Quando, grazie ai buoni uffici di Stefano Priarone, sono riuscito a contattare Alfredo Castelli per chiedergli di partecipare, come ex-autore zagoriano, alla mia rubrica Zagor Top 5, non credevo di ricevere una risposta praticamente immediata… anche se Alfredo mi ha chiesto di avere pazienza, in quanto avrebbe votato molto volentieri ma, parole sue, “prima o poi” perché molto indaffarato con altri impegni. Avendo stabilito il contatto, però, ho puntato sulla sua sindrome martinmystèriana – secondo cui, per quanto uno sia impegnato, c’è sempre qualcosa all’ultimo momento che distrae e interessa molto di più… – e gli ho ricordato alcuni aneddoti che lo riguardavano e che mi hanno sempre incuriosito: beh, Alfredo si è fatto coinvolgere subito ed ecco il risultato!
Buongiorno Alfredo e grazie della disponibilità! Come ti spiegavo nei nostri primi contatti, limiterò al minimo indispensabile le domande riguardanti il quarantennale di Martin Mystère, festeggiato lo scorso aprile con tutta una serie di iniziative che sono riassunte qui. Avresti mai pensato di raggiungere un simile traguardo, nel 1982?
Assolutamente no, ma non l’ho pensato neppure al trentesimo compleanno, quando ritenevo che ormai fossimo alle ultime battute. Men che meno mi aspettavo che avrebbe raggiunto il n° 400 (tra poco ci saremo). L’ho anche scritto nella posta del n° 300. Ancora oggi mi sembra impossibile, e occorrerebbe che un Detective specializzato indagasse sull’accaduto.
C’è qualche altra iniziativa che avresti voluto includere nei “festeggiamenti” del quarantennale e che invece, per qualche motivo, non ha potuto vedere la luce? E cosa ci puoi dire, inoltre, dell’iniziativa in tandem con Priarone di cui parlavi nel tuo editoriale sul n° 391?
È inutile dire che mi piacerebbe se ci fosse un film o una serie di telefilm su Martin, ma se mi chiedessero come lo vorrei fare non saprei da che parte iniziare. Non cercherei di rispettare il fumetto a tutti i costi perché cinema e fumetto sono due mezzi differenti; inoltre, mai e poi mai vorrei scrivere io le sceneggiature: non sono un autore cinematografico e non sperimenterei come funziono in corpore vivo, dato che il corpo è mio. Vorrei uno scrittore esperto, possibilmente inglese o americano; gli darei una serie di paletti da rispettare, e poi faccia lui.
Parlando di cose possibili da fare in tempi brevi: LIBRI. C’è un intero faldone di idee per libri che ritengo piuttosto originali.
Per quanto riguarda Priarone, sta preparando un volume della serie “Io sono…”.
Mi è sembrato doveroso l’onore che la casa editrice ha tributato a Martin – e a te – con il quinto albo della collana Grandi Storie Bonelli, contenente le prime storie di Mister Jinx (proprio quelle di cui avevo parlato in un mio articolo). Ho letto qui alcune tue interessanti considerazioni sulla “nascita” di questo villain e lo ritengo una delle tue creazioni migliori. Nella tua graduatoria personale, quale posizione occupa rispetto agli altri personaggi che hai creato?
Tra i cattivi forse il primo posto. Orloff occupa il primo posto nella classifica di Recagno, che ha una sorta di esclusiva non scritta per portarne avanti le vicende.
Bene bene bene… Con questo ho esaurito le domande istituzionali che avevo da porti e vorrei passare al resto dell’articolo, che verterà come dicevo su aneddoti e luoghi comuni “bonelliani” che ho accumulato nel corso degli anni. Premetto subito che NON ho ricontrollato sistematicamente la fonte delle affermazioni che seguiranno, basandomi invece soltanto sulla mia memoria… a te dirci se siano vere o false!
D’accordo, inizia pure.
Il primo è Sergio Bonelli che affermava:
Quando Alfredo Castelli si è presentato alla nostra casa editrice, aveva i pantaloni corti.
FALSO. Ho sempre detestato e tuttora detesto i pantaloni corti in città salvo che (ATTENZIONE: maschilismo senile!) siano indossati da piacenti ragazze. Comunque avevo 18 anni, non ero un bimbo, potevo vestirmi come mi pareva e non li portavo. Era un’invenzione di Sergio basata soltanto sulla mia giovane età.
Alfredo Castelli sul suo esordio zagoriano (Molok, albi 76-77):
Il mio era un vero e proprio sequel di Frankenstein, mostro originario compreso, poi la trama venne annacquata, copiando & incollando la nuova faccia sui disegni di Bignotti.
VERO, anche se non credo di aver usato il termine “annacquata” che non mi è proprio, pur se non potrei giurarlo: la trama non è annacquata, sono solo cambiati i nomi. Sergio Bonelli detestava che fossero utilizzati personaggi letterari o storici, o comunque preesistenti. In realtà non riscrisse tutto, ma si limitò a chiamare “Molok” il mostro e cambiare poco altro (e a fare le solite e numerose correzioni che operava abitualmente agli Zagor non sceneggiati da lui, cosa che gli editor hanno il diritto divino di fare). Fu Bignotti a faticare per modificare tutti i volti “alla Boris Karloff”, non “copiandoli e incollandoli”, visto che i personal computer e ancor più Photoshop erano in mente Dei, ma disegnandoli e incollando una per una le faccine e altri particolari.
Ancora Sergio Bonelli, stavolta sul team-up tra Martin e Mister No:
Io e Alfredo abbiamo lottato accanitamente per far prevalere il rispettivo personaggio sull’altro, discutendo ogni singola tavola.
FALSO. La prima regola dei team-up è non fare prevalere nessuno dei personaggi. Sergio si disinteressò molto rapidamente dell’albo dopo che gli chiesi di tagliare una ventina di tavole con schermaglie tra Mister No e Martin perché dovevamo stare in un albo completo di 148 pagine e non in una lunghissima storia a puntate come lui era abituato a scrivere. Forse ho detto che lui (non io: sarebbe illogico!) si era “vendicato” facendo flirtare Jerry con Diana. Però la storia che Sergio e io avevamo lottato accanitamente, pur se non è vera, dal punto di vista della comunicazione era ben trovata.
A proposito di team-up, Antonio Serra sul primo team-up tra Martin e Nathan Never:
Alfredo ebbe altri impegni e il suo apporto fu più limitato del previsto, addirittura si dimenticò che la sequenza con il risveglio di Martin nel futuro – per la quale mi rimproverò della scarsa corrispondenza con il personaggio – l’aveva scritta lui…
NON PROPRIO COSÌ. Nel breve articolo di presentazione del team-up ne spiegai la genesi e chi aveva scritto cosa: io avevo avuto l’idea di come risolvere l’incontro senza macchine del tempo, dimensioni parallele eccetera e avevo scritto le pagine al riguardo; in più avevo scritto le prime scene in cui Martin si risvegliava nel futuro. Di queste ultime – spiegavo – mi ero totalmente dimenticato: me lo aveva ricordato Serra (che stimo molto), rammentandomi che in fase di pre-sceneggiatura avevo voluto risistemare la scena del risveglio, scritta da lui (ma senza rimproveri o altro) per aggiustare il comportamento del personaggio, che non mi sembrava del tutto in linea con quello abituale. La brevità del mio apporto non era un “abbandono”, ma era stata concordata a priori perché, in effetti, avevo molto da fare.
Di nuovo Alfredo Castelli e di nuovo su Zagor:
Detengo un primato: ho scritto la storia peggiore di Zagor secondo i lettori (Fantasmi), quella peggiore secondo Bonelli (La fortezza di Smirnoff) e quella peggiore tout court secondo me (Il ritorno di Guitar Jim).
VERO. Ma La fortezza di Smirnoff ha dato il titolo al primo videogame ispirato ai fumetti, quando questi uscivano su dischetti da 3 pollici e mezzo, cosa che non era piaciuta a Sergio, che detestava la storia e sospettava dei videogiochi. In quanto a Fantasmi (risposta non richiesta, ma qualcuno farà di certo questa domanda): sì, il racconto è ispirato – o basato, o plagiato, come volete – da un albo di Carl Barks, Donald Duck and the Ghost of the Grotto. A mia difesa dico che la storia di Barks era di 26 pagine; Fantasmi di 153, e quindi qualcosa di mio, nel bene o nel male, devo avercelo aggiunto.
Sergio Bonelli sul Docteur Mystère:
Non sopporto la comicità nei fumetti Bonelli (NdR: e Cico?!?), metterò il veto alle storie surreali e grottesche su Legs e non farò proseguire lo spin-off del Docteur Mystère.
VERO. Il solo vederlo lo faceva imbestialire (“Come può un disegnatore così bravo illustrare una storia così di m…a?”); altrettanto valeva per Gli Aristocratici che gli avevo proposto di continuare, per i quali si rifiutava di credere che qualcuno li apprezzasse (e invece funzionarono molto bene in numerosi paesi e oggi sono stati ristampati con un certo successo), chissà per quale ragione… Sta di fatto che Filippucci e io abbiamo ricomprato i diritti di Docteur Mystère per poterlo continuare altrove.
Alfredo Castelli a Giancarlo Alessandrini:
X pagine di inseguimenti tra auto, fai tu.
SEMI-VERO. L’affermazione è corretta ma la vittima, più che Alessandrini, era di solito il povero Bignotti e “X” sta al massimo per 3 pagine in cui erano descritti l’incipit dell’inseguimento (in realtà, abitualmente una scazzottata) e il finale (per esempio: “due a terra e un terzo scappa”). Se si trattava di una sequenza riempi-pagine – che a volte occorre per questioni di ritmo narrativo, anche se è un tipo di scena che detesto – e se al disegnatore andava di farla e io ero certo che sapeva farla, lasciavo che se la sbrigasse lui; se invece occorreva una particolare regia come, per esempio, nell’inseguimento iniziale del numero del quarantennale di Martin, allora descrivo tutto e anche in modo molto pignolo.
Alfredo Castelli su Mister No:
Accetto di tornare a scrivere su Mister No con la storia sul faraone dimenticato nella trasferta africana solo se posso fare una specie di cross-over con il Martin presente in edicola (albi 104-106, Un uomo chiamato Mhosis).
FALSO. Il cross-over è dovuto al puro caso (o, se volete, un’altra parola di 4 lettere che inizia per “c” e finisce per “o”). A un certo momento mi sono accorto che la storia di Martin e quella di Mister No erano programmate per gli stessi mesi: ho fatto qualche ritocco qua e là mi sono preso il merito di aver creato il primo cross-over bonelliano.
Decio Canzio sulle difficoltà iniziali di Martin Mystère:
Dopo una ventina di albi, le vendite erano scarse e pensavamo di chiuderlo, ma al vulcanico Alfredo venne l’idea degli albi speciali con il Dizionario dei misteri allegato e la serie spiccò il volo.
NON SO. Effettivamente le cose non andavano come si sperava, ma non in modo così tragico. Fino a qualche anno prima, il primo numero di un albo Bonelli, bello o brutto che fosse, vendeva d’acchito almeno 100.000 copie: poi, se non piaceva, al secondo numero scendeva. Era un po’ che non uscivano nuove testate, e scoprimmo che non era più così. Il BVZM vendette meno di 60.000 copie. Lo stesso accadde a Dylan Dog, che però piacque moltissimo subito dopo e continuò ad aumentare le vendite. Erano altri tempi, in cui Topolino vendeva 800.000 copie a settimana. Sembra un’antica leggenda in cui accadono impossibili magie.
Comunque il dizionarietto fece vendere qualcosa di più; soprattutto si scoprirono degli errori nella lettura dei rendiconti del distributore, che erano migliori di quanto sembravano.
Alfredo Castelli su Dylan Dog:
Cosa cambierei se potessi tornare indietro e creare un personaggio da zero? Gli metterei una camicia rossa, gli farei esclamare “Giuda Ballerino” e userei le iniziali di Donald Duck invece di quelle di Mickey Mouse.
PUÒ DARSI. Essendo io estremamente spiritoso, potrei averlo detto.
Alfredo Castelli di nuovo su Zagor:
Lo Spirito con la Scure mi stava antipatico, proprio per quello nelle storie di Zagor che ho scritto ho sempre messo Cico in primo piano.
NON CREDO, però non si sa mai: facevo fatica a scrivere Zagor, ma questo non significa che mi fosse antipatico. Comunque da parecchi anni vado dicendo che se dovessi scommettere su un personaggio Bonelli sceglierei Zagor perché è estremamente duttile: potrebbe interpretare disegni animati, videogame, telefilm, essere oggetto di licensing e via dicendo. Di fatto di telefilm ne ha già interpretati: c’era la serie TV (non il film) The Wild Wild West che, mutatis mutandis, aveva la stessa struttura… solo che Zagor si chiamava James T. West, Cico si chiamava Artemus Gordon e Hellingen si chiamava Miguelito Loveless.
Per finire, Alfredo Castelli sulla sua “creatura”:
Martin Mystère, c’est moi!
MAI DETTO, ma più che giusto. Ho i suoi stessi capelli biondi e occhi azzurri, il suo stesso aspetto aitante, le sue doti atletiche, il suo stesso appeal sulle donne, la capacità di non invecchiare. Oui, c’est vraiment moi!
Alfredo, per ora è tutto: ti ringrazio della tua disponibilità e aspetto i tuoi voti sulle storie di Zagor che preferisci!
Voterò senz’altro, prima o poi: magari rifatti vivo se vedi che tardo troppo 🙂
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