uBC: io lo conoscevo bene

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Parliamoci chiaro: scrivere di fumetto è divertente quanto leggere il fumetto. Ma!

C’è sempre un maledetto “Ma” anzi tanti. “Ma porta via tempo”, “Ma è difficile”, “Ma se poi non piace?”, “Ma se qualcuno si offende?”, “Ma siamo sempre i soliti 4”, “Ma alla fine i giovani d’oggi non leggono più signora mia e stanno attaccati tutto il giorno al loro smarfon.”.

Ma anche per i “Ma” c’è un altro “Ma”. “Ma a te, in fondo, che te ne frega?”.

Sei TU che leggi il fumetto, sei TU che magari vorresti scriverne. Sei TU che noi della redazione vogliamo e aspettiamo alla nostra mail oppure al nostro FaceBook .

Le testimonianze che seguono possono sembrare una nostalgica celebrazione ma sono in realtà nient’altro che un subdolo tentativo per convincerti che scrivere di fumetto dopo che ne leggi è molto più normale di quanto sembri e, quindi, dai, che ti costa?
La prima volta è gratis…
(Anche le successive, in realtà, che qua non si spiccica soldo…).

Massimo Cappelli

Rispetto a ciò che mi ha spinto a collaborare con un sito online, c’è poco da dire, se non che ad un certo punto leggere i fumetti mi piaceva così tanto che non mi bastava più, dovevo capire come mai mi piacessero così tanto e dopo aver prodotto sinossi e cronologie delle mie collane preferite in misura inquietante, con l’arrivo di un personal computer a casa e l’agognato collegamento internet incontrai in rete un sito chiamato uBc Fumetti.

Apprezzarlo e chiedere timidamente di collaborare fu in rapida successione  e dopo un po’ di anni sono ancora qua….
Ogni tanto qualche fumetto attira ancora abbastanza la mia attenzione da meritarsi qualche parolina sul sito.
Alla fine qualche soddisfazione arriva anche per chi come me preferisce mantenere un basso profilo sui social e sui forum e non ama millantare conoscenze tra gli autori di fumetti ….

 

Pasquale Laricchia

Leggo fumetti da quando ho memoria, più leggevo fumetti più ne cercavo e scoprivo di altri.
Nella piccola provincia della mia infanzia era però complicato orientarsi e scoprire cosa leggere (nonché trovare fumetti da leggere).
E non solo, era complicato anche capire cosa stavo leggendo!
uBC è stata la mia prima guida: mi ha orientato nelle scelte, nelle interpretazioni e negli approfondimenti.
È stato quasi naturale farne parte poi, dopo pochi anni, come redattore.
Sono cresciuto con uBC e grazie ad uBC.
Quì ho incontrato amici e persone eccezionali ed alcune di esse sono diventate parte fondamentale della mia vita.
uBC è da anni la mia guida attraverso il fumetto ed oltre.

 

Daniele J. Farah

Sono entrato in uBCfumetti.com nel 2000, su calda sollecitazione dell’allora capo redattore delle recensioni mensili che venivano scritte per gli albi inediti di Magico Vento. Ho così scritto la mia prima recensione dal titolo Il Palazzo dell’Eternità in cui focalizzo la mia attenzione sulla scena in cui Magico Vento e il ragazzo cinese Wu Song, bevono dalla stessa borraccia.

Non è un caso che il capo redattore di uBC fosse anche un caro amico con cui nei campeggi in montagna, la sera, al freddo, si beveva tutti insieme intorno al fuoco dalla stessa grolla calda. Un gesto di comunione fraterna, che al giorno d’oggi sarebbe una follia dato quello che stiamo vivendo da ormai oltre un anno.

Perché quindi sono entrato in uBC? Per amicizia di un singolo e allo stesso tempo per intessere molte altre amicizie con persone con la mia stessa passione. Amici che non avrei mai incontrato se non avessi fatto parte di uBC. Ed è significativo che il sito anche in questo periodo continua a permettere a tutti noi di restare uniti. E’ il Magazine la nostra grolla, oggi: il ricettacolo in cui versiamo i nostri contributi e poi alternativamente ci abbeveriamo dei contributi altrui, reciprocamente accresciuti.

Comprendo che per chi voglia prendere in considerazione l’idea di entrare a far parte di tutto questo, i legami che già ci uniscono possano apparire come un ostacolo.
Per alcuni entrare in uBC potrebbe apparire come i cori sul balcone, tutti entusiasti per qualche settimana, tutti felici di scoprire che c’è un vicinato con cui non ci si era mai veramente confrontati. E quanto è durato questo slancio? Qualche settimana appunto. Per alcuni forse un paio di mesi. Ma per qualcuno c’è sicuramente stato un ritorno di qualche tipo.
Che senso ha quindi entrare oggi in uBC Magazine per scrivere nello stesso luogo in cui scrivono persone sparpagliate su tutta Italia? E’ un’esperienza da provare e su cui spendere delle energie, per scoprire cosa ne può nascere sulla distanza. Per alcuni è diventato un lavoro, perché è diventato il trampolino che li ha portati a diventare giornalisti professionisti. Qualcun altro ha addirittura avuto l’opportunità di stringere un rapporto professionale con la Casa Editrice Bonelli stessa. Per qualcun altro ancora “galeotto fu uBC” perché ha unito fra loro in matrimonio delle coppie di redattori.

Quali frutti ne potrai ricavare tu se inizierai a collaborare con noi? Solo tu lo potrai scoprire e sarai tu a venirlo a raccontare a noi in seguito. Tutto comincia con un articolo come il mio e chissà, forse sarà l’ultimo, oppure fra vent’anni lo ricorderai come il primo di una lunga serie di articoli che avrà per te un significato simbolico come lo è per me oggi il mio. Ti aspettiamo qui seduti intorno al fuoco della stessa passione. Dai avvicinati. Vedrai che andrà tutto bene.

 

Vincenzo Oliva

Per molti, anzi moltissimi anni la parte più bella della mia vita è stata legata ai fumetti. Come lettore, innanzi tutto, e in seguito anche come critico dilettante: dove “dilettante”, magari peccando di superbia, è solo da intendersi come “non remunerato”. E dove “non remunerato”, economicamente o in termini di possibili opportunità o sviluppi, è fondamentale per la libertà che dona la gratuità.

Il dilettante – il vero dilettante – è spinto da una passione; è privo di finalità ulteriori al desiderio di condividere il suo pensiero con chi condivide la sua medesima passione; è privo di finalità ulteriori alla dissezione sistematica, all’analisi macro e microscopica del suo oggetto d’amore: la storia a fumetti. È privo di finalità ulteriori a comunicare tutto il suo entusiasmo per una storia o dei disegni che rendano onore a un’arte solo apparentemente minore, ma che è la più desiderabile, la compagna migliore per chi sia alla costante ricerca di quel qualcosa che rende la vita tanto bella da vivere – ma è anche privo di finalità ulteriori al mostrare sdegno per quella storia o quei disegni che non rendano onore a quella stessa arte. Ha un’idea sua ben precisa di cosa siano il fumetto come espressione artistica e narrativa e la critica come percorso di ricerca e individuazione della “filosofia” di quell’espressione artistica e narrativa, e a quell’idea informa ciò che scrive.

La gratuità è fondamentale per il dilettante autentico perché lo rende libero da ogni fine ulteriore, e da ogni esigenza che non sia quella di dare voce alla sua passione, nei limiti dei mezzi interpretativi in suo possesso. È fondamentale perché il solo “capo” al quale debba rendere conto è la sua onestà intellettuale. È fondamentale perché è libero di sbagliare per propria responsabilità, per proprio errore di valutazione e non per necessità di indorare – o avvelenare – la pillola.

Pur con alcune pause, per circa quindici anni la mia passione per questa piccola, immensa arte che è il fumetto si è concretizzata scrivendo per uBC. Quando Giovanni mi invitò a scrivere il mio primo articolo per il sito non immaginavo cosa avrebbe significato per me quel rapporto speciale, elettivo, che era neppure all’inizio: ero solo felice di farlo, di concretare il mio amore per il fumetto collaborando con un sito che avevo scoperto da poco più di un anno, la cui lettura mi esaltava. E come ogni amante desidera essere riamato, uBC rappresentò questo secondo ed essenziale aspetto del rapporto d’amore: dopo quel primo articolo (e le molte decine di altri, a memoria un paio di centinaia) venne la conoscenza e la frequentazione con i compagni di avventura, il piacere di essere riconosciuto da loro e di riconoscerne il valore; venne l’amicizia con alcuni di loro, e avvenne che alcune amicizie poi si chiudessero; venne la conoscenza “dall’interno” del mondo del fumetto, e la conoscenza e l’amicizia con alcuni dei protagonisti (che è un bene limitare all’osso per preservare la propria libertà). Venne mia moglie.

All’inizio uBC voleva dire Bonelli: Sergio Bonelli Editore, SBE. Un pezzo di vita, un pezzo di cuore. Nel 1972 il primo Tex – il secondo albo targato Bonelli dopo un Comandante Mark – mandò idealmente in soffitta ogni altro tipo di fumetto. Idealmente, perché materialmente non ho mai smesso, nel tempo, a periodi, di leggere e sperimentare qualsiasi altra cosa, con alterni risultati. Eppure ancora oggi che Sergio non c’è più e la sua eredità ideale viene avvilita sperperando la più importante tradizione fumettistica italiana all’inseguimento di modelli artistici e artigianali tanto inferiori – ancora oggi quando sono fumettisticamente in cerca di amore torno all’officina bonelliana, certo di trovarvi ciò di cui ho bisogno. All’inizio, uBC si occupava solo dei fumetti pubblicati da Via Buonarroti, e fu un’epifania che vi fosse chi condivideva il mio amore al punto da scriverne, da farne un’esclusiva; esclusiva che poi si allargò all’universo mondo di tutto il fumetto. Parteciparvi ha rappresentato l’esperienza intellettuale più bella e fertile della mia vita: se lavorare è necessario per sopravvivere, liberare la passione è necessario per vivere e sentirsi vivi.

Sebbene non scriva per il sito da alcuni anni, il rapporto con la “uBC delle persone” è rimasto pressoché quotidiano; e se non inalterato, è continuamente rinnovato sotto altre forme. La prospettiva di scrivere queste righe mi ha fatto interrogare sul perché, a onta di un rapporto ancora ben vivo, io non scriva più sistematicamente di quei fumetti che continuo a leggere e amare, perfino nelle loro prove più disprezzabili. Lasciando da parte la considerazione che nella vita le cose cambiano, gli impegni crescono e si ha meno tempo per le proprie passioni (è anche vero, ma volendo una cosa si trova il modo e il tempo per farla, magari meno di frequente ma la si fa), un primo motivo è la mia bulimia dispersiva: per quanto il fumetto sia un grande amore, il mondo offre così tanti possibili oggetti d’amore, così tante passioni che in fasi della mia vita finisco inevitabilmente per seguirne molte allo stesso tempo, e inevitabilmente canalizzare le energie su una sola diventa una sofferenza. Un secondo motivo è il declino di quella che per me è, fumettisticamente, la Casa del Padre: l’ultimo periodo in cui ho scritto ha coinciso con le fasi iniziali di quella cesura ormai sempre più larga della SBE rispetto al proprio patrimonio di tradizioni, cesura che mi ha tolto non poco entusiasmo per la “scrittura d’amore” che per me rappresentava una recensione. In questi ultimi anni Sergio Bonelli Editore ha continuato a offrire occasionali capolavori come Mercurio Loi, Lukas o le riduzioni a fumetti dei romanzi del Commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni, ma il modo in cui è stata mandata in malora una testata inizialmente meravigliosa come Le Storie e la realtà miserevole delle due testate più importanti della casa editrice, Tex e Dylan Dog (per tacere di Martin Mystère), hanno spento qualcosa.
Un terzo, forse dirimente motivo è che questi tempi di imperio della correttezza politica sono snervanti. Oggi, il senso di una critica dilettante, ovvero una critica libera di esprimersi e limitata solo dall’onestà intellettuale del critico, sarebbe da un lato quello di opporsi al sistematico revisionismo storico operato sul patrimonio culturale dell’umanità, e dall’altro di incoraggiare esclusivamente un’arte che trovi il suo limite nell’onestà intellettuale dell’artista. Sono pronto a combattere questa guerra? Siamo pronti a combatterla?

 

Emanuele De Sandre

Mi accorgo di aver collaborato relativamente poco, 7 anni, per uBC, appendendo la tastiera al chiodo nel lontano novembre 2007, con una produzione assai limitata. Ma sono stati tra gli anni migliori della vita per età anagrafica, salute, entusiasmo e intensità delle passioni.
uBC mi ha permesso di esprimere al massimo delle mie possibilità l’amore allora esplosivo per gli albi Bonelli, e condividere questa passione  con la posse di uBC ha amplificato i sentimenti rendendomi per sempre legato con sincero fortissimo affetto a persone che in realtà ho incontrato di persona tre o quattro volte al massimo.

Ho scritto quasi sempre di testate ‘minori’ come Nick Raider e Legs Weaver, con qualche incursione in Magico Vento, Dylan e Nathan, ho scritto perchè mi piacevano, e mi piacciono, i fumetti Bonelli, ho scritto perchè mi piaceva, e mi piace, condividere, e perchè in modo puerilmente, ma onestamente, narcisistico, mi piace quello che scrivo.
Grazie alla Sergio Bonelli per avermi regalato gli anni migliori della sua editoria e grazie uBC per aver generato un entusiasmo irripetibile attorno a questa passione, auguro ai miei figli, e a tutti i ragazzi di avere la fortuna di potersi appassionare così a qualcosa e di poterla condividere così, scrivendo tantissimo, prendendosi serissimamente, strizzandosi le meningi, ridendo fortissimo assieme.

 

Cristian Di Clemente

Perché ho pensato che avesse senso scrivere di fumetti, quando sono entrato a far parte di uBC? Perché quando qualcosa ci appassiona davvero, è la nostra natura umana a spingerci a condividerla e a parlarne agli altri. Un tempo non era semplice accedere alle impressioni di altri lettori di fumetti, quindi l’appuntamento con le recensioni on line di uBC era imperdibile. A un certo punto ho sentito il desiderio e l’esigenza di unirmi all’impresa e di dire la mia.

Cosa mi spinge a scrivere un articolo? In primo luogo quella sensazione indefinibile, ma decisa, di avere qualcosa da dire di più significativo del silenzio. Scrivere mi ha permesso, narcisisticamente, di avere una valvola di sfogo per i miei pensieri e di dare loro ordine.

Perché consigliare a un altro appassionato di farlo? Semplicemente, perché scrivere permette di innalzare di livello la propria passione e di diventare partecipi della bellezza del linguaggio scritto, oggi oscurata spesso dai nuovi strumenti di comunicazione più immediati e d’effetto, ma spesso anche più superficiali. Scrivere è un atto creativo. Si inizia con il timore della “pagina bianca”, con il disordine con cui si buttano giù riflessioni in ordine sparso. Poi scopri che ti vengono altre idee a cui non avresti neppure pensato se non avessi provato a metterle per iscritto, che trovi il modo di collegarle tra loro e di dare loro un ordine equilibrato, per poi arrivare, limatura dopo limatura, a scrivere un pezzo piacevole da leggere in primo luogo per te, ma sempre con l’obiettivo che rimanga accessibile e interessante per chiunque, anche a distanza di anni.

Oggi, con i Social, è fin troppo facile trovare altri lettori di fumetti con cui scambiare opinioni, ma spesso lo si fa in modo superficiale. Scrivere un articolo è molto diverso. L’obiettivo di consegnare a intervalli regolari un pezzo scritto di proprio pugno, con parole proprie, è una straordinaria “palestra” di autodisciplina e permette di affinare le proprie capacità di tradurre i pensieri in linguaggio scritto, sviluppando uno stile espositivo che può tornare utile anche nel mondo del lavoro. Questo vale naturalmente per la scrittura in generale, e non solo degli articoli sui fumetti, ma cosa ci può essere di più bello della possibilità di fare questa percorso di crescita con qualcosa che ci appassiona? E di spiegare, in primo luogo a noi stessi e poi agli altri, perché qualcosa ci appassiona?

 

Oscar Tamburis

Quando entra uBC nella mia vita? Forse intorno ai primi anni 2000. Cerchi, in quell’embrione della rete per come la conosciamo oggi, qualcuno che sappia dirti qualcosa sui fumetti, ma nel modo in cui hai bisogno di sentirlo, e atterri su www.ubcfumetti.com.
Esplori il sito da capo a piedi, attendi con impazienza i numeri nuovi, poi (inevitabilmente?) inizi a chiederti “perchè no?”, e fai domanda per entrare nello staff.
Ricordi ancora il periodo di apprendistato, le prime schede, poi la ricerca della giusta logica espositiva per impostare il tuo primo pezzo.

Non potrebbe essere altrimenti: uBC è parte della mia vita da ben oltre 15 anni, un periodo di tempo che ha il suo spessore anche quantitativo, in percentuale rispetto al totale. E’ vita, con tutto quello che l’uso del termine comporta: un’esperienza che da professionale evolve in qualcosa di personale, familiare, e che travalica l’iniziale recinto per sfociare nell’esperienza quotidiana che viene ad abbracciare aspetti anche insospettabili, dal lavoro alla religione, financo alle ricerche di parcheggio nell’estate di Bitonto.

Fare critica di fumetti è però, anzi in primis, un percorso di autoconoscenza: ti rispecchi in quello che scrivi e, lavorando sul tuo stile, lavori anche su te stesso, comprendendo cosa può essere modificato, e cosa costituisce quel “core” che non puoi scalfire ulteriormente: una tecnica “del torre e non del porre” che se ne infischia spesso e volentieri anche del fatto che, crescendo, è inevitabilmente il tempo ciò che viene a mancare di più; ciononostante la voglia di comunicare la propria passione – che incamera anche quel po’ di conoscenze e competenze si e riuscito a mettere su nel tempo – rimane un movens cui non sai rinunciare.

Se pure è vero che “chi sa fa, chi non sa insegna, e chi non sa neanche insegnare fa il critico”, basti ricordare che criticare vuol dire esprimere un pensiero costruttivo e argomentato. Se però il costrutto e l’argomento sono privi di passione, allora rimane solo un’accezione di tipo destruens e non di tipo costruens: è questa la lama di rasoio su cui ci si muove da tanti anni. E’ questo un piccolo grande esercizio di vita che può spalancare una visione di noi stessi della quale noi stessi siamo blandamente coscienti. E’ questo che uBC ha saputo fare con ciascuno di noi, e che siamo convinti possa fare a chi vorrà accompagnarci in un percorso che voglio pensare ancora lungo e di là da venire. E’ questo che ci tiene uniti in misura razionalmente non quantificabile, ma tant’è: è vita, che anche attraverso l’analisi di una gabbia bonelliana o di una striscia di Tin Tin si insinua e finisce col farci crescere.

Marco Gremignai

Come è entrata uBC nella mia vita? Con un indirizzo e-mail trovato nella rubrica della posta di un Mister No a inizio 1997 e segnalato da Sergione.
Da accanito lettore di fumetti bonelliani cercai subito di contattare il webmaster e, dopo un messaggio pubblicato nel Dopolavoro, sfornai come primo pezzo un’analisi dei primi 6 anni di vita editoriale di Nathan Never. Di lì a poco produssi anche la mia prima e unica recensione, prima di dedicarmi pressoché esclusivamente a uBC International, che si espanse in breve tempo ben oltre le intenzioni iniziali…
E nel frattempo, soprattutto, si espansero i contatti con gli altri uBicciotti, con i primi raduni a Lucca Comics e la visita, nel 1998, alla redazione Bonelli – una specie di regalo di Natale per un appassionato lettore com’ero all’epoca.

Ecco: se dovessi dire in poche parole cosa ha significato uBC per me, mi vengono in mente le ore e ore strappate al lavoro, al riposo o alla famiglia per tradurre personalmente i vari pezzi oppure per convertire in HTML tutto il materiale che i miei collaboratori stranieri inviavano da varie parti del mondo. Il tutto con l’entusiasmo di fare parte di una comunità con cui condividevo una passione. Anche quando la produzione di uBC International, nonché la mia lettura di fumetti, iniziò inesorabilmente a calare, mi restava il piacere giornaliero di leggere i messaggi della mailing list e di conoscere meglio persone con cui avevo instaurato rapporti che andavano al di là della condivisione delle nostre letture.

uBC ha costituito un passaggio fondamentale nella mia percezione dei fumetti, da “lettore bulimico acritico” a “lettore culturalmente avvertito” e infine a “lettore critico pelouovista”, anche se ho dovuto tenere a freno la mia natura più profonda – cioè quella di “lettore caustico incontentabile” – che si affaccia talvolta nella mailing list interna che ancora oggi costituisce un appuntamento fisso e irrinunciabile, 25 anni dopo. uBC per me adesso significa soltanto “una Bella Community”, visto che da tempo non contribuisco più attivamente al sito e che le mie letture di nuovi fumetti si limitano al solo Zagor (il primo ed eterno amore, sia sempre lode a Bonelli-Nolitta).

Ma allora, perché dovrei consigliare a qualcuno di collaborare? Proprio per quello che ho appena scritto: uBC non è semplicemente un sito sui fumetti con articoli scritti più o meno bene, ma soprattutto un gruppo di appassionati che condividono spunti, idee, riflessioni… passioni. In un mondo virtuale sempre più veloce, banalizzato, stereotipato, spesso teso soltanto all’affannosa ricerca di un like, mi piace immaginare uBC come un’isola fuori dalle rotte più battute, verso cui navigare senza fretta, con fiducia. Come è sempre stato per me. Prova anche tu, lettore che vorresti condividere le tue idee e le tue letture fumettistiche: non te ne pentirai.

La Redazione

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