Solo il mese scorso, per puro caso, mi era venuta voglia di rispolverare Claymore per raccontare la piccola perla anomala che Norihiro Yagi era riuscito a piazzare nel panorama manga.
Se vogliamo colmare la quota mensile di autoreferenzialismo, proprio questo mese, invece, ho raccontato con piacere il ritorno di Kei Sanbe e quanto la sua ultima opera sia “tipica” del suo stile.
Ecco: Ariadne in the blue sky, edito da Star Comics, invece ci presenta un Norihiro Yagi completamente diverso.
Dopo averlo conosciuto con un manga che eludeva i dettami dello shonen, arrivando quasi a sforare nel seinen (ma senza farlo veramente), è quasi strano vederlo alle prese con un ambientazione shonen fantasy classica.
Dove per classica intendiamo proprio CLASSICA: giovane orfano scavezzacollo ed entusiasta allevato con altre due orfanelle a cui è molto affezionato da un reduce ritiratosi a vita agreste, che in un mondo medievaleggiante abitato da molteplici e bizzarre razze antropomorfe e non ed in cui si narra di città volanti incontra la principessa di una di queste città e decide di mettersi al suo servizio per farle esplorare il mondo “di giù” rivelando di essere, nel contempo, un guerriero dalle capacità sovrumane.
Aiutatemi a dire: “classica!”.
Poi, intendiamoci, alla fine Yagi è sempre lui e lo si vede immediatamente nella pulizia estrema, proprio minimale, dei suoi volti, nell’abbondanza di mezzi toni e campiture chiare e nella scansione regolare di tavola che nega testardamente le “deformazioni” più tipiche del manga e del manga d’azione in particolare.
Detto questo è comunque un piacere vederlo scatenarsi dopo la stringata intro dei personaggi in scontri che sono un tripudio di linee cinetiche e acrobazie, sfruttando appieno la leggerezza del protagonista Lacyl che subito scopriamo essere nè più e nè meno che un’arma vivente capace di raccogliere e rilasciare energia fotonica, residuato bellico di una guerra recente, e la peculiare costituzione di Leana, principessa di una città nel cielo (Ariadne, appunto) e quindi legata ad una sorta di “gravità inversa” che la trascina verso il cielo (altra curiosa coincidenza con i temi di questo numero) a meno che non indossi pesanti stivali che la ancorano “al basso”.
Pur restando inquadrate in vignette ultra-regolari, il marchio di fabbrica di questo anomalo autore shonen, le direttrici delle scene d’azione, quindi, si moltiplicano e danno un ritmo tutto particolare a questo manga a cui non riesco a non attribuire l’aggettivo “leggero”.
Anche qui il contrasto con Claymore è evidente: laddove Claire e buona parte delle compagne si caricavano continuamente del “peso”, della vendetta, della responsabilità, degli ordini, della rimembranza e più d’una di loro almeno una volta sceglieva la fuga dalla propria affiliazione, con il rischio di essere messa a morte per tradimento, pur di essere libere dal peso anche solo per qualche giorno. Per Lacys invece tutto è avventura e decisioni immediate in cui si lancia a capofitto seguendo i desideri, o al limite “leggeri” capricci, della vezzosa Leana. Con la leggerezza di due ragazzini sognatori che si trovano, diventano amici, e rifiutano di dare ascolto ai grandi quando vengono a dirgli che “si è fatto tardi ed è ora di tornare a casa”.
Ovviamente dal primo numero è difficile valutare se questa resterà la cifra o se qualche evento “tipicamente shonen” di quelli che vengono in mente ad un narratore (adulto e pesante) imporrà un cambio di passo. Ma spero di scoprire che Yagi, che era già stato capace di privare lo shonen dell’ “obbligo al carisma immediato”, si riveli capace di sottrarlo anche al “dovere di drammatizzare”.
Questa sì che sarebbe la conferma del suo marchio autoriale.