Asuka Otori non è… (inspira…) unanormalestudentessagiapponese! A capo di un’elite di nove guerriere selezionate tra ciò che di meglio la razza umana poteva mettere a disposizione ha affrontato l’invasione ordita da una razza aliena e portata avanti con macchine di distruzione senzienti e prive di emozioni e compassione.
Alla sommità del Monte Fuji, sovrastando un campo di battaglia in cui i più efficienti e addestrati reparti militari della Terra erano andati incontro a morte certa pur di aprire loro la strada, aveva sfidato con le cinque compagne superstiti l’arma finale del nemico. Distruggendola e ponendo così fine ai loro piani di invasione.
Asuka Otori è una Magical Girl. Una “maghetta”.

O, almeno, lo era ai tempi delle scuole medie. Ora, a tre anni di distanza dalla guerra che ancora anima i suoi incubi, vuole solo avere la normale vita di una normale studentessa nel normale liceo in cui si è trasferita. Il suo carisma naturale ha immediatamente attirato l’attenzione di due simpatiche compagne di scuola e tutto sembra andare per il meglio.
“In un racconto normale, quello sarebbe stato il lieto fine. Ma nel mondo reale non esiste un finale.”
Magical Girl Spec-ops Asuka mette le cose in chiaro fin dal titolo: una reduce dalle capacità straordinarie viene ributtata sul campo di battaglia dal fatto che, purtroppo, un mondo in cui si è conclusa una guerra non è necessariamente un mondo in pace. Terroristi che si avvalgono delle “tecnologie” usate in guerra, sezioni speciali delle varie nazioni che non possono rinunciare alla forza ottenuta e misteriose figure che tramano nell’ombra innescano un’ “arma” che faticosamente cercava di tornare “umana”.

Tutto questo viene reso con estrema efficacia dal tratto grafico di Seigo Tokiya che avevamo già incontrato tempo fa con Monophobia e che conferma la sua vocazione action. La Asuka che disegna è dinamica ed estremamente carismatica esattamente come ci si attende da una eroina action che dice quello che deve dire e si assicura che venga recepito. Le scene d’azione sono chiare e ben delineate, usando con dovizia tanto le inquadrature cinematografiche più dinamiche: campi medi, piani americani e dettagli; quanto gli artifici propri del fumetto, e del manga in particolare, quali le figure sovrapposte, i micro-quadri su tavole a pagina intera e, ovviamente, le abbondanti linee cinetiche.
Da parte sua, la sceneggiatura di Makoto Fukami, con la “consulenza militare” di Naoya Tamura, si accerta di non lasciare mai cadere il tono: la costruzione di questo primo numero è tanto classica da poter essere trascritta pari, pari, in un manuale d’introduzione alla sceneggiatura: flashback, introduzione dei personaggi, evento scatenante, rappresentazione delle reazioni e cliffhanger finale.
“Banale”, potremmo dire, ma di quel banale che funziona e fa arrivare in scioltezza alla fine del numero tra un one-liner da Duro (in questo caso “Dura”), una scena comica di alleggerimento e un dialogo tra amiche che lascia aperti sottotesti “yuri”.

In questa valutazione essenzialmente positiva, l’unico punto debole è la mancanza di una “specificità” forte nonostante le premesse. Ogni genere narrativo, appena appena arrivato alle soglie della maturità, è stato preso e smontato, a volte sfasciato, dagli autori esattamente come un bambino fa con un trenino giocattolo; per capirne il funzionamento e per puro divertimento.
Parodie e decostruzioni sono i prodotti di questo processo ed anche il genere “Majokko” (delle maghette) ha avuto questo decorso, partendo da poche parodie demenziali e culminando in Puella Magi Madoka Magica che ne è stata l’apice, il capolavoro e, contemporaneamente, l’esecuzione a sangue freddo.
Dopo Madoka non è quasi più esistito un racconto di maghette “puro”: in cui non vi fosse un inquietante “non detto” od almeno un personaggio con una agenda che non poteva essere rivelata e, in media, i prodotti “Grim Majokko” in cui non vi è assolutamente spazio per alcuna positività sono in pari numero rispetto a quelli che cercano, comunque, di mantenersi sul lato radioso.
Magical Girl Spec-ops Asuka vorrebbe quindi collocarsi su questo solco fin dal titolo, ma almeno in questo primo numero fallisce nel suo intento principale: la protagonista, le compagne che conosciamo dal suo passato e le probabili antagoniste sono Magical Girl ma potrebbero essere qualsiasi altra cosa: cyborg. mezzosangue demone, aliene rinnegate, esper o prodotti del “classico” programma per creare super-soldati crescendoli fin dalla tenera età e non cambierebbe molto.
La “magia”, i cui effetti vengono persino spiegati “razionalmente”, non è nient’altro che un comodo effetto speciale.

Non un peccato tanto grave da invalidare la valutazione finale, ma certamente una probabile occasione sprecata.