.
E così ho continuato a fare per numerose uscite della sottorubrica Tutto Robin Wood, dato che – negli anni Novanta – le pin-up e le situazioni “piccanti” sulle copertine di questi due settimanali sono diventate sempre più esplicite, fino al 1998 di cui ho parlato pochi giorni fa, in cui (come potete vedere dalla copertina di questa nuova rubrica, opportunamente ritoccata) non solo Flopi Bach è completamente nuda, ma lo sguardo del naufrago dice tutto… Una sorta di autocensura, insomma, che abbiamo applicato per continuare a parlare di fumetti senza incorrere nei “cartellini rossi” di Google per alcune delle nostre pagine.
Durante l’ultima riunione di redazione, però, ci siamo detti: Ma possibile farsi condizionare così da algoritmi sempre più bislacchi, in un mondo social sempre più schizofrenico dove imperano le discussioni legate a political correctness, metoo, cancel culture e via dicendo? Farsi condizionare e, quindi, decidere a priori di NON analizzare determinati fumetti Eura, in cui figure femminili decisamente prosperose sfruttano il loro corpo (in tutti i sensi) in un contesto giustificato dalla trama? Per limitarci a qualche esempio: dobbiamo evitare di parlare della prorompente Barbara disegnata da Juan Zanotto? E di due famose “donnine” create da Carlos Trillo come Chiara di notte e – appunto – Flopi di giorno?
Ebbene: pur essendo consci che, soprattutto in tempi di #metoo, molte copertine e storie dei settimanali Eura non avrebbero potuto apparire in edicola… alla domanda Possibile farsi condizionare così? rispondiamo decisamente NO. “Censurare” questi fumetti Eura adesso significa, un domani, evitare di parlare di determinati episodi, che so, della bonelliana Legs Weaver e, in toto, di certi fumetti erotici degli anni Sessanta e Settanta (quali Jacula, Zora, Lando ecc.) sulle cui pagine – ricordiamocelo – hanno fatto la gavetta disegnatori italiani poi diventati maestri riconosciuti, a partire da Milo Manara.
Ecco, quindi, perché abbiamo deciso di creare uno spin-off della rubrica Benemerita Eura appositamente dedicato a questo argomento “piccante”, esemplificato fin dal titolo. E siamo ben lieti di annunciarvi che è sceso al nostro fianco, come curatore di questa rubrica, un autore e saggista come Moreno Burattini, profondo conoscitore dell’universo fumettistico degli ultimi decenni e sagace critico spesso schierato, nelle pagine del suo blog e dei suoi social network, contro la dittatura imperante del politically correct, della censura e del cosiddetto senso del pudore, ad esempio in questo fondamentale articolo intitolato Erotismo e pornografia. Moreno, inoltre, ha realizzato alcuni fumetti che hanno contribuito a rilanciare il dibattito su queste tematiche, quali ad esempio L’anatomista eretico, Fata Turchina e Occhi di cielo. Siamo quindi ben lieti di lasciargli la parola!
LE TETTE LOGORANO CHI NON LE HA
di Moreno Burattini
Chi ha scritto i seguenti versi? “Mi perderei nei tuoi seni tremanti / nelle profonde oscurità del tuo corpo soave”. No, non il sottoscritto, noto pornografo, ma Federico Garcia Lorca nella sua poesia Canzone bruna. E questi che seguono? “Dal tuo petto nudo / aperto con le sue cupole gemelle / verso il mare navigavo libero”. No, non me medesimo, noto erotomane, ma Pablo Neruda, in Epitalamio. Non indaghiamo sul fatto che questi autori di lingua spagnola sembrano tutti fissati (e forse non a caso io ho un nome spagnolo) e veniamo invece a qualcosa che ho scritto davvero io, ovvero un aforisma (fra i tanti sull’argomento) tratti dal mio Mi ritiro per delirare:
“Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le tette.”
Da cultore della materia non potevo dunque esimermi dall’accettare la proposta, pur se indecente (anzi, proprio per quello), di curare questa nuova rubrica di uBC e che io avrei voluto intitolare Seno e coseno per ingannare gli algoritmi censori che, tempo fa, bloccarono addirittura la mia pagina Facebook – come ho spiegato in questo mio articolo intitolato Lettera dal mio giudice – per aver pubblicato una copertina audace di un romanzo di Simenon (cultore della materia più di me).
Seguitemi, dunque, con il vento in poppa, fin da lunedì prossimo quando pubblicherò il primo articolo di questa rubrica!
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