Qualche giorno fa, il mio amico Butch Walts – nella sua consueta modalità “grillo pedante” – mi ha fatto una domanda a proposito di questa rubrica: “OK le panoramiche annuali su Robin Wood, OK la descrizione delle serie scritte da Trillo, Saccomanno o Barreiro, visto che sono tra gli sceneggiatori sudamericani più prolifici apparsi sui settimanali Eura… ma Ricardo Ferrari? Cosa ti ha fatto di male per non averne ancora parlato?”
Effettivamente, a livello quantitativo, Ferrari raccoglie oltre 850 voci nel gigantesco database dell’Editoriale Aurea (più di Barreiro, per dire), ma Butch dimentica un aspetto fondamentale delle mie rubriche, che avevo reso esplicito fin dal loro inizio: tranne rare eccezioni, per lo più concentrate nella rubrica Bonelli forever, mi ero ripromesso di parlare soltanto di fumetti che mi sono piaciuti particolarmente… e questo non è il caso di Ferrari, ottimo e prolifico autore – beninteso – che però, diversamente dagli sceneggiatori sopra indicati, si è concentrato sulla produzione di miniserie e soprattutto di fumetti “liberi”, cioè quelle storie autoconclusive composte da poche pagine che mooolto spesso (come spiegavo in questo articolo) mi scivolavano addosso senza lasciare tracce. Nessuna serie “lunga”, quindi, che mi avesse colpito in modo particolare come successo con altri autori: e l’unica opera di Ferrari di cui mi ricordo dopo una trentina d’anni è, appunto, Il Golem.
Questa miniserie, suddivisa in tre parti e ambientata in un futuro cupo e angosciante (la prima vignetta indica che siamo nel 3020), è nata dalla collaborazione del cosiddetto equipo, composto da Ferrari ai testi e da Domingo “Cacho” Mandrafina e Alberto Macagno ai disegni. Il primo episodio appare nel 1991, sul n° 9 di Lanciostory che accoglie le prime due parti, mentre la terza viene invece pubblicata nel 1995 su Skorpio a partire dal n° 23: alla fine, gli episodi complessivi saranno soltanto 15.
La caratteristica fondamentale della trama è costituita dal senso di “decadenza” – fisica, ambientale, morale – che sprigiona dalle vicende del Golem. O meglio: dalle vicende dei personaggi che si alternano sulla scena al posto di un protagonista che, pur dando il nome a tutta la serie, costituisce una presenza sfuggente in tutte e tre le parti, con l’autore che cerca continuamente di spiazzare il lettore (riuscendoci abbastanza, aiutato anche dalla brevità dei singoli archi narrativi).
Per non rovinare la sorpresa a chi non conosce la serie, evito di raccontare ulteriori particolari sulle vicende di questo “superuomo” – creato in laboratorio innestando su un ovulo umano geni di altri animali e aumentandone artificialmente l’intelligenza – e soprattutto sui personaggi che gli ruotano intorno diventando, volta dopo volta, i veri protagonisti delle tre parti: Ferrari svolge, come dicevo, un ottimo lavoro di depistaggio e la lettura scorre gradevole. Devo però confessare che gran parte del mio gradimento era comunque dovuto all’apporto grafico garantito da Mandrafina (uno dei miei disegnatori sudamericani preferiti), coadiuvato egregiamente da Macagno: è merito loro se l’ambientazione “decadente” del futuro viene resa in modo perfetto, con un segno realistico e al contempo grottesco che dà vita a personaggi tratteggiati in modo impeccabile.
Il successo di questa miniserie viene attestato dalla sua ristampa integrale nei numeri 67, 73 e 126 della collana Euracomix Tuttocolore che include (curiosamente, in bianco e nero) un’unica altra serie di Ferrari: si tratta di Secoli bui, disegnata da Alberto Salinas, pubblicata nei numeri da 203 a 205. Sei albi in tutto che costituiscono il punto di partenza ideale per chi volesse (ri)scoprire questo sceneggiatore.
PS: mentre cercavo – per fare contento Butch – altre informazioni su Ferrari, ho scoperto che spesso ha collaborato (più o meno in incognito) con Robin Wood, ad esempio per alcuni episodi di Nippur di Lagash e per la “prosecuzione” di Gilgamesh negli episodi mai apparsi in Italia; in anni più recenti, invece, è diventato uno degli autori dei monografici di Dago, di cui ha sceneggiato una quarantina di storie mensili a partire dal 2006.
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