I maestri dell’orzo

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La circostanza che (non) mi ha fatto conoscere, fino al 2005, l’ennesima BD di successo scritta dal belga Jean Van Hamme negli anni Novanta è quanto meno curiosa: in quegli anni, infatti, sfruttavo ogni mio viaggio in Francia per fare un salto alla FNAC delle città che visitavo e leggere (o almeno sfogliare) gli episodi delle BD che più mi piacevano prima del loro arrivo in Italia. Spesso il tempo a mia disposizione era però limitato e, quindi, finivo per concentrarmi sulle nuove uscite di Jeremiah, XIII e, da pochi anni, Largo Winch e davo un’occhiata distratta al resto.
Nel 1994, comunque, intravidi tra le nuove serie esposte un paio di albi il cui titolo, però, non mi attrasse più di tanto perché, nella fretta, lessi per sbaglio “Les maîtres de l’orgie” e pensai a una serie porno-soft (!). L’anno successivo mi sposai, poi iniziai a lavorare in proprio, quindi nacque mia figlia… e finì che non tornai in Francia fino al 1999. Nel frattempo avevo anche mollato Skorpio, su cui la serie venne pubblicata (con il titolo lasciato in francese e la consueta suddivisione di ogni albo originale in più episodi) a partire dal 1998 per poi essere ristampata nella collana Euramaster.

L’equivoco in cui ero caduto mi ha dunque privato di questa particolare serie in sette volumi finché non ne ho letto la versione completa nel volume 45 del collaterale Serie Oro di Repubblica, in cui mi resi conto che l’ultima parola del titolo non era “orgie” (orgia), bensì “orge” (orzo): i protagonisti, infatti, erano i membri di una famiglia di maestri birrai e ogni albo costituiva il tassello di una saga che iniziava nel 1854 per terminare nel 1997, con salti temporali di 20-30 anni circa tra un episodio e l’altro.
Se, in altre sue serie, Van Hamme inserisce i meccanismi tipici del feuilleton in modo – secondo la mia opinione, naturalmente – un po’ pretestuoso (soprattutto in XIII, dopo i primi travolgenti e serratissimi episodi), qui è il feuilleton stesso a costituire il centro della narrazione: tutta la storia, infatti, ruota intorno alle interazioni tra i membri della famiglia Steenfort attraverso le varie generazioni, “all’interno di un mondo che cambia a una velocità straordinaria” – come si legge nella presentazione della Serie Oro – “trasformando in industriale e multinazionale quella che all’inizio era una semplice attività artigianale, tra drammi, gioie, colpi di scena, odi, amori e tradimenti” sfruttati appieno da Van Hamme per sorprendere e coinvolgere continuamente il lettore.

Come già successo per Largo Winch, l’autore prende spunto da una sua opera precedente: in questo caso si tratta di uno sceneggiato la cui realizzazione era stata appositamente commissionata a Van Hamme, all’inizio degli anni Ottanta, dalla televisione nazionale belga (va ricordato che la passione dei Belgi per la birra, basata su una tradizione secolare, è paragonabile solo a quella dei Francesi o degli Italiani per il vino). La produzione dello sceneggiato viene però abbandonata dopo la privatizzazione della TV.
Trascorsi dieci anni, l’autore – forte dei numerosi successi sfornati nel frattempo* – decide di rielaborare l’idea originale e di trasformarla in un fumetto, coadiuvato alla perfezione dal disegnatore che lo affianca: si tratta del francese Francis Vallès, che prima dei Maestri dell’orzo era attivo soprattutto nell’editoria per ragazzi e che poi, nel nuovo millennio, tornerà a collaborare con Van Hamme per la serie Rani.

Il meritato successo di questa saga in Italia viene attestato, oltre che dalle pubblicazioni targate Eura e dalla presenza nella Serie Oro, dalla ristampa in due volumi all’interno di un altro collaterale: i volumi 10 e 11 della collana Ai confini della storia, pubblicata dalla Gazzetta dello Sport a partire dal 2015, contengono infatti i 7 volumi della serie originale insieme ad una serie di brevi episodi (facenti parte originariamente di un ottavo albo pubblicato in Francia) in cui vengono raccontati avvenimenti che fungono da raccordo alla trama principale, svelandone alcuni retroscena. La ciliegina sulla torta di un’ottima BD.

*La vena prolifica – e poliedrica – di Van Hamme lo ha reso negli ultimi decenni uno degli sceneggiatori di maggior successo della BD franco-belga e uno degli autori più presenti in questa rubrica: inevitabile, quindi, la sua inclusione nel prossimo articolo dedicato ai Maestri della BD, che verrà pubblicato a breve.

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