Nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale e a seguito della vittoria Alleata, si verificò la Hanbando Bundan (letteralmente “divisione della penisola coreana“), in Corea del Nord e Corea del Sud e lungo il 38º esimo parallelo tracciarono un confine virtuale in mezzo al territorio e l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti occuparono l’intera area dividendola in questo modo in due zone di influenza. Tale spartizione pose fine ai 35 anni di dominio dell’Impero giapponese sulla Corea.



Makoto Shinkai, pseudonimo di Makoto Niitsu (classe 1973), animatore e regista noto per il suo film Your Name (君の名は。Kimi no na wa), che a partire dal 16 gennaio 2017 è diventato l’anime con l’incasso più alto di tutti i tempi sorpassando “La città incantata” di Hayao Miyazaki, aveva in precedenza realizzato un film di animazione divenuto noto a posteriori sopratutto dopo l’enorme successo di Your Name: si tratta di “Oltre le nuvole, il luogo promessoci” (雲のむこう、約束の場所。Kumo no mukō, yakusoku no basho). Tale anime è del 2004 e rientra nel genere fantascientifico delle ucronie. In questo universo parallelo, al termine della guerra mondiale, ad essere spartito fra Unione Sovietica e Stati Uniti, non è la Corea, ma proprio il Giappone: diviso in Nord e Sud, quest’ultimo sotto l’influenza dell’Unione che ha, fra le altre cose, cambiato il nome dell’area di Hokkaido, in Ezo, dove, oltre lo stretto di Tsugaro, vi ha costruito una immensa Torre, talmente alta da essere visibile anche da Tokyo nelle giornate terse. Tale Torre di Ezo è il risultato di una complessa tecnologia sovietica (sotto l’ideazione di Ekusun Tsukinoe, scienziato dell’Unione), atta a mettere in comunicazione il nostro universo con gli infiniti universi paralleli che vengono sognati dall’universo in cui si svolgono le avventure di Hiroki Fujisawa e Takuya Shirakawa, due amici delle scuole medie che progettano di volare fino alla Torre con un velivolo che hanno deciso di chiamare Velaciela (pronunciato “Velasiela”). Fra i due amici si introduce la figura della loro compagna di classe Sayuri Sawatari, che sembra avere sogni premonitori e che poi all’insaputa del due ragazzi, scompare misteriosamente, perché il governo, dopo aver scoperto che il suo problema di narcolessia fosse connesso con la tecnologia della Torre di Ezo, decide di sottrarre la minorenne alla patria potestà della sua linea famigliare e tenerla in osservazione scientifica per anni in un centro medico segreto.



A dire il vero l’intera vicenda, fra onirico, ambientazioni romantiche, un senso di incompiutezza dell’esistenza dei protagonisti che si trasferisce metafumettisticamente anche all’incompiutezza della trama ideata da Makoto Shinkai (tutto questo è brillantemente messo in rilievo nella recensione del 2017, di Cristina Bignante sul sito www.fumettologica.it: link alla recensione), non è nel suo complesso chiara e non si capisce cosa Shinkai abbia voluto comunicare con la sua opera. Forse i problemi di politica internazionale dell’ultimo decennio fra Giappone e Corea del Sud hanno spinto Shinkai a riguardare al passato storico del proprio paese e immaginare che tali tensioni fossero in qualche modo la conseguenza di colpe commesse dalla propria nazione e che, in un’ottica di espiazione artistica, ha voluto immaginare un’ucronia in cui a subire quella ferita territoriale interna alla propria nazione e a finire sotto l’influenza di due paese stranieri, non fosse stata la Corea, ma appunto il Giappone.
Sia come non sia la regia del film è ottima e sicuramente l’immaginario dell’autore è indubbiamente prolifico anche in questa sua prima opera cinematografica.
La Torre di Ezo potrebbe condensare in sé molti elementi iconografici: compare spesso in molte scene che non la riguardano direttamente e diventa una sorta di skyline che accomuna tutti i luoghi del Giappone come di fatto, è anche oggi evidente, per il Monte Fuji.



La Torre di Ezo, racchiude poi in sé alcune speranze scientifiche su cui il Giappone, con l’Università di Shizouka, col progetto dell'<<elevatore spaziale>> sta puntando molto, lavorando in competizione con Cambridge e l’Unione Sovietica. Fu infatti Konstantin Ėduardovič Ciolkovskij, ingegnere e scienziato russo, pioniere dell’astronautica, che nel 1895, guardando la Torre Eiffel, la immaginò estendersi nello spazio e immaginò che una torre del genere potesse trasportare carichi in orbita geostazionaria con dei costi e dei rischi molto inferiori a quelli attuali usando gli Shuttle: attualmente il costo di spedizione nelle spazio è di 20 mila dollari al chilogrammo che si ritiene che potrebbero scendere a 100 dollari al chilogrammo disponendo di appunto un ascensore spaziale.
L’idea è già stata utilizzata nella narrativa fantascientifica in diverse opere, fra cui “Le Fontane del Paradiso” (1979) di Arthur C. Clarke dove l’autore immaginava un ascensore situato sulla vetta di una montagna in una fittizia isola equatoriale di Taprobane, dove con dei nanotubi di carbonio (20 volte più resistente dell’acciaio), e una cabina che scorre lungo tali cavi, potesse trasportare carichi pesanti da spedire nello spazio con una frazione minuscola dell’energia invece necessaria ad un razzo. Nel 2002 è invece stato pubblicato su Urania 1439, “Ascensore per la Luna” di David Gerrold, romanzo di formazione per adolescenti, dove tre fratelli, i cui genitori stanno divorziando, vengono portati dal padre lungo il tragitto per raggiungere la stazione Geostazionary per avere un futuro nello spazio che li affranchi dalle problematiche del pianeta Terra dove per avere un futuro lavorativo si deve essere disposti a farsi sottoporre ad una operazione medica che converta il paziente da eterosessuale ad omosessuale, come forma di controllo demografico terrestre. I tre ragazzi daranno inizio ad un opera di desatellizzazione non solo dal Pianeta Terra, ma anche dal fatto di essere sotto l’influenza nefasta di due genitori egoisti: con l’aiuto di un avvocato otterranno l’indipendenza legale dai genitori. In Star Trek Voyager, Terza Stagione, Episodio 19, intitolato “Rise” (in italiano tradotto col titolo “L’ascesa”) si svolge una vicenda delittuosa dentro la cabina di un ascensore spaziale durante il lungo percorso della salita in orbita e i protagonisti non sanno chi fra di loro sia l’assassino.



In un articolo del settembre 2019, si scopre che il lavoro di progettazione che stanno facendo all’Università di Shizouka in Giappone in collaborazione con l’Azienda di costruzione Obayashi Corporation, che prevede di portare turisti nello spazio entro il 2050, potrebbe però essere anticipato da un altro progetto dell’università di Cambridge: quello di una torre che anziché partire dal suolo terrestre in direzione dello spazio, partisse dalla Luna in direzione della Terra, considerato progetto più realizzabile perché si eviterebbero i problemi dovuti all’elevata gravità terrestre che rende difficile la costruzione di una Torre che si stagli al cielo e il secondo problema, più grosso, dei detriti che orbitano intorno al pianeta Terra e da cui la potenziale Torre dovrebbe inevitabilmente doversi proteggere o dovrebbe schivare in un qualche modo. Quello dalla Luna sarebbe un cavo lungo 365 mila chilometri che si fermerebbe prima di entrare nel raggio di azione della gravità terrestre.
Makoto Shinkai non ha però voluto fermasi (come meta per la sua torre) alla spazio oltre la frontiera geostazionaria lasciandoci quindi intendere che dietro le sue visioni ci fosse questa sfida scientifica in cui il suo paese si è gettato accanitamente e su cui sta lavorando ancora oggi. La Torre di Ezo di Makoto Shinkai, mette, come abbiamo già detto, in comunicazione gli universi paralleli, che sono accessibili attraverso i sogni degli esseri umani e degli Universi stessi, come se l’universo avesse un inconscio che emerge dal proprio mondo onirico, proprio al pari dei piccoli esseri umani che lo abitano. Brillante la scena per esempio in cui Sayuri cammina su un binario del treno e accanto a lei si vede il secondo binario della ferrovia e sullo sfondo difronte a lei la Torre di Ezo: il tutto appare come se la Torre fosse un terzo binario che anziché essere orizzontale al suolo come i due binari ferroviari, è perpendicolare e proiettato nello spazio infinito: una funicolare che ci mette in comunicazione con l’inconscio collettivo.



Makoto Shinkai chiude il tutto in modo drammatico: La Torre di Ezo deve essere distrutta per poter garantire la riunificazione del Giappone. L’esplosione che ne deriva e che era stata vista in sogno da Sayuri, appare come una sorta di esplosione di Hiroshima, ma a forma di uovo anzichè di fungo. Cosa ha voluto dirci con questo l’autore? Forse che il sacrificio e la sofferenza comune che il suo popolo ha subito con l’evento di Hiroshima è ciò che ha tenuto unita la propria nazione?
Come abbiamo detto fin dall’inizio l’opera è di difficile comprensione: tutto ciò che abbiamo voluto fare con questo articolo è aggiungere suggestioni e riflessioni che ne affinino il processo di decodifica, con delle chiavi di lettura che siano ancorate anche alla dimensione storica del paese nipponico, perché quel che è certo è che pur nella sua frammentaria razionalità, l’opera, sia durante la visione che dopo, a distanza di tempo, lascia in chi l’ha vista, indubbiamente il segno.


