Fenomenologia di Heidi

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C’è questa serie a cartoni animati che in Italia tutti conoscono, tratta da un libro che nessuno ha mai letto. Parliamone.

Heidi perde entrambi i genitori in tragiche circostanze di cui non siamo a conoscenza (però il libro le racconta), ma per fortuna ha una zia disposta a prendersi cura di lei, la zia Dete. Essa ha lo spirito della donna pratica, e non ama girare intorno ai problemi, ma risolverli. Trovarsi Heidi in affidamento è effettivamente un piccolo problema, visto in particolare che l’affidamento spetterebbe al nonno e la povera Dete lavora in città, a servizio di ricchi nobiluomini, e non può certo portarsi in giro la nipotina. Insomma, il nonno deve smetterla di fare i capricci, tornare sulla terra e prendersi le sue responsabilità. Certo, quel burbero ottuagenario non è la compagnia migliore per la piccola, ma basterà lasciargliela quel po’ di tempo necessario per trovare anche alla piccola una dignitosa sistemazione a Francoforte come dama di compagnia. La zia Dete sì che pensa al futuro, prepara alla piccola orfana anche una tranquilla carriera, meno male che c’è lei.

Il nonno di Heidi è un uomo deluso dalla vita e dalla gente; ha perso tutti gli affetti e si è ritirato in una baita con le gonadi fracassate. Non vuole una bambina tra le scatole soprattutto perché è consapevole di non essere in grado di darle una vita dignitosa. Facendola crescere con lui, otterrà solo di farla venire su come una pecoraia disadattata, e lui non lo vuole. Perché farle scontare anche tutte le sue brutture?

Anche Peter vuole bene ad Heidi, e soffrirà molto quando lei dovrà partire. Soffrirà molto anche quando tornerà e mostrerà di preferire la compagnia di Clara alla sua. D’altra parte, Peter è un ragazzo cresciuto sui pascoli in mezzo alle pecore, quindi magari tutto questo affetto per Heidi è frutto della solitudine, ma soprassediamo su questi dettagli.

Ci saranno anche altre persone che soffriranno per la partenza di Heidi, per esempio la nonna di Peter, una vecchia sola e che rimpiange il passato. Ella sogna di mangiare pane bianco invece che pane nero e vorrebbe tanto passare il tempo in qualche modo ma è diventata praticamente cieca. Heidi le legge le fiabe, le tiene compagnia e ride alle sue battute: meglio di una assistente sociale, che nessuno si provi a levargliela o per ripicca trattiene il fiato fino a morire. Cosa che purtroppo non fa.

Clara è una ragazzina poliomielitica, orfana di madre e praticamente abbandonata dal padre. Essendo ricca dovrebbe frequentare solo i suoi pari, ma siamo nel 1830 e i suoi pari certo non se la filano vista la sua condizione. A parte una vita sociale, Clara ha tutto quello che vuole e forse qualcosa di più; condividerlo con la povera Heidi, orfana di montanari, è un atto di generosità spiccato. Clara è quasi in età da marito, Heidi è più piccola; ma visto che il marito Clara non lo può avere, si accontenta di una bambolina da compagnia che la faccia sentire più piccola della sua età, visto che crescere con un handicap non è mica divertente. Incomprensibili in effetti le lamentele della piccola e la nostalgia della melma in cui viveva prima.

Il signor Sesemann è un uomo senza gli attributi necessari per prendersi cura di una bambina disabile. E allora si rifugia nel lavoro, chiudendo sua figlia in una gabbia dorata e cercando di non farle mancare nulla; peraltro, ricordiamo, non le fa mancare neppure una dama di compagnia. Il signor Sesemann vuole bene perciò anche a Heidi, perché ha un influsso positivo su Clara, e alla fine la porta persino in montagna d’estate perché la piccola ha avuto il cattivo gusto di entrare in depressione, ma in fondo qualche piccolo favore se lo merita persino lei.

Una persona che sa bene come si sta in società è ovviamente la signorina Rottenmeier. Molti pensano che lei sia la cattiva della serie, solo perché è la meno simpatica. Ma a ben vedere è l’unica a non chiedere qualcosa a Heidi. Anzi: ci tiene a fare bene il suo lavoro educando con severità sia lei che Clara come perfette dame dell’alta società, perché non abbiano a trovarsi male in futuro. Essendo le due una pecoraia e una disabile, la linea dura è ahimè necessaria. La povera signorina è incompetente nel suo lavoro, questo magari è vero, e forse avrebbe bisogno di abbandonare il suo status di signorina per arrotondare alcuni spigoli caratteriali, ma perché fargliene una colpa? Per inciso, la signorina Rottenmeier è l’unica a lamentarsi con la zia Dete quando le porta una bambina troppo piccola come dama di compagnia.

Ma per fortuna che sulla scena a un certo punto irromperà il personaggio risolutore: una vecchia annoiata dalla vita, priva finalmente di responsabilità, con tanto tempo a disposizione e tanti soldi da spendere, e che tra un weekend in campagna e l’altro non trova niente di meglio da fare che atteggiarsi un po’ a buona samaritana in favore di Clara, in quanto suo padre non è capace di tirare su la povera piccola. E così la signora Sesemann arriva, stravolge tutto, si fa gli affari di tutti gli altri e alla fine riesce pure a instillare in Clara la voglia di andare per monti, su due ruote verso il dirupo, con il risultato che meno male che c’è Heidi che la salva, sennò tutti i problemi sarebbero stati risolti con la morte della giovine e amen.

E infine c’è Heidi, che tutti tirano qua e là come una coperta troppo corta perché le vogliono un sacco di bene. Ma in fondo, del fatto che lei scappi per salire in cima alla torre più alta di Francoforte per scoprire se riesce a vedere ancora le montagne, non gliene frega una mazza a nessuno.

E’ una serie senza cattivi, in cui tutti i personaggi si sentono perfettamente buoni e dalla parte giusta, ed è perciò una perfetta metafora della condizione umana: i desideri umani sono il motore e la giustificazione per ogni nostra azione, ma anche di ogni nostra frustrazione e sofferenza. Un’intera generazione di bambini occidentali è cresciuta con questo cartone come modello; si lascia al lettore di trarne le conclusioni.

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