Il primo ottobre 2016, dopo 55 anni, qualcosa è cambiato nelle edicole italiane.
Per tutto questo tempo, chiunque vi si sia recato le avrà inconsapevolmente adocchiate almeno una volta, riposte in un angolo. Chi ci fosse andato nei giorni in cui l’uomo camminava per la prima volta sulla luna, vi avrebbe trovato una copertina con un’altra luna, alle spalle della minacciosa figura di un uomo lupo che si ergeva da un costone roccioso, mentre in primo piano un uomo con la scure in mano, la blusa rossa e lo stemma stilizzato di un’aquila sul petto si stava guardando intorno con sguardo concentrato. Quando una bomba uccise 85 persone alla stazione di Bologna, una strage causata dall’uomo, si sarebbe potuto vedere l’eroe con la blusa rossa combattere contro una creatura di fantasia, un alieno proveniente dal Sesto Pianeta. L’uomo sarebbe stato invece da solo, mentre conduce una piroga nelle acque morte, nei giorni in cui la caduta del Muro di Berlino segnava l’inizio della fine della guerra fredda. Tante creature fantasy affrontavano l’uomo dalla blusa rossa sull’isola delle ombre, con una torre oscura sullo sfondo, all’alba di una nuova epoca iniziata con il crollo delle Torri Gemelle. Una freccia infuocata si dirigeva verso l’eroe e un grasso messicano svenuto mentre Steve Jobs presentava al mondo il primo iPhone, cambiando per sempre la quotidianità e le modalità di socializzazione tra le persone. Quando due tenniste italiane si contendevano invece il titolo degli Open degli Stati Uniti, l’eroe osservava impotente un vecchio risorgere da una fantascientifica vasca.

Le copertine mensili che Gallieno Ferri (1929-2016) ha firmato per Zagor non hanno scandito, tuttavia, soltanto eventi fondamentali di oltre mezzo secolo o rimasti nell’immaginario comune (e perdonatemi l’accostamento tra fatti tragici e non), ma anche le vite di noi lettori. C’è sempre stata una illustrazione inedita del maestro ligure in ogni momento, bello o brutto, che ha segnato la nostra crescita: dagli studi alle cotte adolescenziali, dal lavoro a una vacanza indimenticabile, dall’inizio alla fine di un amore, dalla perdita di una persona cara alla nascita di una nuova vita, e così via.
Il primo Zagor inedito che lessi per intero da ragazzino, dopo avere sbirciato in casa per qualche mese la collezione che presto avrei ereditato, aveva una di quelle copertine che non lasciano indifferenti: l’eroe che lancia un grido, con un ginocchio appoggiato, le braccia al cielo e uno sfondo dalle tonalità accese e selvagge. Un perfetto esempio di illustrazione heroic fantasy.

In effetti, molto tempo dopo avrei scoperto che la posa di Zagor era ripresa da un’illustrazione di Frank Frazetta per Conan il Barbaro, ma questo non toglieva nulla alla potenza della reinterpretazione ferriana. L’albo era “Zagor l’implacabile”: una cover e un titolo, in realtà, piuttosto generici e non del tutto rispondenti al contenuto dell’albo (in quel periodo la serie di Zagor viveva una fase non troppo esaltante), ma che racchiudevano molti elementi della serie. C’è la straordinaria forza dell’eroe protagonista, la sua incorruttibilità e determinazione. C’è il suo essere a volte selvaggio, perché suo malgrado la sua vita è all’insegna della violenza: questo non perché uccidere gli procuri piacere, ma perché il contesto in cui vive non consente di fare altrimenti per difendere i deboli e ottenere giustizia. Ci sono le tonalità oscure, minacciose e fantastiche di cui Ferri era un maestro indiscusso nel rappresentare gli scenari della serie, a partire dall’immaginaria foresta di Darkwood, il luogo in cui ogni creatura e genere narrativo sono di casa. C’è un uso emozionale del colore, quel rosso e giallo a forti tinte che disegnano un cielo quasi in fiamme, che tuttavia è un pallido ricordo di una caratteristica storica della serie delle origini (l’esempio più efficace è “Angoscia!”, da molti giudicata la più bella cover zagoriana di sempre), purtroppo andata perduta nel tempo in favore di copertine con tonalità più realistiche.

“Gallieno Ferri riposa a Darkwood” dallo scorso 2 aprile, come ha scritto Moreno Burattini (curatore della serie dello Spirito con la Scure) dandone l’annuncio, dopo aver lavorato sino all’ultimo nonostante i suoi 87 anni. La sua longevità artistica resterà un esempio di dedizione professionale e forse un unicum a livello mondiale. Ma alla tristezza per una fine che prima o poi, inevitabilmente, sarebbe giunta si accompagna anche l’emozione di un nuovo inizio.
Dal primo ottobre 2016 Zagor prosegue il suo viaggio nelle edicole con un nuovo copertinista: Alessandro Piccinelli, classe 1975, comasco. Dieci anni fa disegnò un’unica, ma lunga storia dello Spirito con la Scure, “Huron!”, catturando subito l’attenzione con il suo tratto ricco di dettagli, al servizio di un racconto che reinterpretava, con spirito moderno sia nella sceneggiatura che nei disegni, le atmosfere più classiche e ingenue dei primi anni della serie. In seguito Piccinelli è entrato a far parte della “scuderia” della testata ammiraglia della Bonelli, Tex. Proprio la sua unica e ormai datata apparizione sulla serie di Zagor aveva fatto sì che il suo nome non fosse circolato, nei vari rumors della rete, tra i papabili per la successione, rendendo quindi sorprendente la decisione della Bonelli. Ma la scelta appare azzeccata.
La prima copertina firmata da Piccinelli per Zagor, infatti, colpisce nel segno e ricrea sia la forza granitica e morale del protagonista, sia quel senso del fantastico che Ferri ci ha trasmesso per decenni. Ed è questo quello che conta, non la mera aderenza al tratto ferriano, anche se è comprensibile che molti lettori continueranno a identificare il personaggio con quello raffigurato per oltre mezzo secolo dal suo creatore grafico. Zagor e il suo universo narrativo, tuttavia, sono in primo luogo emozioni e caratteristiche che chi firma una copertina può e deve interpretare con la propria sensibilità e i propri punti di forza. E lo stile di Piccinelli è un ottimale punto di incontro tra classicismo bonelliano e modernità, come ha dimostrato con la sua unica storia di Zagor e con la crescita sulle pagine di Tex.

Grazie, Gallieno Ferri, per le tante, indimenticabili copertine.
In bocca al lupo ad Alessandro Piccinelli, l’artista chiamato all’oneroso onore di una successione così importante.
Ma ci sono tutte le premesse perché il sogno possa ricominciare, per tutti i lettori cresciuti con Zagor e per quelli nuovi che lo conosceranno, e che magari assoceranno le emozioni di un evento epocale o di un momento della loro vita ad una copertina inedita riposta in un angolo dell’edicola.