Anche per Nathan Never è arrivata la primavera.
Dopo i voli pindarici di Bepi Vigna che ci hanno mostrato infiniti e (im)possibili universi e prima di rituffarci nel multiverso con la storia di aprile, ecco che la serie ci sorprende (piacevolmente) con una storia semplice ma efficace, che è allo stesso tempo un omaggio al Maestro Miyazaki e un ricordo di Federico Memola (che collaborò alla stesura del soggetto con Sergio Masperi) e Giovanni Pueroni (che realizzò una quarantina di tavole, rimaste inedite).
Una storia sbucata dal passato ma che mostra come il contributo dell’autore scomparso non abbia tempo
Sergio Masperi e Massimo dall’Oglio (che raccoglie il testimone di Pueroni) riescono così a raccontare una vicenda che prende a piene mani dalle ambientazioni care allo Studio Ghibli, pur senza forzare o snaturare quella che è la natura neveriana.
D’altro canto, l’influenza di Memola ai testi traspare proprio nel generale tono scanzonato della storia, basti pensare ad alcuni siparietti comici tra gli stessi Nathan e Legs: in questo sono non pochi rimandi al mood della sua creatura Jonathan Steele, mentre rimanendo nei confini della testata, la memoria corre al n.45.
Le citazioni a Porco Rosso, Laputa Il Castello nel Cielo, Conan il Ragazzo del Futuro e Nausicaa della Valle del vento sono palesi e vivaci, ma non mancano ammiccamenti a Monkey Punch (vedere la Fujiko Mine di pagina 13) o a Rei Hiroe e Shin’ichirō Watanabe, per una piacevole avventura.
I dialoghi, il ritmo ed i paesaggi trasformano così questo albo in un manga in formato bonellide che si fa leggere con piacere e si fa apprezzare per il talento visivo e narrativo messo in atto dagli autori, nonostante la prevedibilità dei colpi di scena.
Il lavoro di Massimo dall’Oglio, non nuovo a questa tipologia di racconto, è misurato e pultio. Un tratto che sintetizza perfettamente le ambientazioni, i personaggi ed i (tanti) riferimenti alle opere degli autori sopra citati, giocando efficacemente con la struttura delle tavole, con i costumi e con la fisionomia dei personaggi.
Menzione a parte per la figura di Legs, che risulta ottimamente a suo agio nella storia: ironica, tosta e sexy come la Revy di Black Lagoon (con la quale condivide anche il nome, Rebecca), si amalgama alla perfezione allo stile seinen del racconto.