E’ sicuramente una bella esperienza quando senza nemmeno crederci troppo una rubrica lanciata per caso raccoglie il favore dei lettori che a migliaia ne invocano a gran voce il ritorno… sì, è sicuramente una bella sensazione.
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… mi piacerebbe una volta o l’altra provarla.
Questa mancanza non mi impedisce certo di riproporre “Dallo Scaffale” la rubrica che nessuno aveva chiesto ma che permette di soffiare via la polvere da volumi dimenticati senza un reale motivo, ospite di questa puntata Kurokuroku: uno spiritello al comune, da qui in poi semplicemente Kuro, che il titolo esteso non è certamente il miglior “selling point” dell’opera.
Quello che funziona decisamente meglio, di questo shonen disegnato e sceneggiato da Atsushi Nakamura, è innanzitutto la coppia di personaggi principali. Abbiamo da una parte la protagonista: Chiaki Yusa, efficiente, pragmatica e disincantata studentessa lavoratrice part-time. Quasi gelida nel suo perseguire la massima efficienza e la minima distrazione o concessione al fantastico, giustificata in questo dal fatto di essere costretta a lavorare per mantenere sè stessa e la sorellina minore Ryoko fin dal momento in cui i genitori sono scomparsi per fuggire ai creditori, occorrenza molto più frequente di quanto si creda nel ricco Giappone moderno (se qualcuno volesse criticare l’assistenzialismo italiano, faccia pure… io vado a farmi una risata).
Dall’altra troviamo il suo nuovo collega e diretto superiore: Kuroku Ando, un “normale adolescente giapponese” che, sfoggiando una forza titanica e facendo uso di un bastone mutaforma, svolge il suo lavoro di “normale impiegato” nel “normalissimo” Municipio (Occulto) di Tama (cittadina fittizia).
In questo “normale Giappone”, infatti, l’esistenza (occulta) degli esseri appartenenti alla mitologia e al folklore giapponese (nonchè alcuni immigrati di altri paesi) è nota al governo il quale, efficientemente, ha disposto uffici e municipalità che si occupino delle loro esigenze, tengano anagrafe e servizi burocratici, vigilino sul rispetto di leggi e regolamenti e riscuotano, ovviamente, le imposte.
L’efficiente, pragmatica e disincantata Chiaki, rispondendo ad un annuncio di lavoro abbastanza dubbio, scoprirà di essere la persona perfetta per coprire le mancanze di organico del Municipio (Occulto) di Tama e la mancanza di qualsiasi senso pratico o burocratico di Kuroku. La domanda piuttosto è su quanto a lungo potrà sopravvivere alla ridda di stranezze a cui, giorno dopo giorno, anzi, minuto dopo minuto, dovrà assistere.
Come si vede, il setting di Kuro è semplice e abbondante di potenzialità, seppur già sentite: la “realtà oltre la realtà”, la “persona normale normale” e la “persona non tanto normale” costrette ad interagire, mitologie e tradizioni popolari a carrettate pronte per essere sfruttate. A questo Kuro aggiunge anche una rapidissima accelerazione “shonen – action” classica. Praticamente fin dal primo volume, fatte le introduzioni di rito, all’indolente Kuroku verrà data occasione di “sfoggiare i muscoli” e alla determinata Chiaki di mostrare il suo carattere. Poco dopo, come da canone, incontreranno i “primi della classe” che inizialmente sprezzanti verso coloro che vengono dal fondo della classifica, rimarranno colpiti dalle insospettate risorse della strana coppia.
Siamo, insomma, al “compitino shonen” classico come ormai stabilito da due dei “Tre Grandi” (ovvero Naruto e Bleach!, laddove il terzo, One Piece, viaggia su un altro binario) e ben ereditato dal contemporaneo My Hero Academia. Dobbiamo però riconoscere che Kuro il compitino lo svolge bene. Con un bel ritmo, molta chiarezza e senza mai mancare di intervallare i momenti epici con momenti di umorismo surreale ben radicati nella dinamica di coppia che si va a costituire.
In questo Kuro ha un altro buon sviluppo: uno standard abbastanza fastidioso delle “strane coppie” alla giapponese prevede che nel caso in cui la “forza soprannaturale” sia appannaggio del protagonista maschio mentre la “pratica razionalità” sia della protagonista femmina, pur restando negli ambiti della routine comica “tsukkomi-boke” (serio e sventato), il “forte” protagonista viva le comuni preoccupazioni della compagna (sciocchezze tipo: “non morire in maniera orribile schiacciata da un soverchiante potere sovrannaturale”) come una seccatura. Kuroku, invece, molto rapidamente esterna con sincerità il rispetto verso la “debole” Chiaki che “può fare quello che lui non può”. Non ci voleva poi molto.
Passando dalla “scrittura” al tratto grafico, anche qui non ci saranno eccellenze da lodare ma sicuramente il comparto è gestito con solidità ed intelligenza. Il character design azzecca i protagonisti, dando a Kuroku un aspetto rustico e “trasandato a puntino” (da zappaterra istruito, diremmo), mentre Chiaki si attesta sulle coordinate della “carina studentessa della porta accanto”, ma è sopratutto nei comprimari, a partire dal trio dei “primi della classe” fino ai “cittadini” del Municipio (Occulto), che gli stereotipi del genere vengono sfruttati con intelligenza: il “colletto bianco invincibile”, il “Frankenstein” e la “lolita omicida” sono simpatici e prevedibili come amici di vecchia data, mentre la lista infinita di mostri del folklore giapponese, realizzati con una certa cura, persi dietro a mondane preoccupazioni come un cambio di residenza o una licenza di commercio non può che far sorridere.
Scansione di tavola, inquadrature ed effetti speciali fanno poi il loro “normale” lavoro nell’accertarsi che non ci sia dubbio sia su quando si deve ridere che su quando bisogna esaltarsi per una mazzata andata a segno.
La domanda che ci si pone a questo punto, sapendo della mia passione per l’intrattenimento semplice e rustico degli “shonen action” ben fatti è come mai Kuro sia rimasto sullo scaffale a prendere polvere. La risposta è purtroppo nelle edizioni italiane Goen che a voler riconoscere loro il giusto merito competono con J-pop in quanto ad intraprendenza nello scovare titoli ed autori ignoti eppure ampiamente palatabili ma mancano forse delle risorse per renderli una presenta costante e puntuale nelle fumetterie, piagando le loro uscite con calendarizzazioni discontinue o proprio bruscamente interrotte.
Detto questo, piuttosto che criticare, preferisco fare il tifo per loro. Forza Goen, butta fuori tutto quello che hai.