Le storie essenziali di Martin Mystère (parte 2)

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Riassunto della prima puntata: per scegliere le storie essenziali di Martin Mystère sono state individuate dodici tematiche essenziali della serie e selezionati, per ciascuna di esse, un racconto “classico” pubblicato nei primi dieci anni di vita editoriale e un ideale “sviluppo” dei decenni successivi. Nel precedente articolo si è parlato delle prime sei tematiche (Gli Uomini in Nero, Orloff, Gli Antichi Doni, Diana, Java, Angie & Co.).

7 – Atlantide

Il leggendario continente perduto di Atlantide, descritto anche dal filosofo Platone, è tra i temi portanti di Martin Mystère sin dal numero 1. Nella prima fase della serie il protagonista è infatti incappato con una certa frequenza nell’eredità lasciata da quell’avanzatissima civiltà, nella forma di laboratori perduti, armi o altri oggetti “impossibili”.
Il classico che si può leggere al riguardo è il fuoriserie “Il segreto della Grande Piramide” (Speciale 3, di Castelli & Alessandrini, 1986) , in cui il mistero archeologico forse più affascinante di tutti i tempi è collegato al continente scomparso. L’albo ha inoltre inaugurato il filone di storie che ha visto Martin Mystère affrontare pericolosi neonazisti che sognano il Quarto Reich e la rivincita sul mondo, ed è anche un’occasione unica per vedere Angie in versione praticamente drammatica. Scriveva infatti Alfredo Castelli nel “Dizionario dei Misteri” allegato al fuoriserie: “qualcuno […] si è lamentato perché il Martin degli Special è un po’ troppo ironico rispetto a quello della serie normale. Con molto rammarico, soprattutto di chi scrive, riprendiamo la strada dell’avventura ‘seria’. ”
Un intento che tuttavia non sarebbe durato a lungo, come abbiamo già scritto nel paragrafo “Angie & Co.”.

Dopo la sovraesposizione nei primi anni della serie, le storie atlantidee sono notevolmente diminuite di numero. Lo sviluppo più interessante è contenuto ne “Il destino di Atlantide” (n.279, di Castelli & Orlandi, 2005) , l’albo con cui la testata ha cambiato formato (160 pagine anziché 100) e periodicità (da mensile a bimestrale) e che rappresenta l’ideale seguito del numero 1. L’episodio ha gettato una nuova ed inquietante luce sulle cause della distruzione di Atlantide ed ha visto Martin Mystère concretizzare letteralmente un desiderio che probabilmente non avrebbe mai osato esprimere.

8 – Mu

L’impero di Mu è stato l’antagonista di Atlantide sia nel passato del pianeta, sia nel “contendersi” l’apparizione nelle storie di Martin Mystère, la cui arma a raggi (il Murchadna) proviene proprio da Mu. Un conflitto antico, quello tra le due superpotenze, le cui conseguenze si sono spinte sino ai nostri giorni, come potrete leggere nel classico episodio “La vera storia del Capitano Nemo” (n.69-71, di Castelli & Ricci, 1987-1988) , in cui il Detective dell’Impossibile ha tirato le fila delle principali avventure sui continenti perduti pubblicate nella fase “storica” della serie. Un albo che è da ricordare anche per l’apparizione, non gratuita e perfettamente funzionale al racconto, di un avveniristico prototipo di “fotocopiatrice tridimensionale”: una delle carte vincenti del Martin Mystère più classico e genuino è stata infatti la sua capacità di ipotizzare stimolanti ipotesi per il nostro futuro (alcune delle quali, come nell’esempio riportato, si sono tramutate in realtà).

Uno sviluppo particolarmente affascinante su Mu è contenuto nell’albo “Il segreto delle Ombre Diafane” (Gigante 8, di Beretta & Filippucci, 2002) , in cui sono ripresi i legami tra quel continente e la città natale di Java (in cui Martin Mystère in quest’occasione mette piede per la terza volta in assoluto) che erano stati appena accennati in un pugno di vignette didascaliche nei primi anni della testata.
Una caratteristica della serie che ha preso vigore nel tempo è stata infatti quella di fare ordine ed approfondire i risvolti di alcune storie classiche della serie. Un’evoluzione che ha riguardato anche gli aspetti narrativi: se una volta per informare i lettori si utilizzavano spesso le didascalie o le conversazioni tra i personaggi odierni che parlano di eventi passati, da tempo hanno decisamente preso il sopravvento le sequenze ambientante “in diretta” in epoche storiche differenti, o addirittura ai tempi di Mu come nella storia citata, con tanto di “personificazione” di figure tramandate dai miti.

9 – Creature e Indagini

Nella sua carriera il Detective dell’Impossibile si è trovato ad affrontare anche creature sovrannaturali e leggendarie, ispirate dai romanzi popolari o dalle leggende di ogni luogo del pianeta, spesso in indagini poliziesche.

Il classico di riferimento è “Un vampiro a New York” (n.13-14, di Castelli & Bignotti, 1983), in cui Martin Mystère affianca nelle indagini l’amico ispettore Travis per fermare i delitti di un mostro a sua volta “classico”, ma rappresentato in un modo che per l’epoca di pubblicazione di quella storia era alquanto fuori dagli schemi. “Epoca” è una parola scelta non a caso, poiché siamo in un mondo in cui la rivoluzione informatica è appena agli albori e quella digitale non si può ancora concepire. I personal computer sono infatti degli oggetti misteriosi e complessi (per spiegarne il funzionamento ai lettori era stata persino dedicata la rubrica del n.12) che soltanto gli scrittori di professione utilizzano al posto della macchina da scrivere, identikit e fotomontaggi si fanno direttamente sulle stampe con pennello e forbici, le notizie di cronaca si apprendono solo da TV e giornali cartacei e l’unico modo per contattare qualcuno senza spostarsi di persona è telefonare a un numero fisso e sperare che si trovi nei paraggi.

Lo sviluppo ideale di questa tematica è “La città proibita” (n.304, di Morales & Morales-De Cubellis, 2009) , episodio ambientato in una Cina nel pieno della crescita economica più “spettacolare” della storia recente e notevolmente cambiata rispetto alle prime visite di Martin negli anni ‘80.
In quest’occasione il BVZM è impegnato a fermare gli impressionanti e sovrannaturali delitti di un demone della tradizione cinese, e i decenni trascorsi dall’episodio “classico” si riflettono nell’impatto che i supporti tecnologici e informatici hanno avuto sulla nostra vita quotidiana. Le indagini del caso sono infatti notevolmente velocizzate, con gli aggiornamenti e le comunicazioni che possono arrivare in via “mobile” anche “on the road” o sui luoghi del delitto, consentendo un taglio più dinamico delle storie: non c’è più, infatti, la necessità narrativa di far trovare i personaggi in ambienti chiusi o dotati di telefono fisso per avere notizie o fare il punto della situazione. E la giovane poliziotta che affianca Martin, dopo aver fotografato un indizio con il cellulare ed averne inviato l’immagine per e-mail alla scientifica, si domanda come facessero a lavorare prima che li inventassero.

10 – Telepati

Le capacità extrasensoriali della mente sono un’altra tematica “mysteriosa” ricorrente, a cui è stato dedicato anche lo spin-off “Magic Patrol”, incentrato sulla squadra speciale d’intervento di Altrove ed ospitato nella defunta testata contenitore “Zona X” (in cui sono apparse anche storie di fantasia presentate dal Detective dell’Impossibile).

Il racconto classico di riferimento sui telepati è “La mente che uccide” (n.36-38, di Castelli & Casertano, 1985), quando le persone dotate di queste capacità erano chiamate Scanner, un termine in seguito sostituito da ESPer. L’episodio ha visto l’esordio di Chris Tower, non ancora capo di Altrove, e del potente telepate Mister Mind. E’ una di quelle storie con i piedi saldamente piantati all’attualità del periodo di pubblicazione: siamo nella Guerra Fredda e la minaccia degli Scanner è tale da portare i leader di Stati Uniti e Unione Sovietica (rispettivamente, Reagan e Gorbaciov, quest’ultimo diventato Segretario Generale del PCUS quando la prima puntata di questa storia era uscita in edicola) ad una conversazione telefonica sulla linea rossa in un momento di grave pericolo per il pianeta. Quella di far apparire i capi politici del periodo di pubblicazione delle storie è una tradizione che la serie ha perso dopo il cambio di secolo.

Lo sviluppo ideale di questa tematica è il racconto “L’angelo del Male” (Gigante 10, di Morales & Morales-De Cubellis, 2004) . L’Unione Sovietica non esiste più e FBI ed esercito russo collaborano per fermare un potentissimo ESPer, in passato addestrato negli smantellati laboratori segreti sovietici, che minaccia i reciproci interessi dei loro governi. Il racconto mette sotto i riflettori Maria Ossowiecki, la “fidanzata” di Java che abbiamo già conosciuto, e mostra alcune caratteristiche della fiction moderna che hanno reso più “calde” le narrazioni: un ritmo da thriller e un notevole coinvolgimento personale nei protagonisti a causa di turbolenti e irrisolti legami familiari. E se nel “classico” i cattivi o gli elementi istituzionali “fuori dal seminato” subivano la giusta punizione, nello “sviluppo” è ben più difficile capire se il protagonista ha realmente vinto: un memorabile finale ci lascerà infatti il Martin Mystère probabilmente più “smarrito” di sempre.

11 – Il popolo fatato

Il filone di episodi dedicato alle molteplici creature fatate è uno degli approfondimenti che nel tempo è stato aggiunto alla macro-struttura del passato misterioso della Terra di cui abbiamo parlato nel paragrafo degli “Antichi Doni”. Nelle sue avventure Martin Mystère ha infatti scoperto che il popolo fatato si era evoluto parallelamente alla razza umana, con la quale conviveva in perfetta armonia durante l’Età dell’Oro, e che dopo la fine di quell’epoca iniziò a essere perseguitato dagli uomini. Le implicazioni e le scelte adottate dalle molteplici specie fatate furono differenti.

Solo i folletti scelsero di restare sulla Terra, ma vivendo nascondendosi dagli uomini in grotte o boschi, come Martin Mystère ha sperimentato nel classico racconto “Il piccolo popolo” (n.76-77, di Castelli-Medda-Serra-Vigna & Freghieri, 1988) : un’avventura fantasiosa e delicata, con sfumature fantasy ed ambientata in una magica e rurale Irlanda.

Tutte le altre creature del popolo fatato hanno invece optato per il trasferimento sul mondo parallelo di Faerie, il “Regno delle Fate”, dando vita a un ciclo di episodi autonomo ma con punti di contatto con il filone arturiano. Martin Mystère ha fatto la conoscenza di Viviana, la Signora del Lago e guardiana dei portali tra i due mondi, e dei sovrani del Regno, Oberon e Titania, proprio i personaggi che Shakespeare utilizzò nel suo “Sogno di una notte di Mezza Estate” (nella serie del BVZM il Grande Bardo ha visitato Faerie), anche se ritraendoli in modo piuttosto differente.
Lo sviluppo che si può leggere sulle creature fatate è “Le porte dell’immaginazione” (n.352, di Beretta & Esposito Bros-Alessandrini, 2017) , un’avventura in cui il fantasy procede a briglia sciolta e che vede Faerie affrontare un momento decisivo della propria esistenza, in una storia che presenta evidenti analogie con la Grande Crisi post 2007 che tutti ben conosciamo, e di cui abbiamo già parlato.

12 – La ricetta

Quest’ultima categoria non è legata ad una tematica particolare ma vuole tracciare, con due episodi simbolici, un trait d’union tra passato e presente, con l’unica evoluzione che, alla prova delle storie pubblicate, ha consentito ad una testata longeva come Martin Mystère di presentarsi “fresca” anche dopo decenni.

La serie del Detective dell’Impossibile si è consolidata nell’immaginario dei suoi lettori grazie agli spunti squisitamente geniali del suo creatore, Alfredo Castelli. Oltre che nei racconti “classici” già presentati su tematiche specifiche, ne potete trovare l’ennesima conferma in un classico racconto autonomo come “Santa Claus 9000” (n.80-81, di Castelli & Roi, 1988), che ha visto Martin Mystère conoscere l’incredibile storia del più grande eroe di ogni bambino. L’episodio ha inoltre anticipato già alla fine degli anni ’80 quella che oggi è diventata una minaccia per il nostro mondo sempre più digitale e connesso: il ricatto informatico globale.

Si potrà dire che gli spunti geniali non sono infiniti e che dopo decenni di storie si debba essere indulgenti nel confrontare le storie nuove con quelle classiche. Ma detta così, la questione è mal posta. E’ ovvio che se una nuova storia vuole “combattere” sul piano dell’originalità, il termine di paragone con i primi dieci anni della serie sia così elevato da rischiare di uscirne “a pezzi”. Ma ci sono anche altri modi per scrivere storie che diventino “nuovi classici”.
Martin Mystère, come persona, è infatti portatore di una serie di valori, di una propria integrità, di affetti e problematicità che possono essere messi alla prova lavorando sul “non detto” del suo creatore, ma rispettandone le caratteristiche.

Potrete rendervene conto con l’ultimo sviluppo di cui vogliamo parlarvi: “Polvere d’oro” (n.307, di Morales & Alessandrini, 2010) , che ha visto Martin Mystère indagare al fianco di una giovane killer professionista. Il solo contatto tra due personalità così differenti ha dato la possibilità di creare interazioni e dialoghi stimolanti: oggi Martin è, infatti, un uomo maturo alle soglie della terza età e nel confronto con una figura così complessa e ben delineata ha instaurato una sorta di rapporto padre-figlia, avendo inoltre l’occasione di affrontare in modo realistico alcuni aspetti del suo rapporto con Diana. Il “mystero” alla base dell’episodio non è nulla di particolarmente “geniale”, ma la questione dell’originalità neppure si pone vista la godibilità del racconto che ne è risultato.

Dove ci conduce tutto questo? Semplice: se le idee e gli spunti ormai inevitabilmente scarseggiano, essere fedeli alla natura del personaggio sarà sempre la ricetta vincente perché la sua pubblicazione nel tempo non perda di interesse. Attenzione però: essere fedeli alla natura del personaggio non vuol dire limitarsi a “scimmiottarne” le caratteristiche, ed è una strada non facile da percorrere. Ma non è “Impossibile” prenderla, per restituire smalto al “Detective” del medesimo.

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