“La Giusta Mezura. Che a farla breve è quando ti dai una calmata.”
Ad un certo punto è così che Manuel sintetizza il raggiungimento dell’equilibrio nell’amor cortese, ed anche il titolo del libro.
Ma non è veramente così.
O, almeno, leggendo la graphic novel di Flavia Biondi pubblicata dalla Bao non si ha alla fine l’impressione che l’obiettivo sia qualcosa di così statico e quasi rassegnato.
Ma andiamo con ordine.
Manuel, si diceva, e sopratutto Mia: un giovane scrittore “pluri-rifiutato” che ha consegnato il suo romanzo storico ricalcato sullo stile dei troubadour provenzali al suo blog, ed una ormai “molto-ex” laureata rimasta nella città universitaria di Bologna per amore e per mancanza di meglio da fare.

Lavoratori precari con poche risorse, convivono in un classico appartamento “da studenti” in cui però gli studenti sono quasi tutti diventati “ex”. Tra questi Tito, il saggio e quasi cinico amico fraterno sia di Mia che di Manuel e la più giovane Chiara, con il suo compito di “maestra di cerimonie” (è lei ad occuparsi di una rapida presentazione dei personaggi e a comparire in quasi ogni snodo della storia) e di sorella di colui, Nicola, che in parte inconsapevolmente sarà il catalizzatore che porterà una situazione arrivata ad una opprimente stasi a, finalmente, scaricarsi.
La storia è facile da immaginare, no? Due ex-ragazzi che sentono di dover diventare adulti, anche perché in realtà stanno facendo cose da adulti ormai da anni, anche perché pensano che la persona amata lo meriti, anche perché pensano di meritarselo loro, dopotutto. Ma non sanno come fare, a cosa o a chi appoggiarsi, cosa dare e cosa chiedere quando tutto ciò che è fondamentale diventa assurdamente fuori portata: un lavoro, una casa, la serenità di chi vive onestamente senza troppe pretese.
Facile da immaginare, quasi banale.

La cosa che stupisce, e che mostra il marchio di una brava narratrice, è che nessuna delle pagine di “La Giusta Mezura” è banale. Succedono cose che nello stesso momento in cui state leggendo questa parola nel mondo sono appena successe qualche migliaio di volte. Cose che sono successe persino a voi che leggete o a me che scrivo, all’autrice, a tutti i suoi conoscenti e a tutti i nostri conoscenti (beh, magari non tutte insieme). Cose normali.
Ma non banali.
Ogni pagina scorre tra dialoghi naturali, situazioni, azioni e reazioni umane, logiche o illogiche, prevedibili non nel senso negativo del termine ma nel senso di: “questo personaggio, per come sono arrivato a conoscerlo, adesso poteva comportarsi solo così”.
Pur essendo su due livelli diversi, pur essendoci anche un investimento emotivo diverso dato dalla mia differente età (e, diciamolo, anche il genere fa la differenza), è dai tempi di Lo Scontro Quotidiano che non trovavo un volume capace di coinvolgermi così tanto nel “normale”.

Dal punto di vista del disegno, forse non sono il recensore più adatto per giudicare, vista la mia frequentazione assidua con il lontano oriente, ma certamente la capacità dell’autrice, affinata con perseveranza nelle autoproduzioni, si percepisce tutta. Chine e mezzi toni sono stesi con un tratto personale e sicuro. Le anatomie sono armoniche ed improntate ad un “realismo chiaro” di matrice nostrana. Le azioni scorrono inquadrate in una ripartizione classica per il fumetto occidentale moderno ed il tema “slice of life” impone per lo più soluzioni di inquadratura medie. Poi, un po’ per “sgranchirsi”, approfittando degli inserti narrativi presi dal libro di Manuel, l’autrice introduce qualche tavola di più ampio respiro, ma senza strafare.
Traendo le somme, non riesco a trovare motivi per cui un lettore di fumetto dovrebbe trascurare la lettura di questo volume, edito in una “normale” ma assolutamente curata (e volutamente retrò) rilegatura rigida.
Vi si trova una bella storia ma, soprattutto, una storia in cui nonostante tutto alla fine non si arriva a quel compromesso rassegnato tipico di una certa narrativa “della crescita” italiana.
Si trova La Giusta Mezura non per fermarsi ma per proseguire sulla strada della vita.