Le storie essenziali di Mister No (parte 1)

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Introduzione

Proseguendo il gioco già fatto con Zagor e Martin Mystère, è arrivato il turno per individuare un numero contenuto di storie essenziali di Mister No. L’idea è sempre quella di aiutare i lettori neofiti a farsi un quadro il più possibile variegato di una serie molto lunga, senza spoiler che rovinino le sorprese della prima lettura, ma l’occasione assume un significato particolare poiché, dopo una pausa di quasi dieci anni (gli inediti sono terminati nel 2009, fermandosi a 379 albi regolari e 27 extra), Mister No sta per tornare con nuovi episodi. Tra una storia e l’altra dedicheremo pertanto un po’ di spazio anche alla descrizione della filosofia di Mister No e agli sviluppi che la serie ha conosciuto.

Per selezionare le 20 storie essenziali di Mister No si è seguito un approccio per autore: siamo infatti di fronte a una serie in profonda simbiosi con la personalità del suo creatore, Guido Nolitta (che come tutti sanno era lo pseudonimo dell’editore Sergio Bonelli), qui nel pieno della maturità artistica e che ha riversato nel personaggio non solo le sue passioni ma anche le sue esperienze personali di viaggiatore e profondo conoscitore dell’Amazzonia.
Il lavoro è stato pertanto suddiviso in due parti: la prima dedicata agli episodi di Nolitta e la seconda a quelli degli altri principali autori che hanno dato un contributo alla serie, portandola anche a percorrere nuove strade per entrare in sintonia con il personaggio. Per i collaboratori di Nolitta non è stato infatti semplice approcciarsi ad un anti-eroe così complesso, in apparenza caratterizzato in modo “leggero” ma sotto la superficie portatore di una profonda modernità e in deciso anticipo sui tempi (il personaggio esordì in edicola nel 1975).

Amazzonia Mon Amour

Sopravvissuto agli orrori della seconda guerra mondiale, incapace di reinserirsi in una società non più in conflitto armato ma avvelenata in modo più subdolo dal culto del successo e dall’esaltazione dei valori materiali, Mister No all’inizio degli anni ’50 sceglie di stabilirsi a Manaus, la “capitale” dell’Amazzonia, perché è una città indifferente al trascorrere del tempo grazie all’isolamento garantito dalla grande foresta. È un luogo che visse anni di grande splendore all’inizio del Novecento con il boom del caucciù, ma che ora è in un decadente declino e dove “competizione” è una parola priva di significato, poiché non ci sono né premi per i più furbi né punizioni per i più ingenui. È la città della rassegnazione e della sopravvivenza quotidiana, ma anche la città della serenità e della dolce pigrizia, quella che consente di dedicare tempo e attenzione agli amici e ai problemi della gente comune e, magari, di scoprire i lati più nascosti della propria personalità. Dal carattere ribelle e bastiancontrario, ma dotato di grande generosità e coraggio, Mister No sbarca il lunario facendo la guida turistica a bordo del suo scassato Piper e, pur rifuggendo la violenza, resta coinvolto suo malgrado in avventure pericolose dalle quali esce sempre con il sorriso sulle labbra, spesso canticchiando il suo “inno alla vita” (il “When the Saints Go Marching’ In”): la coscienza di agire nel giusto, l’affetto degli amici, l’amore di una donna o l’ascolto di una canzone jazz gli sono infatti sufficienti a compensarlo di tutte le brutture del mondo.

Nelle storie di Guido Nolitta si respira letteralmente il fascino dello scenario delle avventure di Mister No, il Brasile in generale e la foresta amazzonica in particolare. Per cucire le trame l’autore si è infatti servito dei suoi ricordi e delle sue esperienze personali, non certo riferite ad avventure pericolose come quelle di Mister No, quanto a quelle “interiori” dei suoi ricorrenti viaggi in Amazzonia: negli episodi del personaggio trovano così forma le emozioni che Nolitta ha vissuto andando alla scoperta di uomini, luoghi e storie.
Potrete rendervene conto leggendo la più rappresentativa avventura del primissimo Mister No, con il viaggio nella foresta amazzonica raccontato in “Rio Negro” (n.12-15, di Nolitta & Diso, 1976). È una storia imprescindibile per assaporare la caratterizzazione scanzonata del protagonista e la quotidianità che si è ritagliato nella sonnolenta Manaus: dalle giornate al bar con gli amici agli improvvisi acquazzoni amazzonici, dai rapporti non idilliaci con le forze dell’ordine alla corte alle belle ragazze, fino ai gusti musicali che Nolitta, per conferire più spessore e umanità al personaggio, ha dato a Mister No. E poi ci sono alcuni dei comprimari simbolo della serie: da quelli che vivono a Manaus (il grande amico Esse-Esse e il barista Paulo Adolfo) a quelli meno ricorrenti, ma amatissimi dai lettori, come l’archeologa Patricia Rowland (destinata a diventare la più celebre “fiamma” di Mister No) e il musicista di colore Dana Winter. Il disegnatore Diso con questa storia inizia ad affermarsi come il modello grafico di riferimento del personaggio, inizialmente impostato dagli zagoriani Donatelli e Ferri con un look e un abbigliamento alternativo a quello che poi avrebbe preso piede.

Abbiamo già nominato il grande amico di Mister No, Esse-Esse (al secolo Wolfgang Otto Richard Kruger, in realtà mai appartenuto al famigerato corpo militare nazista). L’abituale compagno di bisboccia, più taciturno e introverso del nostro, dal carattere più spregiudicato e talvolta cinico, ha un rapporto con il pilota a volte conflittuale, come potrete rendervi conto leggendo un altro classico amazzonico, “Operazione Poseidon” (n.17-20, di Nolitta & Bignotti, 1976-1977) , raro episodio in cui il creatore di Mister No ha coinvolto il suo personaggio in una trama dalle tinte fantastiche. Bignotti, disegnatore storico della prima metà della serie, qui illustra il protagonista ancora come quello rappresentato nelle copertine di Ferri. Per quasi dieci anni, prima di cedere il testimone a Diso, il creatore grafico di Zagor ha infatti disegnato Mister No con un giubbotto da pilota, camicia rossa e fazzoletto annodato al collo che nelle storie sono “spariti” quasi subito.

L’empatia di Nolitta con il Brasile riguarda anche lo spirito del popolo di quella nazione. Ne “La legge della violenza” (n.110-113, di Nolitta & Diso, 1984) gli scenari della grande foresta si intrecciano con la forza dell’illusione di tanta povera gente che cerca di sottrarsi al destino di miseria e fame che l’affligge dalla nascita, che la porta ad inseguire nuove opportunità di ricchezza, che tuttavia si rivelano miraggi. Ma che non fanno perdere alle persone il proprio spirito, in attesa di una nuova occasione. Nell’episodio esordiscono le garotas, vale a dire il trio formato da Irene, Maria e Madalena, intraprendenti ed allegre prostitute. È una fase in cui la grande foresta “vince” ancora su chi cerca di sfruttarne le ricchezze.

L’ideale “canto del cigno” delle storie di esplorazione amazzoniche è “Sfida al Pantanal” (n.155-159, di Nolitta & Di Vitto, 1988), l’episodio più lungo di Mister No illustrato da un solo disegnatore (i fratelli di Vitto, colonne grafiche nella seconda metà della serie), contraddistinto da un tono più duro e meno scanzonato dopo che il pilota, in tanti anni, ha sperimentato sulla propria pelle che qualsiasi porta di un mondo misterioso finisce con il condurre inevitabilmente all’abituale marciume della malvagità, dell’egoismo e della violenza degli essere umani. Una storia di viaggio, di formazione e di grande avventura, in cui si inizia ad avvertire quella malinconia che, molti anni dopo, caratterizzerà l’ultima storia della serie.

Con la monumentale “Qualcosa è cambiato” (n.364-379, di Nolitta & Di Vitto-Diso-Bianchini-Busticchi&Paesani-Civitelli, 2005-2006) il papà di Mister No, dopo oltre un decennio di assenza, celebra infatti il de profundis per la concezione romantica dell’Amazzonia e dell’avventura: praticamente una miniserie nella serie (16 albi!), con cui Nolitta ha voluto rendere più dolce il distacco dei lettori dal personaggio, una volta presa la decisione di interromperne le pubblicazioni.
La saga finale ripropone alcune situazioni tipiche della serie in una chiave decisamente crepuscolare, e si svolge tra il 1969 e il 1971, quando Manaus, con l’istituzione di un’area di libero commercio con privilegi fiscali, fu travolta da un improvviso boom economico, che la trasformò in una metropoli inquinata, caotica e frenetica. Una città che, pertanto, non è più quella della dolce rassegnazione in cui Mister No aveva trovato rifugio ed è quindi incompatibile con la scelta di vita del nostro eroe. Manaus è infatti diventata la città dell’eterna speranza, della facile illusione e dell’inevitabile delusione perché il nostro sa che, nella spietata competizione e nei drammi umani e sociali di un cambiamento così radicale, alla fine saranno premiati i potenti, i furbi e gli spregiudicati come succede in ogni parte del mondo.

L’Amazzonia non basta

Il feeling di Nolitta con lo scenario brasiliano è andato molto oltre la foresta amazzonica ed ha toccato altri luoghi e tradizioni di quella nazione e, in generale, della Storia di ogni posto visitato dal viaggiatore Sergio Bonelli.

Un classico dei primi anni, “Atlantico!” (n.24-26, di Nolitta & Diso, 1977), inizia in un luogo ricorrente della serie (il porto di Belèm, da cui partono le navi per arrivare a Manaus) per poi condurre il lettore alla scoperta dell’affascinante ma duro stile di vita dei pescatori jangadeiros, per difendere il quale il pilota resta coinvolto in una pericolosa avventura in cui la sua determinazione e il suo senso della giustizia sono secondi soltanto al suo carattere allegro e scanzonato: un episodio che è uno dei vertici assoluti di Nolitta.

Altro luogo simbolo di Mister No è il Sertão, regione semidesertica del nord est brasiliano a cui Nolitta ha dedicato storie sin dal terzo episodio della serie, in particolare ai cangaceiros, i controversi fuorilegge che fanno parte dell’immaginario avventuroso di quella terra. Rivoluzionari per taluni, volgari banditi per altri, i cangaceiros imperversarono infatti per circa un secolo in una zona arida dove la gente comune era in balìa di potenti latifondisti. Una storia efficace su questo tema e che mette Mister No in contatto con tutte le contraddizioni della sua patria di adozione è “Il re del Sertão” (Speciale n.3, di Nolitta & Diso, 1988), che si apre in un’altra città ricorrente nella serie (Salvador de Bahia) e riguarda in modo originale la figura di Lampião, lo storico capo dei cangaceiros ucciso nel 1938. Gli episodi ambientati nel Sertão sono contraddistinti anche dalla presenza di Miranda, la storica prima fiamma di Mister No che, terminata l’infatuazione per il pilota, avrebbe poi vissuto situazioni sentimentali a dir poco problematiche.

Con “Mister No va alla guerra” (n.51-53, di Nolitta & Diso, 1979) Nolitta ha inaugurato un duplice filone di storie alternativo alle vicende sudamericane: il passato del personaggio precedente l’arrivo in Amazzonia e le storie “belliche” ambientate nella seconda guerra mondiale (in questo caso il conflitto del Pacifico). È un altro episodio esemplare per rendersi conto della caratterizzazione inconsueta del personaggio, che qui si mostra al meglio della propria impulsività, riflessività, coraggio, strafottenza, altruismo e generosità. Nel racconto viene inoltre rivelato al lettore per la volta il nome di battesimo del nostro eroe: Jerry Drake.

Dopo l’Amazzonia, la seconda destinazione preferita del Sergio Bonelli viaggiatore è stato il deserto del Sahara, come lo stesso autore rivelò sin dall’esordio della rubrica postale sugli albi (nel 1987, con il n.145), quando chiese ai lettori di esprimersi su un’ipotetica e temporanea trasferta africana. La risposta fu largamente positiva e, qualche tempo dopo, tra il 1989 e il 1991 Mister No ha girato il continente nero in lungo e in largo, dai n.167 al n.196 (corrispondenti a dieci episodi, più uno speciale). Mister No arriva in Africa suo malgrado, costretto a stare alla larga dal Brasile per qualche tempo, e ne approfitta per puntare verso il Kenya e rivedere l’amico Jimmy Collins, un inglese con cui condivise l’esperienza di prigioniero di guerra in Birmania. I due si ritrovano in “Tempesta sul Kenya” (n.180-184, di Nolitta & Bignotti-Di Vitto, 1990), il sesto, drammatico racconto della trasferta, ambientato durante la sanguinosa rivolta dei Mau-Mau che avrebbe portato all’indipendenza della nazione africana dall’impero britannico. È una storia che, per il tramite di Mister No, “rivela” il segreto del grado di coinvolgimento suscitato nei lettori dalle storie scritte dal suo creatore: la sensibilità, la curiosità nell’osservare con attenzione ciò che succede intorno, il parlare con tutti, con ogni etnia, con i ricchi e con i miserabili. Il lettore, in un racconto che comunque resta di avventura, è così trascinato nel cuore di una questione complessa e controversa.

Quello africano è un ciclo di episodi che ha rivitalizzato la serie nel momento in cui iniziava a mostrare stanchezza nei consueti scenari, in cui hanno brillato non solo papà Nolitta ma anche gli altri autori coinvolti. Ma del contributo che questi ultimi hanno dato alla saga di Mister No parleremo nella prossima parte.

(Continua)

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