Zerocalcare ritorna a Kobane

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Copertina Kobane Calling oggi

A metà maggio è tornato nelle librerie Kobane Calling, volume edito dalla Baopublishing, con il reportage che l’autore romano Zerocalcare  ha dedicato nel 2016 ai suoi viaggi nel Kurdistan tra Siria, Turchia e Iraq, per sostenere il confederalismo democratico della regione Rojava e la resistenza curda contro l’Isis. Un’opera dal grande impegno sociale e politico, vincitrice nel 2017 del premio Micheluzzi, come miglior opera italiana, arricchita in questa nuova edizione, chiamata Kobane Calling Oggi,  dagli aggiornamenti sullo scenario geopolitico in Siria, da una storia sul martire Lorenzo “Orso” Orsetti apparsa originariamente sulla rivista Internazionale e una nuova introduzione dell’autore.

Un volume fondamentale all’interno dell’opera del fumettista di Rebibbia, uno dei più noti e celebrati autori italiani, la cui importanza travalica ormai da tempo il ristretto panorama del fumetto, grazie anche alle sue partecipazioni televisive nella trasmissione Propaganda Live di La7, con la serie di animazione Rebibbia Quarantine. Una storia in cui Zerocalcare supera con scioltezza i temi autobiografici e del racconto generazionale, come in Macerie Prime, per portare la testimoniare della lotta del popolo curdo stretto tra il fanatismo musulmano e il nazionalismo turco.

La battaglia decisiva è a Kobane

Nell’introduzione alla nuova edizione l’autore riporta la drammaticità della attuale situazione  curda in Siria, dato che dopo la sconfitta delle forze dell’Isis c’è stata l’invasione dell’esercito turco, con il beneplacito delle forze della Nato, Stati Uniti in testa, che mette a dura la resistenza curda. Zerocalcare considerando questa tragica situazione ha deciso di aggiornare il suo volume, aggiungendo tavole su tavole fino a superare le 300 pagine.

Lo stile narrativo è quello consueto di Zerocalcare, ironico e perfino naif a volte, capace però anche di tocchi di disincantata malinconia. Emerge nel racconto la consapevolezza del suo ruolo di fumettista, che ammette la sua limitata capacità di analisi, che non intende realizzare un saggio di geopolitica, ma portare la propria testimonianza, che, grazie ad un lavoro di sintesi e di semplificazione, gli consente di disegnare un vero e proprio diario di viaggio. Il risultato finale è straordinario, la convergenza tra i temi politici trattati e la personale visione dell’esistenza dell’autore romano dona al racconto una notevole profondità, entrando di diritto nel graphic journalism.

Al centro del racconto è l’esperienza del confederalismo democratico nella regione del Kurdistan siriano del Rojava, sistema politico regolato da un contratto sociale basato sulla convivenza etnica e religiosa, sulla redistribuzione delle ricchezze, l’emancipazione femminile e l’ecologia.

Il contratto sociale del Rojava

Il primo viaggio realizzato dall’autore avviene sul confine  turco-siriano nel 2014, insieme alla Staffetta Romana per Kobane, formata da dei Centri Sociali che si organizzano per motivi umanitari, con la consegna di medicine e il sostegno ad una campagna di informazione. Zerocalcare si sofferma a descrive le  persone che incontra e le loro abitudini, così curiosamente differenti dalle sue.  Fra tutti i combattenti reduci da Kobane, in gran numero considerata la vicinanza dal fronte, emerge la normalità con cui accettano il proprio destino. Ci sono poi i campi profughi organizzati secondo la logica del confederalismo democratico, una vera e propria rivoluzione in Rojava, con la realizzazione, per esempio delle Case delle Donne, realizzate da musulmane, che non accettano lezione di islam da nessuno, che rispettano i propri nemici, per non diventare come loro e che non impongono le proprie leggi ai sostenitori di Assad, scommettendo sulla possibilità di una convivenza futura.

Il secondo viaggio avviene nel luglio del 2015, in Siria, dopo la liberazione di Kobane. Viaggio liberatorio anche perché reso difficile dalle assurdità delle logiche internazionali, delle prepotenze alla dogana turca, con il passaggio in Iraq, a 30 chilometri da Mosul, per raggiungere il Rojava, o le notizie sugli attentati avvenuti in posti dove sono passati anche loro. Nel racconto ci si sofferma sui luoghi comuni sui curdi della civiltà occidentale e  sul ruolo del PKK, ma soprattutto sulla descrizione degli incontri con personaggi straordinari, come Ezel, la psichella curda di Turchia che vive in Italia, guida e traduttrice del drappello, e la comandante Nasrin, il capo dell’unità di protezione delle donne del Rojava, le YPJ, prodiga nello spiegare la posizione politica curda.

I rapporti con la Turchia

Numerosi i momenti nel racconto di forte carica emotiva, tra i cimiteri dei martiri della lotta, alle testimonianze dei combattenti, che narrano di una Kobane riconquistata metro per metro, fino ad arrivare alla base a Qandil del PKK, costruita tra villaggi civili, le case di accoglienza e le basi guerrigliere, una perfetta organizzazione per non compromettere i civili e dove avviene l’addestramento. Una vera e propria rivoluzione è stata compiuta, dove i capitribù imparano a rispettare le donne combattenti, e dove per esempio non sono toccati gli alberi dei contadini, per non comprometterli come fiancheggiatori dei guerriglieri curdi in caso di occupazioni future. Zerocalcare e i suoi compagni hanno l’occasione di conoscere perfino Eval Cuma, uno dei fondatori del PKK, occasione di riflessione sulle differenti tipologie di conflitto di aggressione, di autodifesa di resistenza.

I personaggi sono graficamente trasformati, in pieno Zerocalcare style, con la rappresentazione ironica dei riferimenti della sua cultura personale, come quando si immagina gli integralisti dell’Isis, colpevoli di crimini crudelmente insensati e inimmaginabili, come i cattivi di Ken il guerriero, tutto per accentuare il contrasto tra la realtà di Rebibbia e il resto del mondo, e la diversità dell’esperienze fatte.

Zerocalcare non è virtuoso del pennino, ma sa narrare con i disegni come pochi altri, riuscendo a mixare nel suo racconto le caratteristiche geopolitiche dei paesi che visita con le sue riflessioni personali, sempre mantenendo un tono di narrazione elevato e incisivo.

La morte di Orso

Particolarmente dolente il racconto Macelli, con le storie dei volontari  internazionali che in Siria sono andati a combattere come il romano Cipolla ed Orso, ossia Lorenzo Orsetti, anarchico toscano morto a Afrin in Siria a marzo del 2019, nei combattimenti contro le milizie islamiste supportate dall’esercito turco. Zerocalcare non può fare a meno di interrogarsi sul proprio ruolo di narratore e sulla coerenza di antifascista che si limita a raccontare quanto accade senza avere parte attiva nell’eroica lotta curda.

Come si è già scritto questa rappresenta sicuramente l’opera più matura del fumettista romano, con cui approda pienamente al graphic journalism, genere fumettistico storicamente sottovalutato dagli autori italiani, che adesso con Zerocalcare ha un suo esponente di pregio.

 

Massimo Cappelli

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