Roberto Saviano è ancora vivo

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Tutto si poteva immaginare di Roberto Saviano tranne che aspirasse a diventare un autore di fumetti, invece nel giro di pochi mesi sono apparse in libreria diverse opere che lo riguardano direttamente. Il giornalista napoletano, che dopo aver denunciato pubblicamente alcuni capi della Camorra – nella sua opera Gomorra – vive sotto protezione dal 2006, ha deciso di raccontare la sua storia con un albo a fumetti dal titolo Sono ancora vivo, edito nella scorsa estate da Bao Publishing con i disegni dell’illustratore israeliano Asaf Hanuka. Questo graphic novel non sembra essere destinato a costituire una semplice meteora nel panorama fumettistico: infatti è stato seguito da una vera e propria serie per Feltrinelli Comics, Le Storie della Paranza, con la collaborazione di Tito Faraci e i disegni di Tanino Liberatore & Riccardo La Bella, di cui fino a ora sono usciti due volumi contenenti gli antefatti del suo romanzo del 2016, La Paranza dei Bambini.

Le prime minacce, pag.21

In Sono ancora vivo Saviano racconta la sua storia, alternando la cronaca degli eventi che lo hanno portato a vivere permanentemente sotto scorta (a causa delle minacce ricevute dagli esponenti della Camorra, anche durante i processi in cui erano imputati) alle scene di vita quotidiana, ormai perduta e molto rimpianta, di quando era bambino, non mancando di illustrare i suoi desideri e le ansie che lo assillano, la solitudine che ammanta la sua esistenza. Si passa dalla genesi di Gomorra alle prime minacce ricevute, fino ad arrivare all’incredibile situazione di esilio/prigionia in cui si trova, contraddistinta dagli inevitabili momenti di scoramento quando aumenta la percezione dell’impossibilità di vivere una vita normale, ormai persa per sempre.

Ad accompagnare la narrazione sono varie interviste che Saviano ha concesso nel corso degli anni, espediente letterario attraverso il quale sono raccontati gli incubi che lo assillano ma anche la sensazione di libertà provata a New York, quando può finalmente girare liberamente. E ancora la vera e propria prigionia cui si deve assoggettare e le fake news che annunciano la sua morte, senza trascurare le polemiche politiche degli ultimi anni, quando un ministro italiano arrivò a cercare di intimorirlo minacciandogli di levare la protezione se avesse continuato a evidenziare errori e orrori del suo mandato.

Salman Rushdie, pag.27

Nel racconto Saviano cita apertamente il giudice Falcone, condannato a morte dalla Mafia, lo storico antifascista Gaetano Salvemini, i romanzieri Corrado Alvaro e Truman Capote per la loro capacità di raccontare la realtà, fino ad arrivare a Salman Rushdie che si trovò a vivere una situazione simile a causa della Fatwa lanciatagli contro dall’ayatollah iraniano Khomeini, in seguito alle polemiche suscitate dalla pubblicazione del romanzo I versi satanici, e che Saviano incontra direttamente nel 2008.

Buona la prova dell’illustratore di Tel Aviv Asaf Hanuka, attivo soprattutto in Francia, che curiosamente non indica Sono ancora vivo tra i volumi realizzati sul suo sito online. Si nota, oltre al segno grafico elegante e preciso nell’accompagnare le inquietudini del racconto di Saviano, soprattutto l’utilizzo creativo del colore, con una scelta cromatica differente per ogni capitolo, a sottolineare gli stati d’animo vissuti dal protagonista.

La libertà, pag.73

Un’opera che sicuramente presenta anche alcune criticità, come sottolineate da alcune recensioni,  importante se non altro perché testimonia l’evidente consuetudine dell’autore con il mondo del fumetto. Roberto Saviano può contare collaborazioni illustri a livello giornalistico, è un romanziere tradotto in tutto il mondo, nel 2008 ci fu una mobilitazione internazionale di intellettuali in sua difesa, con il sostegno di ben 6 premi Nobel. Il fatto che un autore così importante scelga il fumetto come mezzo d’espressione per raccontare la sua storia è un segnale ulteriore dell’importanza che questo medium ormai riveste all’interno del mondo culturale.

Ad ognuno il proprio Roberto Saviano, pag.123

Una storia a fumetti probabilmente imperfetta, che non commuove per esempio dove dovrebbe, ma importante per il grido di libertà lanciato dall’autore e per la sua scelta artistica, in cui il fumetto rappresenta il medium adatto per questo genere di racconti autobiografici e di denuncia sociale. A dispetto poi del tono dolente, questa storia non può che confermare la vitalità di Roberto Saviano, sempre più impegnato in nuove avventure editoriali e artistiche, per cui non possiamo che confermare l’assunto del titolo: Roberto Saviano è ancora vivo!

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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