Geobreeders: il manga giusto al momento sbagliato

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In questa puntata de “L’Incompleto” ci troviamo un po’ a disagio. Per motivi che scoprirete nell’articolo, non possiamo prendercela con l’autore, ma anche il pubblico non ha esattamente tutte le colpe.

Iniziare benissimo

Di Geobreeders ne parlai anni fa: era la cosa più vicina al cinema di John Woo e Jackie Chan io avessi mai visto fatta a fumetti. E dal momento che il cinema di Jackie Chan era la cosa più vicina alla commedia slapstick-violenta dei Looney Tunes, era anche il manga più vicino ai Looney Tunes io avessi mai visto.

Aveva una perfetta gestione dei tempi dell’azione e questa perfetta gestione era affidata esplicitamente ai personaggi senza che questo si traducesse in un gioco metatestuale: i personaggi trasmettevano al lettore la loro certezza che facendo una cosa, la più assurda possibile, ad un dato momento, il più sbagliato possibile, il successo sarebbe stato spettacolare, cataclismatico, eccessivo.
L’intero piano di un palazzo sarebbe esploso, la ruota panoramica di un Luna Park si sarebbe fragorosamente accasciata su sè stessa, un Autoblindo sarebbe stato sconfitto da un ApeCar (anzi, un Honda Vamos ) e un aereo di linea crivellato di colpi d’antiaerea sarebbe atterrato per le strade della “pacifica” Ayagane (“Ma è nella Bosnia Meridionale?” chiederà un personaggio secondario) senza “troppe” vittime.

Tutto questo lasciando al lettore la convinzione che “fosse giusto così”, che i personaggi, esattamente come Jackie Chan (quello delle origini, non l’imbolsito PR del Partito Consumista Cinese che ci ammorba da un decennio) o Chow-Yun-Fat, non avevano fatto null’altro che “seguire la loro natura”.

Purtroppo Geobreeders non è mai stato completato, come scrivevo già ai tempi.
In Italia la pubblicazione verrà interrotta: ufficialmente per attendere i nuovi volumi, ma Panini Comics non la riprenderà mai, temo a causa di priorità rivedute nel pieno di quella che fu l’eruzione del vulcano manga in Italia, con il passaggio da 15 a 50 testate nel giro di pochi anni.
In Giappone, ma anche in Francia, continuerà ad avere una pubblicazione regolare con buoni riscontri, confermati da una trasposizione in film animato.

Purtroppo Akihiro Ito, l’adrenalinico disegnatore dal tratto banale ma dall’eccezionale senso registico, dopo 16 volumi dovrà posare il pennino nel 2009 a causa di gravi problemi di salute che, ad oggi, ancora non sembrano risolti.

Nonostante vi sia una venatura di egoismo nel proporlo, trovo che in questo caso sia particolarmente cosa buona e giusta augurargli una serena convalescenza ed una prossima completa guarigione.
Che si cancelli l’amara ironia di tempi sbagliati che penalizzano un manga incapace di sbagliare i tempi.

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